Meryl Streep e Faye Dunaway, dive a confronto. E finalmente spunta la verità sul famoso discorso di "Kramer contro Kramer"
Streep: "A parte Tom Cruise che fa categoria a sé, i nomi più grandi del momento sono donne". Faye Dunaway e l'amore con Marcello Mastroianni nato sul set di "Amanti"
Al Festival di Cannes, nella stessa giornata, si assiste ad un incrocio tanto affascinante, quanto suggestivo di leggende. Accade a distanza di poche ore. Da un lato Meryl Streep, tre volte Premio Oscar, e Palma d’Oro alla Carriera, Guest of Honor nella cerimonia d’apertura, protagonista poi (ieri) di una conversazione (biglietti sold out da giorni) in cui, divisa tra ricordi, memorie e riflessioni, ha parlato di se e della carriera. Dall’altro, invece, un altrettanto mostro sacro del cinema americano come Faye Dunaway, presente sulla Croisette per accompagnare il documentario a lei dedicato, Faye, nella sezione Cannes Classics, diretto dal regista Laurent Bouzerau: un ritratto intimo, convenzionale, ma pieno di profondità. (Anti)dive, miti a confronto, per raccontare, e raccontarsi, attraverso i propri sguardi, sulla vita e il lavoro.
Discriminazione, famiglia e figli
"È vero, molto è cambiato”, ha detto la Streep. “Lasciando da parte Tom Cruise che fa un po' categoria a sé, i nomi più grandi del momento sono appunto donne: le paghe sono migliorate, gli stessi ruoli sono migliorati, ed il potere è aumentato. Ma c’è ancora molta differenza da colmare. La vera discriminazione è come io abbia dovuto attendere un film come Il diavolo veste Prada per sentire dire anche colleghi uomini "mi sono identificato nel tuo personaggio". E chi si identifica invece nella ragazza che interpretavo ne il Il cacciatore? Nessuno. Anche io quando rivedo il film mi identifico nei personaggi maschili e per lungo tempo è sempre stato così. Oggi, però, donne come Nicole Kidman, Natalie Portman, hanno una compagnia di produzione e fanno davvero sul serio. Io lo feci anni fa, ma avevo i figli a cui badare e stare dietro, non rispondevo al telefono dopo le sette di sera”. Sul fronte degli abusi e delle violenze? “Qualcosa è cambiato, ma in maniera infinitesimale. Diciamo che si continuano a fare cose terribili, solo che gli uomini che agiscono in questo modo, ora hanno un pizzico in più di paura". E così Faye Dunaway, Oscar per Network, parla del figlio Liam, avuto dal fotografo Terry O’Neill, che l’ha accompagnata qui a Cannes, si sofferma spesso su di lui nel finale del documentario, una persona importante dice, insieme al mio nipotino. L'indimenticabile Bonnie, al fianco di Warren Beatty in Bonnie e Clyde, la formidabile Vicki Anderson ne Il caso Thomas Crown, l’icona di Polanski (in Chinatown), svela oltremodo i retroscena bui, la lotta contro l’alcol, la disintossicazione di qualche anno fa, passando poi per la recente rinascita e riscoperta, tra teatro e tv.
"Il discorso in tribunale di "Kramer contro Kramer" è mio"
La Streep risponde, rivela e rilancia. "Amo la musica, il rock and roll, Joni Mitchell, anche se da piccola presi lezioni canto d'opera”. Steven Spielberg, che l’ha diretta in The Post? Un genio, è come se avesse una canzone in testa, che poi sa mettere in scena". Ma c’è tempo di parlare di altri film memorabili. A partire da Kramer contro Kramer, per cui vinse il primo Oscar. "Quando arriva il momento del discorso della madre in tribunale, ci siamo interrogati sul perché lei (il suo personaggio, ndr) se n'era andata. Io, Dustin Hoffman e il regista (Sidney Pollack, ndr) scrivemmo tutti e tre una versione del discorso. La mettemmo ai voti. Dustin era convinto di aver capito questa donna, di conoscere le sue motivazioni. Ma la votazione alla fine la vinsi io e il discorso che sentite oggi è il mio. Ogni film ha fatto il suo momento: questo è il caso di Kramer contro Kramer, si cominciavano a vedere note femministe, visibili ancora oggi". E l’Oscar dimenticato, gli chiedono. "Me lo stavo per scordare al ristorante. Ero andata in bagno, avevo un vestito enorme, ero molto emozionata. Forse l'avrò appoggiato per terra, qualcuno me lo recuperò per fortuna". Per Faye Dunaway sono invece le immagini dei suoi film a parlare, le interviste inedite, le collaborazioni, gli amori. Uno su tutti, per Marcello Mastroianni, che ad un certo punto chiama il Re del cinema italiano. Con lui una storia durata due anni, e finita troppo presto, nata sul set del film Amanti.
Il rapporto con l'invecchiare
"Ricordo, ha detto la Streep, “che da piccola ero affascinata dalle rughe di mia nonna. Una volta presi la matita per le sopracciglia dai trucchi di mia mamma, disegnandomene tutte in faccia. Ora sono diventata così, ovviamente. Sul set di “The Iron Lady” (terzo Oscar vinto nei panni di Margaret Tatcher, ndr) è stato un po' come un viaggio nella memoria, volevamo ricreare un makeup alla vecchia maniera, come quelli che facevano appunto mia madre e mia nonna".