Paola Turci: “Le nozze, l’incidente, il mio viso dimenticato per sempre e le parole di mia mamma”
La cantautrice lontanissima dal personaggio che le avevano cucito addosso, si racconta: “Mi vedevo come mi facevano e cantavo cosa mi dicevano”.
Riesce a non nominare mai Francesca Pascale nel suo racconto. Ma Francesca c’è in ogni attimo. Ed è solo l’ennesima dimostrazione di come Paola Turci abbia scelto di mettersi completamente a nudo in teatro, con un monologo che si intitola “Mi amerò lo stesso” che è l’autobiografia sul palco senza alcun velo, scritto ovviamente da lei con l’aiuto dello sguardo esterno – forse a depurare gli eccessi di passionalità – di Alessandra Scotti che contribuisce ai testi e di Paolo Civati che firma la regia.
Quasi incredula che in tanti ascoltino lei, cantante, che fa l’attrice, usando le canzoni solo come accompagnamento della storia, contesto e non testo. E quindi, Francesca c’è, fortemente c’è: “Cosa volete sapere da me? Volete sapere quanto sono alta? Volete sapere quando esce il prossimo disco? No?”. Sorriso: “Prima mi chiedevano sempre una cosa, ora me ne chiedono due”.
E per arrivare alla seconda, alla scelta d’amore e del matrimonio con Paola, lei che aveva avuto fidanzati uomini (“uno era famoso, aveva la testa a pera, come piacciono a me, e aveva due cosce…”, chiaro riferimento a Paolo Canè, splendido tennista della nostra gioventù, tutto genio e sregolatezza) e anche un marito e che ora ha raggiunto per la prima volta la serenità e la consapevolezza di sé: “Pensate quello che volete di me. Per quanto mi riguarda, mi amo e mi amerò lo stesso”.
Lontanissima dal personaggio che le avevano cucito addosso: “Mi vedevo come mi facevano e cantavo cosa mi dicevano”. E, invece, ora il passaggio dal personaggio alla persona che parte da una versione di “Domani è un altro giorno”, splendida, totalmente acustica e anzi fatta senza strumenti, a cappella, e arriva a tre canzoni che ama moltissimo. Una è sua, “Volo così”, una – “Il bacio sulla bocca” - la lascia alle parole e alla voce di Ivano Fossati, e la terza, è il bis. Il pubblico, moltissime le donne, che la sentono come una di loro, chiede i classici, “Bambini”, “Fatti bella per te”. E invece lei fa una versione, anche in questo caso a cappella e struggente di “Povera Patria” di Franco Battiato, “dove la Patria non è più nemmeno solo l’Italia”.
E’ un racconto che parte dall’infanzia, quello di Paola, introdotto da una confessione, la più intima delle confessioni: “Ero strana, mi sentivo un errore. Le mie compagne di classe amavano giocare a pallavolo o la danza classica, io non sono mai stata attratta da tutto questo, ma amavo la batteria”. Eppure, la giovane Paola decise “di indossare la maschera della normalità, che mi rendeva trasparente…”. E tutto questo si scontra con la figura materna, sempre severa e giudicante, ancor oggi, che ha 86 anni come ha raccontato recentemente la cantante: “Mi ha mandato un messaggio dicendo: ho pensato che potevi essere normale e invece hai scelto di essere felice”, con la sua risposta: “Mamma, ma io mi sento normale…”.
E così la mamma, per cui comunque traspare affetto, nonostante la presenti come una sorta di signorina Rottenmeier, diventa una compagna di strada obbligata nel racconto della vita. “Il primo insegnamento di mia mamma fu sul rossetto: “Rosso fa mignotta e bordò invecchia””. E così parte un viaggio attraverso sogni e bisogni della vita di Paola: “Pensai che potevo fare il dentista, si guadagna bene, ma poi mi fermai al pensiero di mettere le mani in bocca alla gente. Allora, mi iscrissi a ragioneria e in cinque anni mai un solo minuto pensai di aver fatto la scelta giusta”. Qui, il racconto della giovane Paola si fa a tratti esilarante: “Erano quasi tutti ragazzi e mi guardavano come i ragazzi guardano le ragazze, con lo sguardo dei leoni quando passa una gazzella. E anche il preside mi aveva individuato chiamandomi “sibarita”, un modo colto di dire mignotta”. Così arrivarono la fase sturm und drang e il primo fidanzato, con la testa a pera, come piacciono a me, Luca. Si ammazzava di canne e stavamo ore al telefono e lui parlava sempre di se stesso, mai di me. Come tutti gli uomini, peraltro….”.
E poi, c’è sempre la mamma: “Che lavoro vuoi fare?”. “La musicista”. “Paola, la musica non è un lavoro”. “Beh, pensa a Mina”. “Paola, tu non sei Mina”, fino al primo concerto e all’emozione di avere la mamma in platea con cover di Tracy Chapman, Sade e Patty Smith, in una splendida versione di “Because the night”, fino al primo Sanremo.
Sullo schermo di materializzano le immagini di una giovanissima Paola 21enne a Sanremo 86, con l’insegna del Totip, si votava con le schedine, che appare dietro, “e mi volevano far cantare canzoni d’amore, mentre io chiedevo di cantare di temi etici, che riguardassero tutti…”. Insomma, la fama.
“Mi offrirono anche di posare nuda per Playboy….” e il resto veniva di conseguenza, complice il fidanzato famoso e in generale “tutto lo scarico del lavandino del gossip”. Il problema è che tutto questo che lei stessa ha raccontato con l’effetto di “un senso di onnipotenza incredibile” era la storia del personaggio che volevano gli altri e non della persona Paola. E il cambiamento avviene nel momento più difficile, quello delle 6,30 del giorno di Ferragosto del 1993, quando aveva dato il cambio al suo agente alla guida della Saab diretta a un concerto in Calabria, si distrasse con il telefono ed ebbe un terribile incidente: “Quando il dottore mi disse: “Signora Turci, dobbiamo parlare, fu un momento bruttissimo. Ogni volta che qualcuno ti dice “Dobbiamo parlare” generalmente non porta mai nulla di buono, che siano i tuoi genitori, il tuo amore o un medico in corsia. Ed ebbi paura quando mi accorsi che non ci vedevo più da un occhio, paura di non vederci mai più”.
In quell’auto c’erano anche tantissime cartoline, di quelle per gli autografi, con il volto di Paola sorridente: “Il mio viso restò lì, su quelle cartoline, dimenticato per sempre. E pensavo che non volevo che nessuno mi vedesse così, nemmeno io”. E così, da quel dramma si arriva alla nuova Paola che “mi amo e mi amerò lo stesso”. Dopo tutto lo spettacolo con una t-shirt verde larghissima e un po’ sformata e i jeans, larghi anch’essi e a vita bassa, spunta la Paola elegantissima in tailleur nero e tacchi a spillo, molto glamour, delle ultime apparizioni sanremesi. “Il resto sono canzoni, passioni e storie intime”.
C’era Francesca, c’era.