Miriam Leone, Monica Bellucci e il superamento della rivalità: “Così salviamo Diabolik”
"Eva salva quel testone di Diabolik", racconta Miriam Leone, splendida in attesa di diventare mamma, “e porta umanità e dialettica. Con Monica c’è stata grande complicità. Il superamento della rivalità femminile è un messaggio molto importante"
Le Sorelle Giussani, Angela e Luciana, autrici del fumetto originale negli anni ‘60, lo misero già nero su bianco su carta: quel Diabolik, quel Ginko, da soli, non potevano (r)esistere a lungo in scena. Uomini indomiti, intelligenti e certamente dal carattere fortissimo, ma incapaci di usare la loro forza e ingegno al servizio, ad esempio, di un sentimento.
Ma chi sono davvero, e come potranno salvarsi da sé stessi? Ce lo racconta l’ultimo episodio della trilogia diretta dai Manetti Bros, Diabolik, chi sei? presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma (lo vedremo in sala dal 30 novembre) dove i due protagonisti (Giacomo Gianniotti e Valerio Mastandrea), catturati da una spietata banda di criminali, si ritrovano faccia a faccia, rinchiusi in una cella e senza via di uscita. Certi di andare incontro a una morte inevitabile, Diabolik inizia a rivelare al rivale il suo misterioso passato, mentre Eva Kant e Altea di Vallenberg (interpretate rispettivamente da Miriam Leone e Monica Bellucci) vanno alla loro disperata ricerca. Rivali (per poco) e diverse, ma in questo caso unite, alleate, proprio in nome di qualcosa di più grande, e che superano barriere e confini.
Nell’epilogo dei Manetti il filo conduttore, che è anche uno dei temi del Festival a cui stiamo assistendo, parla chiaro: i personaggi femminili, ciò che fanno, vanno al di là di ogni cosa, sanno quello che vogliono e lo dimostrano con i fatti.
“Eva”, racconta Miriam Leone (splendida durante l’incontro con la stampa, in attesa di diventare presto mamma, ndr) “salva quel testone di Diabolik, e fin dalla scrittura originale porta questa umanità e dialettica, che è l’unica cosa che permette di superare i conflitti.
In un mondo in bianco e nero Eva porta l’amore
E l’amore è l’unica cosa che può superare la violenza, la corruzione e tutto ciò che vediamo nel fumetto. Per la prima trova un’altra donna come lei, libera e indipendente, entrambe amano i loro uomini al di fuori del matrimonio, che all’epoca era scandaloso.
Due donne spregiudicate, con grande coraggio, che uniscono per superare il dualismo in nome dell’amore.
La chiave? Che le Sorelle Giussani hanno immaginato un mondo migliore per noi donne e finalmente complici.
Con Monica c’è stata grande complicità. Ero molto emozionata il primo giorno di riprese, poi l’ho incontrata.
È una grande amica delle donne, è una persona che ti sostiene e ti affascina, quindi la nostra complicità è reale.
Portare in scena questo superamento delle rivalità è per noi un messaggio molto importante”.
Foto Ansa
“Miriam è un’attrice meravigliosa”, sottolinea la Bellucci.
“Finalmente, in questo episodio, le due donne diventano unite. Perché anche se vengono da due mondi opposti,
hanno una femminilità comune, donne libere, sensuali, emancipate, là dove sono ancora gli uomini a dominare.
Le Giussani hanno dato forma a donne che facevano pensare a loro stesse, erano grandi artiste, ma anche imprenditrici. Donne che sono andate al di là delle critiche, e hanno perseguito nella loro avventura.