"Il Gattopardo", perché è cambiato il finale della serie tv. Le differenze col romanzo di Tomasi di Lampedusa e col film di Visconti

Grandi polemiche sulla serie Netflix del “Gattopardo”, tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. C’è chi rimpiange la perfezione formale del film di Visconti, chi trova la serie più contemporanea. Ma è il finale che ha suscitato un vero putiferio, così diversa dal romanzo

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di Gabriella Carmagnola

Grandi polemiche sulla serie Netflix del “Gattopardo”, tratto dal romanzo storico di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. C’è chi rimpiange la perfezione formale del film di Visconti, chi trova la serie più contemporanea. Ma è il finale che ha suscitato un vero putiferio, così diversa dal romanzo.

Cosa succede nel finale del romanzo

Nel finale del libro, quando ormai il principe è morto, le tre figlie, ormai settantenni, sono alle prese con le reliquie della cappella di famiglia, dichiarate false. E mentre Angelica organizza la festa dei 50 anni dalla spedizione dei Mille, Concetta guarda il quadro del padre, pochi centimetri di tela. Non sente niente se non vuoto. Prova solo malessere nel vedere la pelliccia polverosa dell’amato cane, che fa gettare nell’immondizia.

Cosa succede nel finale del film di Visconti

Nel film di Visconti il principe, dolente, si rivolge a una stella in cerca di un punto fermo, definitivo. Mentre il sindaco, cinico, guarda i due giovani sposi in carrozza e commenta soddisfatto che un bel matrimonio tra i due era proprio quello che ci voleva. Per il bene della Sicilia, ovviamente.

Cosa succede nel finale della serie ttv di Netflix

La serie Netflix invece stravolge la prospettiva, ne cambia il finale, lo rende più moderno, meno pessimista ma molto diverso: il Principe in punto di morte affida alla figlia Concetta il compito di prendersi cura degli affari di famiglia. E’ lei che ha in mano il futuro.

La recensione del romanzo "Il Gattopardo"

"Una casta di nuovi ricchi, volgari, ignoranti eppure vincenti. Una nobiltà decaduta di fronte alla scelta di adeguarsi o ritirarsi. Un amore appassionato che si mescola agli interessi economici. La politica che richiede cinismo e non solo ideali. Anche di questo parla “Il Gattopardo”, (1958) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, prima rifiutato da tutti i grandi editori e poi pubblicato subito dopo la morte dell’autore. È stato il primo best seller italiano, un successo da centomila copie. Sicilia, fine dell’800, spedizione dei Mille di Garibaldi. È la fine dei Borboni e dell’aristocrazia nobiliare: si vota l’annessione della Sicilia all’Italia. Il principe di Salina, don Fabrizio, chiamato il Gattopardo per via del suo stemma, capostipite di una nobiltà in declino, sa che i cambiamenti sono inarrestabili. Sogna per il nipote Tancredi un futuro brillante, ma gli manca il denaro: un matrimonio potrebbe servire.

Tancredi invece cavalca il nuovo che avanza: si arruola nei Mille e cita la famosa frase: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Tancredi subisce il fascino prorompente di Angelica, la figlia del sindaco, cafone arricchito che si presenta dal Principe per chiarire la dote che avrebbe dato alla figlia: “La volgarità ignorante gli sprizzava da ogni poro; malgrado ciò i suoi due ascoltatori furono sbalorditi” da tanta opulenza ostentata. Angelica, bellissima, di una sensualità prorompente, grazie al suo fascino esuberante e alla sua intraprendenza vincerà ogni resistenza del Principe, che, anche lui ammaliato, accetterà il matrimonio con il nipote. Ma non cederà alle lusinghe della politica, che gli offrirebbe un posto nel nuovo Parlamento.

Il film di Luchino Visconti, del 1963, con Alain Delon, Claudia Cardinale, Burt Lancaster è un indubbio capolavoro che esalta la classe della nobiltà in decadenza. Il libro però, in più, ha la forza del dettaglio, delle riflessioni e dell’ironia sui nuovi ricchi. Non ci si può fare nulla, lo sapevano anche nella famiglia di Tomasi di Lampedusa: mentre leggevano insieme il libro che stava scrivendo, tutti i parenti ridevano dei personaggi descritti. I cambi di epoca avvengono anche così. 

 

La recensione è tratta dal libro di Gabriella Carmagnola, “Siamo tutti Madame Bovary”, 2024, Guida Editori