Karla Sofia Gascon: “Ecco la verità su quei tweet razzisti. Vivo ancora con mia moglie”

«Sono caduta in una trappola. Mi hanno messa in mezzo attribuendomi tutto quello che odiavo»: dichiara l’attrice che è stata candidata come migliore attrice protagonista ma ha subito l’ostracismo generale dopo le accuse di un passato da razzista

Foto Ansa e di scena tratte da "Emilia Pérez"

di Redazione

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Karla Sofía Gascón è stata tanto vicina all’Oscar da poterlo sfiorare ma la statuetta, e il consenso che quel premio accompagna, sono svaniti in poche ore mentre le luci di Hollywood le rovinavano addosso. Oggi che è a Roma per registrare una puntata di Paradise, il programma di Pascal Vicedomini in onda venerdì a mezzanotte su Rai2, e giovedì sarà a Torino per il festival sui temi Lgbtqi+, racconta la sua verità sulla notte degli Oscar, in cui lei era favorita per l’interpretazione in Emilia Pérez, e sarebbe stata la prima attrice transgender a vincere la statuetta.

Le accuse terribili

Il racconto fatto al Corriere della Sera inizia dallo sconforto dopo le accuse che le sono state rivolte: «Mi sono sentita abbandonata. Ho pensato di cambiare mestiere e di smettere col cinema». Sul suo conto emersero dichiarazioni del passato in cui aveva offeso musulmani e cinesi, deriso George Floyd, ucciso dalla polizia, definito un drogato truffatore. «Nunca - risponde lei - mai detto quelle cose. Sono stata vittima dell’odio per ciò che io rappresento. Sui social avevano rubato il mio nome. Sono stata zitta per tanto tempo, perché non sarei stata creduta, qualunque cosa avessi detto l’avrebbero strumentalizzata. Perfino qualche amico è venuto da me e mi ha detto, dai, Karla, a me puoi dirlo, confessa... Ero disarmata».

La sua replica alle accuse di razzismo

Ma la domanda più ovvia, quella che hanno fatto tutti, “Chi è stato?”, è anche quella cui Karla Sofía Gascón non sa rispondere: «Se vuole un nome non ce l’ho, è l’epoca dei fake, possono essere stati politici, fanatici. È un problema sociale, molta gente pensa che una donna biologica non debba competere con me. Qualcuno può provare che abbia pronunciato quelle parole, quegli insulti? Posso avere imprecato, detto vaff... e per quello mi scuso. Ma non sono certo razzista. Mai detto cose cattive».
Un complotto ordito contro di lei quindi? «Sono caduta in una trappola. Mi hanno messa in mezzo attribuendomi tutto quello che odiavo. Dobbiamo imparare dalla diversità, a tanti piace sentirsi dire come vivere, seguire l’onda è più facile».

Scaricata dallo showbiz

Ma sembra che davvero in pochi abbiano creduto alle sue repliche e anche Audiard, il regista, non voleva parlarle, ha detto che è autodistruttiva. «L’ho letto sui giornali. A me, in una conversazione privata, ha detto altre cose». Nessun aiuto dal mondo dello spettacolo? «In tanti mi hanno sostenuta. Comunque, il mondo del cinema è un riflesso della società. E la società è ipocrita. Potevano attaccarmi quando ho vinto a Cannes, invece hanno aspettato il picco della popolarità. Voglio pensare che i membri dell’Academy siano onesti».

Le continue minacce

Che vita è la sua ora? Riceve minacce? «Le ricevo da quando, nel 2018, ho compiuto la transizione. Guardi questo messaggio, mi è appena arrivato: devi morire come un cane, eri un uomo. C’è chi mi vede come la strega del medioevo sul rogo... Avevo un’agenda piena di progetti, ne ho ancora ma è come se guidassi l’auto in prima, è tutto rallentato». Ma la vita di Karla Sofía Gascón continua: «Vivo felicemente con mia moglie, Maria Luisa, stiamo insieme da quando io avevo 19 anni e lei 18. Abbiamo una figlia adolescente, Vittoria, splendida, che non ha conosciuto il bullismo a scuola. Sono due persone aperte, generose, durante il Covid abbiamo lasciato il Messico e siamo tornate in Spagna».

Il rapporto con la moglie e la figlia

Che una persona conservi un legame matrimoniale dopo una transizione di genere è qualcosa di eccezionale. «Mia moglie all’inizio si arrabbiò di brutto, poi mise tutto sulla bilancia, si re-innamorò di me come persona, non fisicamente. Ci si deve innamorare di chi siamo veramente, è la mia speranza per chiunque. Vittoria fu al mio fianco dall’inizio. Il problema dei figli sono gli adulti». Forse è più difficile con i genitori: «Papà lavorava come rilegatore, mamma casalinga. Erano preoccupati di quello che pensavano gli altri. Io a 4 anni già sapevo dentro di me di essere femmina. Giocavo a calcio e non mi piacevano le bambole, ma questo non vuol dire nulla».

Karla Sofía Gascón madrina Lovers, festival Lgbtqi+

L'attrice sarà la madrina della quarantesima edizione di Lovers, il festival sui temi Lgbtqi+, diretto per il sesto anno da Vladimir Luxuria, che si aprirà giovedì 10 aprile alla Mole Antonelliana, simbolo di Torino e sede del Museo del Cinema. Durante la serata inaugurale, la pluripremiata attrice dialogherà con la direttrice Vladimir Luxuria che le ha prestato la voce con il doppiaggio della versione italiana. "Negli Stati Uniti - ha detto Luxuria - la comunità transessuale è in forte apprensione perché è sotto attacco. L'american dream è finito, sta diventando l'american nightmare. Un incubo. Anche se è un periodo in cui c'è poco da festeggiare noi vogliamo emergere, come dice il tema del festival To emerge, rispetto a chi ci vuole confinare negli abissi dell'emarginazione, dell'invisibilità, della solitudine. Ed emergiamo anche attraverso la cultura e il linguaggio dei film". Negli 8 giorni di Lovers - il più antico festival italiano sui temi Lgbtqi+ (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali), fondato da Giovanni Minerba e Ottavio Mai - sono in programma al cinema Massimo di Torino 70 film da 26 Paesi.

09/04/2025
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