Sharon Stone senza freni: “Grazie a Dio non sono un politico. Cosa temo per le prossime elezioni in America"

"Io sono una americana orgogliosa, amo il mio paese, e ovviamente sono profondamente preoccupata, è la prima volta che assistiamo a qualcuno che si candida basando tutto da una piattaforma di odio e oppressione"

di Andrea Giordano

Le star sono star fino in fondo, anche quando parlano di vita, malattia, evocando Trump e la sua America d’odio. Sharon Stone va in questa direzione esponendosi come al solito, senza paura o mezzi termini, calibrando impegno, eleganza, momenti più leggeri, ad una commozione sincera, affrontando l’attualità o la propria malattia. Al Taormina Film Festival è stata lei la diva che tutti attendevano, cercavano, hanno provato a fotografare.

Fasciata in un bellissimo abito con rose e spine

In Sicilia è sbarcata, grazie alla consulenza di Marco Fallanca, circondata da bodyguard, e dal fidato stylist, Paris Libby. L’occasione era il Cariddi d’Oro alla carriera, il massimo riconoscimento della manifestazine. L’incontro avviene poco prima di mezzogiorno, all’interno del prestigioso Hotel San Domenico, lei bellissima, fasciata da un bellissimo abito bianco, con rose e spine, firmato da Antonio Marras (alla sera indosserà Dolce&Gabbana), che rimanda a quello indossato da Kim Basinger in L.A. Confidential. “Buongiorno, grazie”, pronuncia in italiano.

Sono grata per essere sopravvissuta all'emorragia cerebrale

Sarà l’inizio di un botta e risposta tra la stampa durato circa un ora, in cui le prime domande (concordate) si concentrano sulla sua vita, le esperienze, la fama globale, il successo, cadute, come ha raccontato nel suo libro di memorie (verrà citato spesso), The Beauty of Living Twice, nei ruoli di attrice, i momenti bui. Perché oltre a Basic Instinct di Paul Verhoeven, e al personaggio ambiguo di Catherine Tramell, che la impose al mondo, ci sono personaggi, storie, donne forti, vulnerabili, avvolte da carisma e sensualità. Basterebbe rivederci Casinò di Martin Scorsese, che la portò al Golden Globe come miglior attrice e alla nomination all’Oscar, The Mighty, o nei panni della pistolera sensuale Ellen nel western Pronti a morire. Icona anni ‘80-’90, voce di oggi. «Sono grata in primis di essere per essere sopravvissuta all’emorragia cerebrale», racconta. «Mi sono dovuta fermare, ma ho avuto poi l’opportunità di recuperare».

Basic Instinct, sesso e sessualità

“Basic Instinct fu scandalo, oggi sarebbe qualcosa di ordinario”, ha detto. “Quello che posso dire è di tornare a vedere il sesso sul grande schermo come qualcosa di più naturale. Oggi c’è una maggior presenza di donne, scrittrici, che operano di più e rappresentare quello che hanno scritto. Il sesso è come l’aria, non deve essere visto in maniera sporca» Ma Sharon Stone e anche, e molto, quel vissuto personale, pieno di dolori e prove drammatiche: l’aneurisma che appunto la colpì a 43 anni, e che l’ha quasi resa in fin di vita nel 2001, il lungo ricovero, la riabilitazione, il periodo quasi d’oblio obbligato, la carriera ferma e quasi spezzata, la recente sottrazione di quasi 18 milioni di dollari fatta da dei malintenzionati. «Mi sono lasciata andare ad una crisi, ad una condizione, volevo cambiare, ma valeva la pena essere diversi, affrontare parti di noi che non funzionano, che c’hanno spinto a questo luogo di oscurità»

Dipingere: la chiave per cambiare

«L’arte è sempre stata importante», ha sottolineato la stessa Stone, che nel frattempo è diventata pittrice, con mostre in giro per il mondo, tra Berlino e San Francisco, e la prossima (annunciata a sorpresa) a Roma all’Ara Pacis, a novembre. «Dipende da che impatto ha su te come individuo. Io mi considero un artista 360, attrice, scrittrice, pittrice, prendo lezioni di canto, anche se non sono andate benissimo, come ballerina invece sono abbastanza brava. Sono cresciuta in mezzo alla letteratura, alla pittura: quando mi sono trasferta da giovanissima a New York, come modella già dipingevo. La recitazione ha sottratto tempo alla mia passione, col Covid ho poi ricominciato»

L’America di Trump e le prossime elezioni

«Grazie a Dio non sono un politico. Ogni paese attraversa periodi in cui qualcuno deve diventarne padrone, e dove molte provano a riprenderselo in maniera pacifica, o tramite momenti di guerra. Io sono una americana orgogliosa, amo il mio paese, ovviamente sono profondamente preoccupata, è la prima volta che assistiamo a qualcuno che si candida basando tutto da una piattaforma di odio e oppressione. Non saremo i primi o gli ultimi, ma l’America deve continuare a difendere valori come l’ indipendenza, coraggio e dignità. Le prossime elezioni americane cambieranno sicuramente la nostra vita.»