Narcotizzate e violentate nel sonno in una comunità religiosa: le donne e il diritto di scegliere
Cosa fare dopo la violenza? Perdonare, combattere o fuggire? "Women Talking" racconta le donne di una colonia mennonita boliviana che venivano regolarmente narcotizzate e stuprate nel sonno dagli uomini della comunità
L’opera, manco a dirlo, è in corsa per gli Oscar. Almeno per due. Women talking, il diritto di scegliere di Sarah Polley è un titolo che rispetta quasi didascalicamente il film. Un film che mette in scena problematiche fondamentali delle donne, a tratti dolorose, insieme alla loro anima.
Si parla di un simposio al femminile che si svolge in un fienile nel nulla dell'America rurale. Qui un gruppo di donne appartenenti a una comunità religiosa deve scegliere: restare senza fare nulla, restare e combattere o fuggire. Combattere cosa e fuggire da che? Nel libro omonimo di Miriam Toews, a cui è ispirato il film, c'è la risposta: racconta infatti le esperienze nel 2000 delle donne di una colonia mennonita boliviana che venivano regolarmente narcotizzate e stuprate nel sonno dagli uomini della comunità (zii, fratelli, cugini, vicini).
Niente di demoniaco
Al risveglio queste donne si ritrovavano doloranti e sanguinanti e credevano fosse il frutto dell'immaginazione o qualcosa di demoniaco. E questo fino a quando finalmente prendono coscienza della realtà e, nel fienile, riconoscono la realtà delle aggressioni e immaginano cosa fare. Unico loro problema: la fede che gli imporrebbe il perdono, perdonare quegli uomini della loro comunità che hanno sbagliato. L'idea del film, in sala dall'8 marzo con Eagle Pictures, è del premio Oscar Frances McDormand, che è anche tra le protagoniste.
Le tante anime femminili
Nel cast del film, che se si attarda anche troppo nella dialettica ma ha il merito di descrivere con intelligenza le tante anime femminili, anche Claire Foy nei panni di Salome, madre di una bambina che nella storia è stata stuprata. Insieme a loro Rooney Mara, Jessie Buckley e Ben Whishaw.
"Ho immaginato questo film nel regno di una favola, volevo sentire in ogni fotogramma il potenziale infinito e le possibilità contenute in una conversazione su come rifare un mondo distrutto" dice la regista canadese Sarah Polley. "Nonostante il retroscena dietro gli eventi di WOMEN TALKING sia violento, il film non lo è affatto. Non vediamo mai la violenza che le donne hanno subito, ma solo brevi scorci delle conseguenze", spiega ancora.
Ricostruire sulle rovine
L'obiettivo, per Polley, ex bambina prodigio in produzioni come Le avventure del Barone di Munchausen di Terry Gilliam, era appunto solo dare una risposta alle domande del romanzo e come ricostruire sulle rovine di un mondo distrutto. Una curiosità sul particolare clima sul set del film. La Polley non solo meditava ogni mattina e faceva i suoi esercizi spirituali, ma chiedeva anche ai componenti della troupe se avessero suggerimenti sulle scene e, soprattutto, quanto questo film che stavano girando li stesse influenzando emotivamente.