Speciale Cinema Roma 2024

Ovazione per Viggo Mortensen che "vendica" la madre con un western femminista e si commuove fino alle lacrime

A differenza dei film di questo genere così epico e maschile, dove le donne sono sempre state figure marginali e prede da contendersi, qui la grande protagonista è una donna forte e consapevole, ispirata alla madre del grande attore

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Si stropiccia gli occhi umidi di commozione. Resta senza parole. Viggo Mortensen è sopraffatto dall’emozione mentre riceve alla Festa del Cinema di Roma un interminabile applauso al termine dell’anteprima di “The Dead Don’t Hurt”, “I morti non soffrono”, il suo secondo film da regista che è un western completamente diverso da qualsiasi western visto finora. Lo hanno definito “western femminista” e ci sta perché 
Vivienne Le Coudy interpretata da una straordinaria Vicky Krieps.

Il premio alla carriera tra applausi e commozione

A starle accanto, in una coppia romantica e modernissima di innamorati capace di stare sullo stesso piano, c’è proprio Viggo Mortensen nei panni di Olsen, un immigrato danese che nonostante il grande amore, non sa resistere alla tentazione di combattere una guerra e lasciarla sola per anni. E fa strano pensare che questo immenso attore , candidato all’Oscar per tre volte, che nella vita si è costruito almeno altri quattro o cinque piani B, essendo anche poeta, fotografo, pittore, editore, musicista, resti tanto umile e disarmato davanti all’affetto del pubblico. La Festa del Cinema di Roma gli assegna il premio alla carriera e lui nell’accettarlo ci tiene a ringraziare, in italiano, tutte le persone che ha informicolato nella sua vita, “chi ha fatto bene il suo lavoro ma anche chi non lo ha fatto, i buoni e i cattivi, perché da tutti ho cercato di imparare”.

La dedica alla madre

Quella donna così indipendente e ribelle rispetto a un sistema abituato a considerarla soltanto come oggetto di appartenenza o bottino di guerra, è in realtà la mamma di Viggo Mortensen, alla quale lui dedica il film, Grace Gamble Atkinson Wright. Al nostro Andrea Giordano qualche mese fa aveva detto: "“Ho iniziato a scrivere il film nel 2020, durante la pandemia” dice, “e la prima immagine che mi è venuta in mente è stata quella di una bambina di dieci anni, che correva in una foresta, assomigliava molto a quella dove mia madre era cresciuta, nel nord-est degli Stati Uniti. È stata lei, la sua personalità ad ispirare di Vivienne, a sua volta così testardo, indipendente, forte. Mia madre era così, curiosa verso le altre persone e culture, emancipata, avanti coi tempi. Mi sembrava perfetto adattare un film in quel periodo dominato dagli uomini, intenti a conquistare la frontiera, e in cui è lei ad emergere invece”. Una storia romantica e piena di dolore con la quale Viggo cerca di restituire giustizia non solo alla madre ma alle tante donne che hanno subito sulla loro pelle le ingiustizie del patriarcato.  “Good boy” direbbe il suo Olsen, “bravo ragazzo”.

19/10/2024
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