Fenomeno Moana Pozzi: “A 13 anni ero già un’esibizionista”. Quando il pomeriggio faceva la tv dei bambini e la sera i film porno
Troppo intelligente, troppo bella, troppo elegante per fare la pornodiva? Forse troppo libera e indipendente? A raccontarla e a indagare il suo enigma è Francesca Pellas
«Moana incarna il desiderio, uno dei principali ambiti di negazione della soggettività delle donne. Per secoli siamo state educate a essere desiderabili e desiderate, ma nessuno aveva previsto che i desideri li avessimo anche noi.»
Così Michela Murgia descriveva Moana Pozzi, una donna, un personaggio, che a trent’anni dalla prematura morte (avvenuta il 15 settembre del 1994, a soli 31 anni, per un tumore al fegato) rimane per molti aspetti ancora un mistero. Troppo intelligente, troppo bella, troppo elegante per fare la pornodiva? Forse troppo libera e indipendente?
Vita e sogni di Moana Pozzi, il libro
A raccontare chi e stata Moana e a indagare il suo enigma è Francesca Pellas, col suo libro da poco uscito per Blackie Tutto deve brillare - Vita e sogni di Moana Pozzi. Non esattamente una biografia, ma un racconto ibrido, tra ricostruzione, ricordi, legami personali, testimonianze, interviste: come ibrida è la stessa Moana, che Pellas racconta contemporaneamente come sirena e come pirata. Dieci capitoli che, secondo l’autrice, “racchiudono la sua filosofia di vita e la sua essenza, sperando di renderle giustizia e anche di prendere ispirazione per vivere un po’ più liberi e felici”.
Moana sapeva chi era
“Moana è morta presto, ma ha saputo subito chi era” -scrive Pellas. «Ricordo che a tredici anni ero già un’esibizionista» spiegava l’icona italiana del cinema porno in La filosofia di Moana, il suo libro auto-pubblicato nel 1991. «Mia madre mi dice che lo ero anche da bambina e che ho sempre cercato di catturare l’attenzione degli altri: “Quando avevi quattro anni e venivano ospiti a casa cercavi nei miei cassetti bracciali e orecchini, ti mettevi tutto addosso e ti facevi ammirare”. Da ragazzina avevo i capelli lunghi e biondi, il seno prosperoso e gli uomini mi guardavano. Questo mi faceva piacere e mi vestivo in modo da suscitare le loro fantasie con gonne corte e magliette attillate. Quando andavo al mare con i miei compagni di scuola mi toglievo il reggiseno e mi divertivo a farmi fotografare con una Polaroid che portavo sempre con me. Anche oggi mostrarmi agli altri e una cosa che adoro, sono un’esibizionista convinta».
La perdita della verginità
Sui genitori Moana scrive: «Tra di noi c’era una grande armonia ma guai a parlare di sesso! Era l’unico argomento tabu. Quando cominciai a interessarmi ai ragazzi ovviamente l’atmosfera cambiò: i miei diventavano possessivi e severi, terrorizzati dalla possibilità che potessi avere dei rapporti sessuali. Di sera non mi facevano uscire e scappavo dalla finestra, mi proibivano di leggere libri spinti e lo facevo di nascosto, mi obbligavano a vestire da collegiale e io, uscita da casa, correvo da una mia amica a mettermi minigonna e tacchi alti. Non vedevo l’ora di diventare maggiorenne e di essere finalmente libera». E di quando perde la verginità, nel 1976, a quindici anni, racconta: «Quando ho avuto le prime esperienze sessuali ho sentito che non c’era niente di male, non provavo sensi di colpa e non capivo perché Dio avrebbe dovuto proibire di fare l’amore».
L'inizio della carriera
Moana dimostra presto un’irrequietezza che la porta a una naturale ricerca di autonomia e libertà sessuale. Esce dai confini di ciò che era immaginabile prima di lei, è spregiudicata e libera. Quando il padre viene trasferito in Lazio, vicino a Bracciano, un giorno viene notata da un produttore che la invita a portargli delle foto a Cinecittà. Detto fatto. Poco dopo arriva una piccola parte nel film La compagna di viaggio, con Anna Maria Rizzoli, Serena Grandi e Gastone Moschin. Il personaggio di Moana si chiamava Francesca e la parte «consisteva nel fare il bagno a seno nudo sotto le cascate di Saturnia; da allora ho cominciato a lavorare nel cinema, mi sembrava tutto facile e tutti mi sorridevano».
Il programma per bambini
Arrivano dei ruoli in alcuni film e poi, grazie a un amante famoso, la co-conduzione di “Tip Tap Club”, programma tv per bambini con Bobby Solo. Inizia un percorso di vite parallele, da un lato la tv per famiglie, dall’altro le primissime pellicole porno in cui si fa accreditare con degli pseudonimi per non farsi riconoscere. E’ la prima a mescolare i piani: star del porno ma anche personaggio del pomeriggio televisivo, e prima piccole parti in alcuni film, fra cui “Borotalco” di Carlo Verdone.
