Ozpetek fa una dedica speciale a tre donne. Tra i suoi magnifici "Diamanti" la rivelazione è Mara Venier
Il film è un rimando all’oggi, alle donne votate a resistere, contro la violenza, la sofferenza, i soprusi, vedi l’Iran, la Turchia, l’Afghanistan, l’Italia stessa
Donne come formiche operose, pronte a far gruppo, reagendo, e non abbozzando, che puntano verso l’alto, anche se la meta non si può vedere. Donne (anche) sole, ma non prive di speranza nel guardarsi intorno, tra solitudini e drammi interiori, provando a ricominciare da capo, nonostante tutto e tutti. Ferzan Özpetek inseguiva da tempo un racconto corale, in cui le figure femminili, tante e diverse, la loro forza emotiva e creativa, fossero soprattutto al centro.
La trama
Ci riesce nel suo splendido 15esimo film, Diamanti (in sala dal 19 dicembre) il cui spirito parte da lontano e in fondo lo tocca in profondità e nelle memorie, tra stoffe e colori, visto l’ambientazione (metà degli anni ‘70). Una maison di moda (specializzata in costumi per cinema e teatro), come la storica Tirelli di Roma dove lui stesso conobbe i grandi costumisti, Maurizio Millenotti, Gabriella Pescucci, Piero Tosi, imparando “la cura del dettaglio e della luce”.
La sorpresa Mara Venier
“Le donne sono portatrici di vita”, ha raccontato recentemente a Domenica In, proprio di fronte a una delle sue attrici, Mara Venier, bellissima rivelazione nel suo ritorno alla recitazione. Lei è uno dei tasselli di questo puzzle. Se il film, dedicato peraltro a Mariangela Melato, Virna Lisa e Monica Vitti, va indietro nel tempo, il rimando è inevitabilmente all’oggi, alle donne votate a resistere, contro la violenza, la sofferenza, i soprusi, vedi l’Iran, la Turchia, l’Afghanistan, l’Italia stessa, assorbite in egual modo dal lavoro, divise tra carriera e famiglia. In quella che (nella pellicola) si chiama Sartoria Canova, convivono estrazioni e storie diverse, a partire da due sorelle, dai caratteri contrastanti. Una più inflessibile, diretta e prepotente (Luisa Ranieri), l’altra maggiormente incerta e remissiva (Jasmine Trinca), le quali, con tutto il team, si ritrovano d’un tratto a preparare un importante progetto per una pellicola di ambientazione settecentesca, con la star-costumista (con un Oscar appena vinto), a cui non va bene praticamente nulla.
Le magnifiche attrici
Ci sono le canzoni di Mina e Patty Pravo a scandire il ritmo, e quella finale, cantata da Giorgia, che dà il titolo al film. Ma in Diamanti aleggia un sentimento, figlio anche del nostro tempo cinematografico, vedi l’esempio da record di Paola Cortellesi in C’è ancora domani, in cui si respira aria di cambiamento, voglia di svoltare, in cui le storie personali di ognuna ci dicono molto altro: parlano di mariti violenti, mancanza di soldi, fatica ad andare avanti, ribellioni sopite.
È uno specchio (senza età) doloroso, in cui è consolante ritrovarsi. Nel cast, poi, c’è il meglio (variegato) del nostro panorama di cinema, tv e generazionale: Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Milena Vukotic, Pochi uomini attori, ma ben inseriti, da Stefano Accorsi, Luca Barbarossa a Vinicio Marchioni, con Özpetek a riunisce tutti in una celebrazione accorata. «Bisogna reagire», lo dice Mara Venier, lo dice nei panni di Silvana, metafora perfetta di una resistenza mai domata.