Se pensate che il #MeToo abbia spazzato via molestie, ingiustizie, disparità di trattamento, mobbing contro le donne (non solo attrici, ma anche sarte, foniche, operatrici di tutti i comparti) sui set di cinema, tv e teatro, allora ascoltate la testimonianza di Charlotte Roustang, attrice, regista, direttrice di casting e scrittrice.
Chi è Charlotte Roustang
Quarantasette anni, nel cinema dal 2001, nata e cresciuta in Francia, ha poi vissuto in Germania e da una decina di anni vive in Italia. Anche qui da noi, recentemente, ha vissuto brutte esperienze: dopo aver rifiutato proposte sessuali molto esplicite da parte di uno dei responsabili di un film, è stata estromessa dalla produzione. E, ora, si trova senza lavoro.
La battaglia di Charlotte
Sulla base di questa esperienza (e di altre avute in passato, lei, bionda e di bell’aspetto) ha deciso di ideare una certificazione per tutelare le lavoratrici, e sta cercando l’appoggio delle Film Commission regionali e anche del Mic. In sostanza, se una produzione accettasse di essere certificata, potrebbe accedere più facilmente ai fondi o alle agevolazioni pubbliche per la produzione di film, serie, show. Charlotte ne ha parlato durante il Mia Market, evento internazionale dei produttori che si è tenuto a ottobre a Roma e che ha ospitato incontri delle promotrici di Women in Film, Television & Media (WIFTMI), associazione no-profit che promuove l’equità di genere e combatte contro le discriminazioni delle donne nell’audiovisivo e nei media.
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Le assurde giustificazioni delle colleghe
Charlotte (si può sentire nell’intervista video), ci ha raccontato: “Mi hanno proposto di fare la regista di un documentario per una grande tv. Durante i sopralluoghi un amico del produttore che era quello che portava i finanziatori del film ed era anche l'autore mi ha fatto delle molestie sessuali… Purtroppo io non avevo nemmeno un contratto perché mi avevano convinto a fidarmi, che si poteva firmare con calma… Al mio rifiuto, questa persona prima si è infuriata e mi ha trattato male e poi quando abbiamo litigato mi è stato detto di lasciare il set. Ma sono rimasta ancora più male per il fatto che le donne che io avevo portato sul set non mi hanno aiutato, non mi hanno difeso, anzi mi hanno fatto dei discorsi tipo “ma che vuoi, ma vuoi cambiare il mondo? Ma è la nostra condizione di donne di vivere questo: gli uomini sono così, poi sei in Italia, che cerchi? Tu devi giocare con loro, fare delle strategie, trovi un modo per non farlo succedere”. No! Io sto qua per fare un film, rispondevo, voglio concentrarmi per fare un buon film, non pensare a delle strategie per difendermi”.
Non è un'utopia
Charlotte, dopo alcuni mesi in cui è stata male a causa di questa esperienza, ha deciso di lavorare a questa certificazione che serva per realizzare misure concrete da implementare nella produzione di un film o di un programma televisivo, direttamente dalla fase dello sviluppo: “Strumenti concreti e anche delle nuove figure professionali come un referente anti molestia, anti-discriminazione che sia sul film, sul luogo del lavoro, sul set per tutelare e controllare che non succeda un abuso, a cui ci si può rivolgere per denunciare e farsi aiutare”.
Forse un’utopia, però da qualche parte bisogna pur cominciare.