I segreti di Mike Bongiorno, dalla cattura da parte dei nazisti al matrimonio fallito: "Perché è stato così difficile interpretarlo"
Su Rai1 lunedì e martedì arriva la miniserie che racconta la vita incredibile di un'icona della cultura del nostro Paese: la vita privata del grande presentatore.
Certo, è un po’ agiografico. Del resto stiamo celebrando un mito, un’icona popolare, un pezzo della storia d’Italia. E, dunque, pazienza se la biografia televisiva di Mike Bongiorno diventa un ritratto un tantino esaltato. “Mike”, mini serie in due puntate in onda lunedì 21 e martedì 22 ottobre su Raiuno, racconta la vita del presentatore a cento anni dalla sua nascita e a settanta dalla prima trasmissione televisiva italiana da lui condotta, nel 1954, che si chiamava “Arrivi e partenze”. Insomma, il biopic è uno dei punti cardini dei festeggiamenti Rai. A dare il volto a mister “Allegria” è un ottimo Claudio Gioè che, in sostanza, regge quasi da solo l’intera serie.
Valentina Romani è la moglie Daniela Zuccoli
Nei panni della moglie Daniela Zuccoli una altrettanto brava Valentina Romani che, smessi i panni della zingara Naditza in “Mare Fuori” e la figlia di Nanni Moretti in “Sol dell’avvenire”, si trova a confrontarsi e sposarsi con un mostro sacro più anziano di lei di 28 anni. L’intento è quello di mostrare il lato privato di Mike, quello più timido e riservato e tutte le difficoltà, le delusioni, il carcere, le peripezie della sua vita, meno conosciute, che lo hanno portato a essere uno dei volti più importanti della nostra televisione. Per raccontarlo si usa l’espediente di una lunga intervista in cui lui si racconta direttamente e da cui si va a ritroso con i flashback.
La cattura da parte dei tedeschi e il carcere
E così si parte dalla nascita nel 1924 e dall’infanzia a New York, poi il ritorno insieme alla madre a Torino mentre il padre resta in America per ricominciare una carriera dopo il crack del ’29, gli anni difficili per ambientarsi in Italia, poi la guerra, la decisione di unirsi ai partigiani sulle montagne piemontesi, la cattura da parte dei tedeschi, la salvezza grazie al passaporto americano, la liberazione con uno scambio di prigionieri e dunque il ritorno a New York dove a attenderlo c’è il padre che nel frattempo ha fatto un’altra famiglia.
Sanremo e la morte di Tenco
E poi i primi passi nella radio, la scoperta di quella scatoletta magica che è la televisione e il ritorno in patria chiamato da Vittorio Veltroni alla Rai: da qui il primo programma, appunto “Arrivi e partenze” e poi il grande successo con “Lascia e raddoppia”, cui seguiranno molti altri programmi: da Campanile sera a Lascia o raddoppia?, alle undici conduzioni del Festival di Sanremo, compresa l'edizione del 1967 segnata dalla morte di Tenco. Da qui, la popolarità abbandona Mike per una fase, si sente isolato, fuori tempo. Riesce però a risollevarsi ancora una volta con Rischiatutto, il programma che ha cambiato la storia dei quiz televisivi.
"Mi sono dimenticato tutto ciò che sapevo di Mike"
Non è che del presentatore si raccontino solo coraggio e talento. Si sottolinea anche il carattere a volte burbero, gli errori come il primo matrimonio, il senso di solitudine, di spaesamento, la ritrosia ad aprirsi. “Per me la sfida era enorme - sottolinea il regista Giuseppe Bonito - mi domandavo come raccontare al grande pubblico una figura cosi familiare e presente nelle vite di tanti italiani. Ciò che ho fatto è stato scordarmi di tutto ciò che già sapevo di Mike, compiendo intanto un percorso di conoscenza il più profondo possibile. Ho scoperto una vita straordinaria e degna di essere raccontata anche alle nuovissime generazioni, non solo per ciò che Mike ha significato per la storia culturale e sociale del nostro paese, ma anche perché la sua vicenda ci racconta di temi universali che riguardano tutti noi: i legami problematici tra genitori e figli, il bisogno degli altri, l’importanza delle proprie radici, la ricerca tenace dell’amore”.