La donna che si fotografò nel bagno di Hitler con gli stivali sporchi del fango di Dachau: Kate Winslet è Lee Miller

"Preferisco fare una foto che essere una foto": la storia incredibile della più grande fotografa della storia arriva al cinema. Fosse stata un uomo l'avremmo studiata nei libri di scuole. Ma come capita alle figure femminili anche lei è stata per troppi anni vittima dell'oblio

di Claudia Sarritzu

Irriverente come solo le donne che hanno sfidato pregiudizi e divieti in ogni epoca e in ogni parte del mondo. Coraggiosa come solo chi, per seguire una passione, arriva a farsi mandare in guerra pur di realizzare il suo sogno. Forte come solo chi, dopo aver visitato l'inferno, è riuscita a non farsi risucchiare dall'orrore ma a trasformare ciò che ha visto in un tributo alla Storia e alle sue vittime. Lee Miller (1907-1977) è stata tante donne, ha avuto tante vite. Modella di successo, la Donna nuova del Novecento libera e determinata. Fotografa surrealista nella Parigi degli anni Trenta. Corrispondente di guerra lucida e profonda negli scatti dai lager. Ma anche una grande viaggiatrice, bravissima cuoca, lo sa bene Picasso, spesso suo ospite. Oggi finalmente la più grande fotoreporter del mondo di sempre arriva nelle sale interpretata dalla meravigliosa e talentuosa Kate Winslet. Il film si intitola Lee e lo vedremo in autunno (il 27 settembre). Se molte e molti giovani la scoprono solo oggi è perché questa gigante della fotografia era donna. Fosse stata un uomo l'avremmo studiata nei libri di scuole. Ma come capita alle figure femminili anche lei è stata oscurata, per troppi anni vittima dell'oblio. Questo film finalmente la farà conoscere a tutti. 

"Preferisco fare una foto che essere una foto"

La sua storia incredibile inizia quasi per caso, dopo l'incontro fortuito con Condé Nast proprietario della casa editrice di Vogue che la salvò dal finire sotto un’auto a Manhattan e subito dopo la presentò al caporedattore Edna Woolman Chase. Finita la sua esperienza nella moda decide di dedicarsi alla sua vera passione. Va dunque a Parigi per studiare fotografia con Man Ray, così da diventarne amante e musa. Entrerà nell'olimpo della fotografia quando durante il secondo conflitto mondiale guerra sarà la corrispondente di guerra di British Vogue. I suoi scatti sono eroici, perché tante volte rischiò la sua vita. Testimoniò l'assedio di St Malo, la liberazione di Parigi e l'apertura di Dachau. Per tutta la vita soffrì di depressione a causa di violenza subita da bambina durante una visita agli amici dei suoi genitori a Brooklyn.

La foto più famosa

Prima che una giornalista era stata un'artista e l'impronta originale non la abbandonò più. Entrò tra i primissimi nei campi di sterminio. Così iniziò a fotografare pensando alle parole del generale Eisenhower: “Che si abbia il massimo della documentazione possibile, che siano registrazioni filmate, fotografie, testimonianze, perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo”. E così immortalò baracche, recinzioni elettrificate, forni crematori, camere a gas, montagne di vestiti dei prigionieri, accatastate insieme alle povere cose che avevano portato con loro nell’ultimo viaggio. Poi una massa confusa di ossa di cadaveri, che i carcerieri non avevano fatto in tempo a distruggere. Poi le toccarono i vivi che però sembravano anche loro morti. Scheletri viventi, fantasmi. Uomini e donne trasformati in automi, con sguardi privi di vita. Invia i rullini scattati alla redazione di Vogue. Nel telegramma c'è scritto: “Credetemi, è tutto vero”.

Arrivata a Monaco di Baviera col collega David Scherman, fotografo di Life Magazine, raggiungono il comando del 179° reggimento del 45° Corpo d’Armata americano, installato in un palazzo al numero 16 di Prinzregentenplatz. Era stato l’appartamento di Adolf Hitler, il suo famoso “nido d’aquila”. Dopo aver visitato tutta la casa entrano nel bagno. Non ci pensa due volte. Si toglie gli stivali, ancora sporchi del fango dei lager e li lascia proprio sopra quel tappetino immacolato insieme divisa dell’esercito americano, coperta della polvere raccolta nei mesi della sua guerra. Sistema sul bordo della vasca un portaritratti con l’immagine di Hitler in uniforme e la statuetta in marmo di una dea greca sul mobiletto vicino. Poi si immerge nell’acqua tiepida per ‘lavare via tutto lo sporco di Dachau’.

Il film

Lee è un biopic diretto da Ellen Kuras e tratto dal libro The Lives of Lee Miller, scritto dal figlio Anthony Penrose. Lee Miller, interpretata da Kate Winslet è una ex modella statunitense di Vogue. Ma la sua grande passione è fotografia fin dall’infanzia. Così dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale decide di partire per l’Europa in veste di fotoreporter proprio per la celebre rivista per cui prima invece posava. Documenterà per prima le atrocità della guerra e mostrerà il vero volto della Germania nazista. Con i suoi scatti farà scoprire al mondo intero i crimini perpetrarti nei confronti degli ebrei e delle minoranze nei campi di concentramento.
La giornalista produrrà un enorme archivio tra foto e appunti lasciando un’inestimabile testimonianza di quel periodo durissimo in cui lei stessa dovrà fare i conti con alcune verità del suo passato. Nel film si affronta anche il rapporto fra la Miller e suo figlio Antony Penrose, che diventò anche lui fotografo e che è interpretato da Josh O'Connor, al momento nelle nostre sale in Challengers. Gli altri interpreti del film sono Marion Cotillard, nei panni della direttrice di Vogue Solange D'Ayen, Andrea Riseborough, nel ruolo della giornalista Audrey Withers, Andy Samberg nella parte del fotogiornalista David Scherman, e Alexander Skarsgård nelle vesti di Roland Penrose, il marito di Lee, uno storico e campione del movimento surrealista.

Kate Winslet innamorata di questa storia 

"Lee Miller è stata una vera esplosione di vitalità estrema, una donna che ammiro moltissimo: sono davvero felice di interpretarla. Un’amante profonda, una pensatrice coraggiosa, modella in copertina per Vogue, corrispondente di guerra, icona, madre... Spesso vista attraverso gli occhi di un uomo, è stata descritta come una bellezza ribelle e sfacciata, e per questo a volte le sue gesta coraggiose sono state dimenticate. Era una donna che sapeva assaporare la vita fino in fondo. E sotto un’apparenza brillante si nascondevano anche storie difficili e profonde che nascondeva alle persone che amava. Ha dato al mondo una versione completamente inedita delle atrocità della guerra, mentre cercava il suo personalissimo punto di vista”.