Fenomenologia del "licenziamento" di Morgan: perché nel caos di “X Factor” hanno perso tutti
La sensazione è che il talent show pare sia scappato di mano un po’ a tutti e tra Morgan, Dargen, Ambra e Michielin non si sa chi sia quello più fuori posto
Cacciare Morgan perché fa Morgan è assurdo. E’ questo il leitmotiv dei commenti di queste ore sul “licenziamento” dell’artista da “X Factor”. Vero, verissimo. Che senso ha assoldare il più incontrollabile dei musicisti e poi stupirsi che non riesca a controllarsi o che non si riesca a controllarlo? Ma in questa ennesima brutta storia delle tante che puntellano la vita e la carriera di Marco Castoldi tutti hanno delle responsabilità. In primo luogo lui stesso: perché un conto è atteggiarsi a ribelle, un conto è mostrare platealmente la propria superiorità culturale, un conto è scompigliare la “normalità” musicale degli altri, un conto è battere i compagni-giudici sul piano del linguaggio forbito, ben altro è ricordare a Fedez che è un “depresso”, ben altro è un “vaffa…” ad Ambra, ben altro è accusare gli autori del programma di tramare contro di lui, di far parte di una “lobby” e di favorire gli altri concorrenti.
Però, oltre a Morgan, altre cose sono andate storte in questa edizione. Imputabili a tutti quanti. In primo luogo ai vertici di Sky e della casa di produzione Fremantle: con l’obiettivo di ridare vitalità allo show che negli ultimi tempi si era un po’ spento hanno richiamato Morgan ben consapevoli della mina vagante che si tiravano sul bancone dei giudici. Ma, che importa, avranno concluso, tanto in ogni caso, che faccia uno sfracello o meno, di certo darà brio al programma e agli ascolti, anzi, se poi dobbiamo mandarlo via, attirerà ancora più attenzione. Però, come si pretende da Rai e Mediaset, i vertici di una televisione hanno una responsabilità morale verso i loro spettatori e certi limiti non andrebbero superati. E, questo, ben prima di arrivare al punto in cui una pedina importante dello show sbrocca completamente. Soprattutto perché quella trasmissione è guardata in gran parte dai bambini e dai ragazzi. E che devono pensare quando sentono urla, bisticci, parolacce, insulti, errori clamorosi? Se lo fanno loro - si dicono - perché non lo possiamo fare anche noi?
E questo vale per tutti i protagonisti. Prendiamo Dargen D’amico: qualcuno è in grado di decifrare i suoi commenti, di capire cosa pensa sotto gli occhiali scuri multicolore? Le sue paiono parole sparse al vento di una persona che si è fatta un bicchiere di troppo. E che dire di Ambra che fa la parte della donna offesa, della vittima attaccata da quel maleducato di Morgan invece di affrontarlo sul piano della cultura musicale che - per forza di cose visto che ha fatto un altro mestiere - non ha al pari di Castoldi? E che dire della presentatrice Francesca Michielin, l’altra “brava ragazza” finita sotto le angherie del “matto” che si vuole dare un tono brillante parlando sul palco - giustamente - di “mestruazioni” ma che non riesce a mantenere una guida ferma delle puntate? E che non si ricorda - lei che di mestiere fa la cantante - che Ivan Graziani non può collaborare con Colapesce e Dimartino perché è morto per poi giustificarsi dicendo che si “è espressa di merda?”.
E lasciamo stare Fedez, che si mostra un po’ appannato, ma cui onestamente non si può dire nulla visto il periodo che ha passato.
La sostanza è che questo show pare sia scappato di mano un po’ a tutti: nella foga di ridargli vitalità, gli si è tolta autorevolezza. Ed è un vero peccato perché, invece, aveva imbroccato una bella annata dal punto di vista dei giovani talenti. Tante sfumature musicali, idee, sonorità. Che sono state offuscate dalle follie della squadra dei giudici. Si poteva puntare più su di loro per ottenere uno show limpido e coinvolgente.
Comunque ora, contando quella di stasera, mancano solo tre puntate alla fine di questa edizione. Gli Astromare, unici concorrenti rimasti a Morgan, passano nella squadra di Ambra. E speriamo di assistere a un “X Factor” che si rifaccia almeno in parte allo spirito originale.