Ancora proteste in Iran per la morte di Mahsa: le donne cantano “Bella ciao”, il gesto dei calciatori della nazionale
“Non posso più tacere. La punizione è l’espulsione dalla nazionale? Cacciatemi. Se servirà a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena”, ha scritto la stella del calcio Sardar Azmoun
Continua la protesta in Iran per la 22enne Mahsa Amini, morta dopo essere stata arrestata perché aveva una ciocca di capelli fuori dal velo, e si estende al mondo del calcio di Teheran. Prima di un'amichevole premondiale in Austria contro il Senegal, i giocatori della nazionale si sono coperti la maglia con un giubbotto nero durante l'inno. Il gesto non è stato da loro spiegato, ma viene interpretato dagli osservatori come un sostegno alle proteste, considerate anche le dichiarazioni in questo senso sui social media - poi rimosse secondo IranWire - da parte di Sardar Azmoun, attaccante del Bayer Leverkusen e stella della squadra.
Il post di Azmoun
Sul suo profilo Instagram ,che è seguito da quasi cinque milioni di followers, Azmoun ha fatto arrivare la voce della protesta fino ad un pubblico più vasto (“Non posso più tacere”) e ha fatto sapere di essere pronto anche a pagare un prezzo per il suo gesto “La punizione è l’espulsione dalla nazionale? Cacciatemi. Se servirà a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena”. Proprio Azmoun nell’amichevole con il Senegal ha segnato il goal dell’1-1: una rete per la quale non ha voluto esultare proprio in segno di rispetto di Mahsa Amini e Hadis Najafi e di tutte le donne del suo Paese. Al suo fianco, e a quello degli altri giocatori della Nazionale, si sono schierate anche delle leggende del calcio iraniano come Ali Daei e Ali Karimi e pure loro possono contare su milioni di follower.
Dura repressione
Da parte delle istituzioni iraniane però è ancora tolleranza zero contro le proteste. Le forze dell'ordine in Iran utilizzeranno 'tutta la forza a loro disposizione per contrastare le cospirazioni di controrivoluzionari ed elementi ostili'. Sono definiti in questi termini, in un comunicato della polizia, i manifestanti che da 15 giorni scendono in piazza per denunciare la morte della 22enne curda Mahsa Amini dopo l'arresto da parte della polizia morale perché non portava il velo in modo corretto.
76 le vittime
Un rapporto dell'agenzia vicina alle Guardie della rivoluzione, Fars, parla di 60 vittime tra manifestanti e forze dell'ordine dall'inizio delle proteste, mentre stando ai dati dei media iraniani indipendenti sono almeno 76 i manifestanti uccisi e quasi 3.000 persone sono state arrestate soltanto nella capitale Teheran. Tra i detenuti anche l'attivista Faezeh Hashemi, figlia dell'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, che, secondo l'agenzia di stampa Tasnim, è stata 'arrestata' dai servizi di sicurezza per il suo sostegno alle dimostrazioni.
La denuncia della famiglia di Mahsa Amini
'Le proteste non si fermeranno perché pare che questa volta le persone siano unite, come mai era stato in passato, e soprattutto c'è una profonda separazione tra il popolo e il governo', ha detto la giornalista iraniana Asal Abasian, dissidente fuggita in Turchia dopo avere ricevuto pressioni dalle autorità in Iran riguardo al suo lavoro e alla sua identità di genere. A quasi due settimane dalla morte della figlia, intanto, la famiglia di Mahsa Amini ha presentato una denuncia contro gli 'autori del suo arresto' e gli agenti di polizia che l'hanno interrogata, mentre il Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha chiesto che venga avviata 'un'indagine tempestiva e imparziale' sulla morte della giovane da parte di un'autorità indipendente.
Proteste fuori dall’Iran
Dopo la morte della giovane Hadith Najafi, simbolo delle proteste in Iran, le reazioni per il pugno duro contro i manifestanti cominciano a moltiplicarsi in tutto l'Occidente. La Spagna ha convocato l'ambasciatore iraniano a Madrid, Hassan Qashqavi, per 'protestare' contro la 'repressione' in corso nel Paese, dopo aver espresso 'l'irremovibile condanna' delle 'violenze perpetrate contro manifestanti pacifici in diverse parti della Repubblica islamica dell'Iran'. Nella nota, Madrid ha sottolineato quindi l'impegno 'per la difesa dei diritti umani, e in particolare dei diritti delle donne, che devono essere rispettati in ogni circostanza'.
Le iraniane cantano Bella ciao
Vicinanza ai rivoltosi anche dalle principali piazze mondiali, dal Canada agli Stati Uniti, dal Cile all'Europa. Un'empatia che si è espressa anche e soprattutto nei simboli, come il canto in persiano di Bella ciao, intonato da una giovane iraniana e diventato virale sui social. Inizialmente condiviso dall'account @Gandom_Sa007, nel video compare una ragazza che interpreta la canzone partigiana diventata un simbolo universale di resistenza in tutto il mondo. Dopo questo altre giovani hanno pubblicato video in cui cantano l’inno patriottico e Frida Ghitis, editorialista e collaboratrice della Cnn, ne ha diffuso una versione dal suo account Twitter che sta diventando virale.