Micaela Ramazzotti: "Ecco come ho rivoluzionato la mia vita e trovato la felicità"
Il talento e la voglia di metterci sempre qualcosa in più: il primo a valorizzarla è stato Paolo Virzì dal quale si è definitivamente separata. L'esordio alla regia e subito la vittoria
Micaela Ramazzotti, il suo talento, la sua voglia di metterci sempre qualcosa in più, non la scopriamo certo oggi.
Si è trasformata nel tempo in un punto fermo del cinema italiano, premi, attestati di stima, un continuo salto in avanti, grazie in particolare a una capacità di intercettare e immergersi nei personaggi, siano brillanti, drammatici, persi, conflittuali, che ce l’hanno fatta vedere sotto tante sfumature, da prospettive coraggiose, scomode, per nulla scontate.
L'incontro professionale e sentimentale con Paolo Virzì
In primis quello professionale, ma anche sentimentale con l’ex marito Paolo Virzì, sposato nel 2009 a Livorno, col quale hanno avuto insieme due figli, Jacopo e Anna, e da cui, dopo un breve allontanamento- riconciliazione, si è in definitivamente separata. Un uomo importante, un regista importante, che l’ha oltremodo valorizzata dirigendola in tre film, da Tutta la vita davanti, La prima cosa bella fino a La pazza gioia, e che ha caratterizzato una parte della sua evoluzione di donna e artista.
Sì, artista
Perché Micaela Ramazzotti lo è, non solo per una sensibilità spiccata, direi rara, anche quando la si intervista, mai sopra le righe, mai snob o altezzosa, mai distante, ma per una generosità nel raccontarsi e aprirsi, come sul set, in maniera libera, senza paura o pregiudizio chi si trova davanti, per un proprio sguardo indipendente.
Se ne sono accorti in tanti:
Carlo Verdone, Pupi Avati, Francesca Archibugi, Cristina Comencini, Gabriele Muccino, Elisa Amoruso, Michele Placido, Daniele Luchetti, gli stessi, alcuni, che hanno desiderato dirigerla, che ne hanno visto la forza, il carisma, anche una certa vulnerabilità, anche la volontà di cambiare, come donna e interprete. In lei, però, oggi, convivono più vite, più rinascite, e si sentono tutte.
La felicità è un sistema complesso
Si sa che può durare anche solo un attimo, non sempre è raggiungibile pienamente. Ma per la Ramazzotti è diventata invece una sfida da conquistare davanti, e adesso dietro la macchina da presa, com’è successo all’ultima Mostra di Venezia, con un titolo chiaro, semplice, che racchiude una storia egoismi e manipolazioni, di speranza, di una famiglia distorta, di futuro, di salvezza, di una felicità da ritrovare e in cui credere. Felicità (dal 21 settembre in sala, distribuito da 01 Distribution), questo è il titolo, è un debutto accorato, fatto di silenzi e parole, ha già vinto il Premio degli spettatori Armani Beauty (era inserito nella sezione Orizzonti Extra), il primo probabilmente di una lunga serie, in cui la stessa Ramazzotti (si) dirige, mettendoci ulteriormente la faccia nei panni della protagonista, Desirè.
“Era da tempo che avevo in mente questa storia”, ci racconta. “Ho iniziato a scriverla insieme a Isabella Cecchi e Alessandra Guidi, una stava a Pechino, l’altra in Toscana, ci siamo incontrate in Zoom molte volte. C’era però il desiderio di scrivere una storia famigliare con delle disfunzionalità, una storia patologica; per farlo volevo attori incredibili, dotati di questa sensibilità, persone, che potevano interpretarli”.
E il cast, da Matteo Olivetti, a Max Tortora e Anna Galiena, è l’ulteriore tassello vincente nel comporre un mosaico intriso di umanità e sfaccettato. L’orgoglio, poi, di essere finalmente riconosciuta come regista è un sentimento che in questi giorni la sta dominando.
“Ho scoperto il coraggio, è stata una scelta molto coraggiosa”, ci dice la Ramazzotti. “Ti metti in discussione, l’ho fatto da attrice. Mi piacciono i personaggi sempre diversi e problematici, perché sento che nelle debolezze umane posso raccontare tante cose, mi affascinano i perdenti, i deboli, e quindi volevo raccontare questa famiglia, con la speranza di felicità che c’è alla fine. La felicità è una cosa di cui tutti noi abbiamo bisogno. Purtroppo, spesso, la maggior parte di noi ha i “moscerini” nella testa, è appannato, offuscato dai pensieri, dai problemi, dalla stanchezza, dalla depressione. Quindi la felicità è costruirla, volerla, è data da tantissimi elementi. Oggi, per me, la felicità è una conquista.”
(Foto Ansa)