Hadith aveva solo 20 anni, era bionda, bella e sognava la libertà: 6 proiettili l’hanno uccisa
Era uno dei simboli delle donne che manifestano in Iran dopo la morte di Mahsa Amini. E’ stata colpita al petto e al volto, secondo quanto scrive la giornalista Masih Alinejad. La ricordiamo mentre lega i suoi capelli sciolti, senza veli, davanti ai cordoni di polizia che tentavano di soffocare l’urlo di dolore delle donne iraniane
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Era bionda, bella, audace e piena di voglia di vivere. E aveva solo 20 anni. Probabilmente anche lei, come tranti giovani della sua età, sognava un futuro generoso e pieno di esperienze indimenticabili, una vita felice e un mondo migliore. Come tutti i ragazzi del pianeta. Hadith Najafi – così si chiamava – era diventata uno dei simboli delle manifestazioni che hanno tempestato l’Iran dopo la morte di Mahsa Amini, a seguito dell’arresto deciso dalla polizia morale perché il suo velo non era in ordine.
Anche Hadith ora non c’è più, i suoi sogni e la sua voglia di libertà sono scomparsi sotto il crepitare di un’arma da fuoco a Karaj, come riferiscono i social e scrive la reporter iraniana Masih Alinejad: “Sua sorella – precisa su Twitter – mi ha detto che è stata uccisa da 6 proiettili” che ne hanno sfregiato il petto, il viso e il collo.
Il suo bellissimo volto da ricordare
Il suo bellissimo volto scomparirà dalle strade del Paese islamico dove infiamma la protesta delle donne iraniane, affiancate stavolta anche da tanti uomini determinati e di buona volontà. Non scomparirà però dalla memoria di tante sue compagne e compagni di lotta, e neppure dalla nostra spesso labile memoria di occidentali.
Non è difficile ricordarla mentre lega i suoi biondi capelli sciolti, liberati da qualsiasi velo, in quel video divenuto virale, davanti ai cordoni di polizia che tentavano di soffocare l’urlo di dolore, la voglia di libertà delle manifestanti iraniane. Quelle che protestano, si tagliano i capelli e bruciano i propri hijab, lanciando una sfida potente contro un regime che le mortifica come esseri umani. Sfidano il potere teocratico e la morte, come ha fatto Hadith, per chiedere con tutto il loro coraggio e la loro disperazione un nuovo spazio politico e sociale. Per rivendicare un diritto umano fondamentale.
Non la vedremo più prendere i capelli tra le mani e fermarli, in un biondo chignon, con un elastico, ripetendo ogni volta un gesto che, da subito, era risultato un urlo di libertà nelle tv di mezzo mondo. Possiamo unicamente sperare che il suo sacrificio, come quelli di altri giovani iraniani, non sia vano.
La morsa del regime
Intanto però la morsa del regime di Teheran non accenna ad attenuarsi e le vittime sono arrivate a più di 54. Secondo la Ong Iran Human Rights, che ha sede a Oslo, ci sarebbero anche molti feriti e arresti: oltre 700. Mentre sarebbero 1.200 le persone identificate, stando a quanto riporta l'agenzia semi-ufficiale Tasmin. Non per nulla la parola d’ordine che circola nelle stanze del potere politico e giudiziario del Paese Islamico, in linea con quanto annunciato dal presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi, sarebbe: “risposta decisa e senza indulgenza contro gli istigatori dei disordini'. Istigatori aizzati – stando ai capi del governo – da fonti occidentali.
Intanto da più parti del globo si levano proteste contro la repressione attuata in Iran dal regime degli ayatollah contro le manifestanti e i manifestanti e la loro lotta. Una lotta per la libertà che non accenna a fermarsi e potrebbe aprire nuovi orizzonti in quel Paese.