Luca Zingaretti fa mea culpa su "Montalbano" e debutta da regista citando Paolo Sorrentino
"Ho scalciato molto, sentivo "Montalbano" come una costrizione. Ora voglio godermi questo film. Ce ne sarà un altro? Non voglio dirlo per scaramanzia: ‘La scaramanzia è una cosa inutile, ma necessaria’, dice Sorrentino”
Luca Zingaretti, dai più conosciuto per aver interpretato Montalbano, esordisce alla regia con il film La casa degli sguardi, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Niente commissari come protagonisti, ma un ventenne, Marco (Gianmarco Franchini), in preda all’alcol e al mal di vivere. Dopo la morte della madre non si è più ripreso.
Un ventenne in preda all'alcol e al mal di vivere
Non ha amici e ha lasciato la scuola. La poesia è il suo unico rifugio. Ma non basta. Il padre tranviere (lo stesso Zingaretti) e il fratello cercano in tutti i modi di stargli vicino, di accudirlo, di impedire che finisca nei guai. Il padre gli trova un impiego all’Ospedale Bambino Gesù di Roma come addetto alle pulizie. È un modo per responsabilizzarlo e distrarlo dalla bottiglia. Qui conosce un gruppo di lavoratori semplici con i quali stringe un legame onesto. Diventano una specie di famiglia a cui può aggrapparsi. Ma in quel luogo il fantasma della morte non lo abbandona, continua inseguirlo e a dilaniarlo dentro.
Zingaretti: Sono uno da spaghetti, pomodoro e basilico
“E’ da anni che coltivavo il desiderio di girare un film da regista”, racconta Zingaretti, “nel 2019 ho diretto tre episodi del Commissario Montalbano perché il regista Alberto Sironi si era ammalato. Mi chiedevo: 'Sarò in grado?' Ne La casa degli sguardi, tratto dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, ci sono tanti elementi che sento miei”. Il cambiamento non ha mai destabilizzato Zingaretti. “Sono una persona curiosa, e il cambiamento non mi ha mai messo paura, anche se sto bene nel mio. Sono uno da spaghetti, pomodoro e basilico tutti i giorni. Ma se mi fai assaggiare qualcosa di nuovo, va bene comunque”.
I giovani d’oggi e il male di vivere
Il film getta uno sguardo sui giovani, un po’ come fa Mani nude con Alessandro Gassmann (leggi qui intervista - recensione). “I giovani oggi devono affrontare il male di vivere molto di più della mia generazione”, dichiara Zingaretti, “il mondo cambia a una tale velocità che i punti di riferimento mutano in continuazione. E il peggio deve ancora venire. Noi non abbiamo fatto i conti con l’intelligenza artificiale, che sconvolgerà le vite e che accellererà ancora di più i meccanismi della nostra esistenza. Invece i meccanismi della politica, che dovrebbero regolamentare l’intelligenza artificiale, vanno troppo a rilento. Non prendiamocela con questa generazione perché ha di fronte delle difficoltà quasi insormontabili”.
Montalbano? “Dovevo godermi di più quell’esperienza. La sentivo come una costrizione”
Luca Zingaretti deve la sua popolarità ai 20 anni trascorsi in tv con Montalbano. “In passato sono stato poco generoso nei confronti di un’esperienza che mi ha dato tanto”, rivela l’attore e regista, “Vent’anni meravigliosi, ma non tutti goduti come avrei dovuto. Ho scalciato molto, sono anche un tipo irrequieto e sentivo quell’esperienza come una costrizione. Ma guardando indietro mi dico che avrei dovuto godermela di più. Ora voglio godermi il presente e questo film”. Ci sarà un’opera seconda? “Mi piacerebbe, ma non dipende solo da me”, afferma Zingaretti, “vediamo che succede. Non voglio dirlo per scaramanzia: ‘La scaramanzia è una cosa inutile, ma necessaria’, dice Sorrentino”.