The Apprentice e la scena dello stupro di Trump all'ex moglie Ivana. Ma lui è furioso: "E' solo feccia"

La violenza fu confermata dalla stessa Ivana nel 1990 durante il processo per il divorzio da Trump. Ma durante la prima campagna lei modificò la sua versione

di Redazione

E' uscito nelle sale The Apprentice, il film che racconta la “nascita” del potente uomo d'affari e poi presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e subito il candidato alla presidenza Usa ha tuonato contro il film che lo descrive come un arrampicatore spietato e senza scrupoli. Nel suo mirino c'è una scena in particolare, quello dello stupro nei confronti della prima moglie Ivana. Il film è ambientato tra gli anni '70 e '80,  quando Donald è ancora giovane ed è preso sotto l’ala di Roy Cohn, avvocato senza scrupoli e faccendiere in politica. A interpretare Trump è l'attore Sebastian Stan. Ricordiamo che la sceneggiatura è stata scritta insieme al giornalista Gabriel Sherman, che segue le vicende di Trump da 15 anni e ha lavorato attingendo, tra le altre fonti, alla biografia Lost Tycoon: The Many Lives of Donald J. Trump scritta da Harry Hurt III.

Ha scatenato subito le polemiche

La prima di The Apprentice è stata proiettata il 20 maggio, all’ultimo Festival del Cinema di Cannes. E, nonostante sia stato salutato da otto minuti di standing ovation, alcune scene hanno scatenato il caos. Ed è da lì che sono iniziati i problemi. Nelle ore successive alla proiezione, infatti Donald Trump aveva annunciato l’intenzione di andare per vie legali per bloccare l’uscita del film.

Il motivo 

Il portavoce della campagna elettorale di Trump, Steven Cheung, aveva dichiarato che avrebbero voluto "confutare le affermazioni palesemente false di questi finti registi. Il film è diffamazione malevola e una interferenza elettorale delle élite di Hollywood che dovrebbe finire in un cassonetto dell’immondizia dato alle fiamme". Gli avvocati di Trump inviarono lettere di diffida a lui e al regista Ali Abbasi: "Vi chiedo di cessare e desistere immediatamente dal promuovere e distribuire negli Stati Uniti questo attacco pieno di falsità finanziato e diretto dall’estero e mascherato da film". Al centro del contenzioso una scena del biopic, che vede coinvolta Maria Bakalova nel ruolo di Ivana Trump, in cui il tycoon violenta l’ex moglie.

La testimonianza di Ivana

La violenza non è frutto della fantasia del regista ma fu confermata dalla stessa Ivana nel 1990 durante il processo per il divorzio da Trump, che parlò di stupro. Anni più tardi però, durante la prima campagna elettorale dell’ex marito, Ivana specificò che non aveva inteso il termine in senso "letterale o criminale". La vicenda è raccontata in Lost Tycoon. The Daily East ha riportato alcuni dei passaggi salienti della scena contenuta nella biografia di Hurt: Trump avrebbe "stretto Ivana per le braccia, che le avrebbe messo dietro la schiena, e avrebbe poi cominciato a strapparle i capelli a manciate dallo scalpo. […] Poi le avrebbe strappato i vestiti di dosso e si sarebbe slacciato i pantaloni". Il motivo agghiacciante dello stupro sarebbe stato un intervento di riduzione del cuoio capelluto effettuato da Trump presso un chirurgo di conoscenza dell’ex moglie, non andato secondo i piani.

Ancora nessuna causa

Trump non ha per il momento fatto veramente causa ad Abbasi e Sherman. La scena aveva indignato anche il produttore Mark Rapaport. Secondo lui la sequenza sarebbe stata inopportuna, e aveva chiesto al regista di eliminarla poco prima dell’anteprima di Cannes. Abbasi si era opposto e, date le tempistiche ristrette prima del Festival, l’aveva spuntata. Come ripicca, Rapaport aveva fatto affondare la festa che si sarebbe dovuta tenere a seguito della proiezione – dove, tradizionalmente, i film possono stringere importanti accordi di distribuzione. La motivazione dietro tutto sarebbe che tra i finanziatori del film figura infatti Dan Snyder, miliardario e sostenitore di Trump che quando seppe che il film che aveva contribuito a finanziare non celebrava l’ex Presidente, ma lo mostrava violento con la moglie – e in altri punti drogarsi di anfetamine, sottoporsi a liposuzione, e sviluppare tratti caratteriali odiosi – cominciò a chiedere modifiche, che Abbasi non gli concesse.

Distributori cercasi

Il film ha rischiato per parecchi mesi di non essere nemmeno distribuito. Cioè: di non essere distribuito nei soli Stati Uniti. Erano loro il mercato a cui guardavano i produttori in vista di Cannes, in quanto, come parte del modello di finanziamento, i diritti di distribuzione negli altri Paesi erano già stati prevenduti. La soluzione è arrivata solamente a giugno, quando Briarcliff Entertainment (fondata da Tom Oltenberg e famosa per aver distribuito altri film “controversi” come Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, W. di Oliver Stone e Il caso Spotlight)  ha fatto un’offerta di distribuzione negli USA.

Il commento di Trump

Ora che il film è uscito nelle sale Donald Trump è tornato a parlarne, male, sul suo social Truth. Ecco che cosa ha scritto: "Un FILM FALSO e DI BASSO LIVELLO scritto su di me, intitolato The Apprentice (Ma hanno persino il diritto di usare quel nome senza approvazione?), speriamo che sia un flop totale. È un lavoro economico, diffamatorio e politicamente disgustoso, pubblicato proprio prima delle Elezioni Presidenziali del 2024, per cercare di danneggiare il più Grande Movimento Politico nella Storia del nostro Paese, “MAKE AMERICA GREAT AGAIN!” La mia ex moglie, Ivana, era una persona gentile e meravigliosa, e ho avuto un ottimo rapporto con lei fino al giorno in cui è morta. Lo scrittore di questa spazzatura, Gabe Sherman, un miserabile e incapace senza talento, che da tempo è ampiamente screditato, lo sapeva bene, ma ha scelto di ignorarlo. È così triste che FECCIA UMANA, come le persone coinvolte in questa impresa (si spera fallimentare), possano dire e fare tutto ciò che vogliono per danneggiare un Movimento Politico, che è molto più grande di tutti noi. MAGA2024!".