Simone Cristicchi a Sanremo: "L'emorragia cerebrale e mia madre che è tornata bambina"

"Quando sarai piccola", il brano con cui partecipa a Sanremo, è la storia della mamma di Cristicchi: "Un'emorragia cerebrale ha colpito mia madre. Da quando si è risvegliata però, non è la stessa Luciana di prima. Il suo corpo non risponde più. La sua anima è intrappolata in una corazza"

Screenshot 2025-02-05 alle 11.17.44.png
di Cinzia Marongiu

A Sanremo c’è già un vincitore. La vittoria spirituale gli spetta di diritto e Simone Cristicchi, artista raro e poeta autentico, se l’è appuntata al petto da solo con “Quando sarai piccola”, un brano che quando sarà eseguito dal vivo sconquasserà le pareti dell’Ariston e soprattutto il cuore di noi tutti perché racconta senza un briciolo di retorica quella stagione della vita in cui i figli diventano genitori dei loro genitori, ormai fragili come foglie nel fisico e nella mente. Una storia straziante ma soprattutto vera, che Cristicchi ha vissuto e continua a vivere in prima persona con la sua amata mamma, Luciana. “È una domenica di settembre del 2012, quando mia madre Luciana viene colpita duramente da un'emorragia cerebrale, ha solo 63 anni. Da poco si va in pensione, dopo 35 anni di lavoro si va dai suoi adorati nipotini. Per puro caso, quella mattina, è in casa da sola. Ci accorgiamo delle sue condizioni molto tardi, troppo tardi. Arrivo in ospedale di corsa, riesco a vederla solo un attimo e già non mi sembra più la stessa è sopra una barella intubata, sembra dormire vicino a tanti altri corpi addormentati, in bilico tra la vita e la morte. Ma dove sono? Fuori il mondo va avanti come se niente fosse. Passano cinque interminabili giorni, cinque notti in cui non chiudo occhio pensando al peggio. Io e i miei fratelli siamo tre sentinelle di guardia che si tengono per mano accanto alla nostra grande mamma anche se divisi da un muro e da quella porta bianca. Il medico ci manda a chiamare. È finita. Pensiamo all'unisono. Ci ha lasciati”.

La scienza non sa spiegarsi certi risvegli

E invece… “La scienza non riesce a spiegarsi certi risvegli, ma riesce a fare i suoi miracoli. Qualche mese dopo un bravissimo medico di Milano, ospedale mi guarda, con un'operazione di sei ore ha messo in sicurezza per sempre quel capillare difettoso di mia madre. Da quando si è risvegliata però, non è la stessa Luciana di prima. Il suo corpo non risponde più. La sua anima è intrappolata in una corazza che non le permette di fare granché, né di esprimersi correttamente. È tornata bambina, e pensare che era una chiacchierona instancabile. Nonostante il gravissimo colpo che ha subito, è ancora qui con la nostra grande famiglia, e i nipotini adorano quella nonna speciale. Riesce comunque a ricordarsi tutto, anche le ricette per cucinare, e nonostante non riesca più a camminare, è sempre in prima fila con la sua carrozzina, quando salgo sul palco a Roma, e nonostante il sacrosanto diritto di essere arrabbiata, Luciana sorride, sorride comunque, e quando sorride, illumina il mondo”.

Carlo Conti ha compreso il valore di "Quando sarai piccola"

Vita vissuta che Cristicchi insieme con la sua compagna di vita e di note Amara ha cristallizzato in “Quando sarai piccola”, un brano cesellato con amore e sofferenza e pronto già da cinque anni. Un brano che aspettava il momento giusto per poter essere ascoltato. E quel momento è arrivato: “Carlo Conti ha compreso il suo valore: non si tratta di andare al Festival con una bella canzone, ma molto di più. Ho cercato di non essere retorico per non cadere nel patetico e a prescindere dal risultato finale, credo di avere la vittoria spirituale. Quando sarai bambina è un brano terapeutico". Spiega che c'è voluto tanto tempo per cesellare il testo, "non è stato facile scriverlo. Ci siamo prima concentrati sulla tenerezza e sul prendersi cura, in un secondo momento abbiamo inserito anche il senso di impotenza davanti alla malattia e alla trasformazione di chi amiamo e la rabbia per quello che è capitato, con la fatica di accettarlo". La fragilità è il filo conduttore di questo Sanremo per Cristicchi, che già nel 2007 lo aveva vinto con l’indimenticabile “Ti regalerò una rosa”, un velo squarciato sul silenzio di cui è circondata la malattia mentale.

Perché canterò "La Cura" di Battiato con la mia compagna Amara

E così anche la scelta fatta per la serata delle cover va in questa direzione con “La Cura” di Franco Battiato, che canterà in duetto con Amara. "Sono quattro anni che portiamo in giro lo spettacolo ‘Torneremo ancora - Concerto mistico per Battiato’, un omaggio alla sua produzione più spirituale. E quando è stato il momento di decidere quale brano portare al festival, la scelta è stata automatica. Tra l'altro, “La Cura” non è mai stata eseguita nella serata dei duetti e l'unico che l'ha cantata all'Ariston è stato proprio Franco nel 2007, l'anno in cui io ho vinto con “Ti regalerò una rosa". Un cerchio che si chiude insomma nel segno della poesia e della canzone d’autore: in un Festival popolato di rapper e trapper, però Cristicchi sottolinea: "Non mi sento un pesce fuor d'acqua perché sono me stesso. Essere fedele a me stesso è il superpotere più grande che posso portare anche a Sanremo. Il mio è uno dei tanti colori che compongono il mosaico voluto da Conti, che ringrazio per aver riportato i cantautori a Sanremo. Ci sono anche Brunori Sas e Lucio Corsi. Una sorta di riserva indiana, ma ci siamo". Il 14 febbraio, durante la settimana del festival, uscirà Dalle tenebre alla luce, il quinto album in studio dell'artista. "Un album senza tempo. Erano undici anni che non ne pubblicavo uno. Ma le canzoni erano lì, erano state scritte per i miei spettacoli teatrali. A farmi decidere di metterle in fila è stato un grave incidente domestico: quando mi sono ripreso ho capito di non voler più perdere tempo”. E allora che luce sia.