La svolta con Schicchi
Una svolta è segnata dall’incontro con Riccardo Schicchi: “Con lui entrai nel giro dei film porno. Ero così depressa da quei filmetti cretini con Banfi o con la Rizzoli… -racconta in un’intervista del 1987 rilasciata a Michele Giordano su Il Corriere Mercantile di Genova, e riportata nel libro Moana e le altre, di Andrea di Quarto e Michele Giordano (Gremese, 1997)-. Invece l’hard mi diverte, mi fa sentire diversa dalla soubrettina-tipo. Il porno per me non è una sofferenza, tanto se uno non mi piace non ci lavoro”. Ed è con Schicchi che entra anche nel giro dei soldi: “I soldi piacciono a tutti -afferma-. Però, se fossi rimasta in famiglia, non avrei mai auto problemi economici. E’ stata una scelta di vita”.
Non solo fama e soldi
Moana desiderava questo: la fama, la ricchezza, sorprendersi ogni giorno di se stessa. “Voleva diventare famosa - scrive Pellas -. Un’icona perfino, lasciare un segno, essere amata. E ricca: riempie la casa di oggetti preziosi, di nero e di oro, dopo che per vivere a Roma aveva dovuto farsi mantenere nei residence da uomini a cui appiccicava qualche sentimento”. Una donna personaggio, ma anche impenetrabile. Le amicizie sono pochissime.
Il pudore di Moana
Come affermato in un’intervista a Pippo Baudo, per Moana il pudore non aveva niente a che vedere con il corpo, ma stava nel tenersi i pensieri, i sentimenti, le confidenze più intime per sé, nel proteggere la propria vita interiore: “Naturalmente ho una vita interiore che è solo mia e basta -chiarisce sempre nell’intervista del 1987-. Ma non mi sento un oggetto, quello che faccio l’ho scelto io e non mi è stato imposto; la cosa mi dà una gran serenità, e poi ci credo. Il porno è anche una filosofia di vita, è piacere della trasgressione”.
La scelta della pornografia
“Come tutte le persone complesse, aveva molte contraddizioni - sostiene l’autrice del libro-. Credo che lei lo sapesse benissimo e se ne beasse: basta vederla nelle interviste, come quella che fece a Mixer nel mondo, sulla Rai. Stella Pende le domanda: «Moana, perché proprio la pornografia?». E lei: «E perché no».
L'affetto per i genitori
Nel suo caso il sogno era brillare sopra ogni cosa, rompere gli schemi, diventare qualcuno. Essere indipendente non le ha impedito di amare ed essere accogliente verso le persone che amava, il dolore dei genitori per la sua scelta non è stata un ostacolo al rapporto che ha ricostruito con la madre, a cui disse: «Mi dispiace ti dispiaccia, ma rifarei tutto ciò che ho fatto». “Poche donne hanno avuto una simile influenza sulla societa italiana -sostiene Pellas-. Ha reso temi di dibattito la sessualita e il desiderio, per secoli considerati tabu, ha lavorato con Fellini e in televisione, ha amato alcuni degli uomini piu famosi della sua epoca”. Tra questi Bettino Craxi, con cui ebbe una storia molto chiacchierata, e che nel libro è commentata da Stefania Craxi, figlia del politico, che venne a conoscenza della liaison dai giornali, come lei stessa racconta: “Non ho mai saputo di lei da mio padre, anche perché non sarebbe rimasta immune ai miei strali. La mia famiglia e di origine siciliana e la gelosia e sempre stata una componente del rapporto tra me e lui, reciproca. Se l’avessi scoperto all’epoca, Moana non ne sarebbe uscita indenne. In questo sono il contrario di mia madre, che se anche ha provato gelosia non l’ha mai mostrata, e ha amato mio padre in modo incondizionato”.
Per Stefania Craxi la storia tra suo padre e Moana “E’ parte del costume italiano. Lei doveva essere, oltre che bellissima, una donna di grande carattere, perché se ancora adesso si scrivono libri su di lei ed e rimasta nell’immaginario collettivo, non doveva essere una persona banale. Ha lasciato una grande traccia di se. Io non l’ho mai neanche incrociata, ma sono certa che emanasse un fascino particolare”. “Forse Moana ci piace cosi tanto perche in tutto quello che e stata e ha fatto - e e fa - avvertiamo un’intima evanescenza -commenta Jonathan Bazzi nel libro di Pellas -. Moana era moltissime cose, aveva il talento della contraddizione, contraddizione che ha esibito e non nascosto, fino a renderla il gancio con cui stringere il pubblico a se. E non restare sola, anche oltre i confini del tempo”.