Cancro alle ossa, abusi del fratello: tutte bugie. La storia shock della sceneggiatrice di Grey's Anatomy
La vicenda di Elisabeth Finch diventa una serie crime: il cancro alle ossa, gli abusi sessuali subiti, il disturbo da stress post traumatico erano tutti falsi e diventavano temi della popolare fiction

Elisabeth Finch - Foto Ansa
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Una rara forma di cancro alle ossa, un disturbo da stress post traumatico conseguente alla perdita di un amico in una sparatoria di massa, e poi gli abusi subiti da parte del fratello a cui - dopo un tentativo di suicidio - ha dovuto staccare la spina. Basta come carico di sfortuna per una sola esistenza? No, mettici pure l’asportazione di un rene e alla fine l’altarino crolla. Infatti era tutto finto ma il sistema di bugie a incastro che Elisabeth Finch, ex sceneggiatrice di Grey’s Anatomy, aveva messo su è durato fino al 2022 quando è stata licenziata in seguito a un’indagine interna della popolare fiction. Intanto la serie di false «sfortunate vicende» con le quali ha cercato di impietosire mezzo mondo, erano diventate vera fiction perché questa donna, un vero genio del male, le trasformava in materiale narrativo per la serie tv Grey’s Anatomy.
La nemesi di Elisabeth Finch
La vicenda di Elisabeth Finch è però diventata una serie crime: una vera nemesi per una bugiarda seriale essere la protagonista di caso cronaca in cui vengono svelati i suoi inganni. Debutta in esclusiva su Sky Crime Lies Anatomy, la docu-serie in tre episodi che svela l'incredibile storia dell’ex sceneggiatrice di Grey's Anatomy che ha ingannato Hollywood con una vita interamente inventata. Dal 31 marzo, ogni lunedì alle 22:00, Sky Crime racconta la vicenda della donna che ha trasformato presunte esperienze personali - dalla lotta contro il cancro agli abusi subiti - in toccanti sceneggiature per una delle serie tv più amate al mondo.
La fiducia dei colleghi tradita
Una narrazione che ha conquistato la fiducia di colleghi e pubblico, prima di rivelarsi una colossale menzogna. Lies Anatomy (titolo originale Anatomy of Lies, 3x60') esplora i meccanismi della manipolazione e dell'inganno nell'industria dell'intrattenimento, sollevando interrogativi sul confine tra narrazione creativa e falsificazione della realtà. La serie, attraverso testimonianze esclusive e documenti inediti, rivela come Finch sia riuscita a mantenere la sua elaborata finzione, ingannando anche i più stretti collaboratori di una delle produzioni televisive più importanti al mondo.
L’esordio e l’inizio delle menzogne
Finch era un’aspirante scrittrice con esperienze in serie come True Blood e The Vampire Diaries, ma desiderava disperatamente un lavoro come autrice nella sua serie preferita: Grey's Anatomy. Allora si inventò una storia e raccontò a un settimanale la sua lotta contro un condrosarcoma (un cancro alle ossa). Riuscì così a catturare l’attenzione di Shonda Rhimes, la potentissima produttrice proprio di Grey's Anatomy. Elisabeth Finch venne assunta nel 2014 e poi arrivò a diventare co-produttrice esecutiva, lasciando un segno nella narrazione della fiction soprattutto per il personaggio interpretato da Debbie Allen alla quale - guarda caso - a un certo punto è stato diagnosticato un condrosarcoma terminale.
Bugie sempre più articolate
Ma una volta entrata nel mondo delle bugie a tema sanitario, Elisabeth Finch, iniziò a parlare apertamente di altre sfortune come la perdita di un amico nella sparatoria di massa (2018) in una sinagoga di Pittsburgh e il conseguente disturbo post-traumatico da stress sviluppato per aver dovuto «ripulire» i resti dell’amico morto. Un disturbo che l’avrebbe portata in terapia e durante quelle sedute avrebbe scoperto che suo fratello aveva abusato di lei da bambina. Il fratello però, tentò il suicidio e proprio a lei toccò staccare la spina perché il fallito tentativo di suicidio lo aveva lasciato cerebralmente morto.
La chemioterapia inventata per non farsi licenziare
Contemporaneamente la donna dichiarava di doversi sottoporre a chemioterapia e quindi a ripetute rasature della testa. Strategia, questa, elaborata anche per evitare il ridimensionamento del suo ruolo visto che le sue sceneggiature non erano più soddisfacenti. Ma, come si fa a licenziare una persona con il cancro? Alla fine, però, il suo castello di menzogne è diventato troppo alto ed è crollato sotto il peso della finta compassione che cercava di ispirare negli altri. Ora, proprio in concomitanza con il debutto del documentario negli Usa, la bugiarda seriale ha scritto un post di scuse: «Mi spiace sono parole minuscole rispetto a quanto ho fatto, eppure sono le più sincere». Difficile che venga creduta.