Lino Guanciale, la fragilità del maschio e l'amore in crisi: "Cosa sono disposto a fare per mantenerlo vivo"
L’attore de Il commissario Ricciardi è protagonista, insieme a Silvia D’Amico, del film L’invenzione di noi due, dal 18 luglio al cinema. Ecco che cosa ci hanno raccontato sull’amore
Lino Guanciale e Silvia D’Amico sono i protagonisti del film L’invenzione di noi due, opera seconda di Corrado Ceron, presentato in anteprima al 70° Taormina Film Festival e nelle sale dal 18 luglio. Milo e Nadia sono sposati da quindici anni. Tra i due qualcosa si è inceppato. Milo è innamorato perso e non si arrende di fronte a una relazione senza più voce. Per ravvivare un amore spento, inizia a scrivere e-mail a Nadia fingendosi un altro. Entrambi si confessano quello che non si erano mai confessati. Sarà sufficiente per riaccendere la fiamma e far risorgere l’amore dalle ceneri?
La forza di mantenere vivo un amore in declino
“Milo e Nadia sono due eroi contemporanei”, commenta Silvia D’amico. “Ci vuole determinazione in amore e un gran desiderio di rimettersi in gioco”, aggiunge l’attore de Il commissario Ricciardi, “quello che rende appassionante questa storia, tratta dal romanzo di Matteo Bussola, sono gli aspetti quotidiani fatti di piccoli cose e di gesti quasi eroici”.
“Non è semplice tenere in piedi un amore in declino”, prosegue Guanciale, “è destino di qualunque sentimento umano subire il passare del tempo. L’importante in una coppia è riuscire a mantenere una certa trasparenza. Milo e Nadia hanno la correttezza di ammettere a sé stessi che il loro amore sta venendo meno”.
Lino Guanciale e Silvia D’amico: “Le cose più pazze che abbiamo fatto per amore”
Nel film Milo si domanda se esiste un modo giusto di amare. Lo chiediamo anche a Guanciale e a D’Amico. “Ognuno ha di fronte a sé la persona con cui si relaziona, non esiste un manuale d’amore”, commenta l’attrice. Invece come riaccendere la scintilla e su qualcosa di pazzo che hanno fatto per amore, ci rivelano. “Non posso confessarlo, ma sono piena di inventiva”, ci dice Silvia. “Anch’io preferisco non rivelare nulla”, ride Lino, “bisogna essere pieni di inventiva quasi tutti giorni, altrimenti la fine è ineluttabile”.
Finalmente si racconta la fragilità dell’uomo
Nel film il personaggio di Milo è un uomo fragile. “Finalmente”, commenta Lino guanciale. È una rarità nel cinema contemporaneo. “Ci fa piacere che venga notato. Questa volta il punto di partenza è la fragilità del maschio, ma non è il focus del film. Sarebbe bello vivere in un mondo in cui il modello naturale di virilità fosse un altro rispetto a quello con cui siamo cresciuti. Proprio in questo aspetto assomiglio a Milo, ed è quella caratteristica che mi ha ha fatto affezionare al personaggio. La fragilità è il motore delle azioni e non la pulsione da mettere apposto le cose da uomo che, finalmente possiamo dirlo, non vuol dire nulla”.
Lino Guanciale e l’amore “per sempre”
Credete nell’amore eterno. “È complicato, ma sì, ci credo”, risponde Guanciale, “poi c’è da costruire un castello, un’autostrada; c’è da scavare un mare che va ricoperto ogni giorno”. “Io sono una catastrofista di natura, spesso penso di non crederci, poi però ammetto a me stessa di crederci”, conclude Silvia D’Amico.