"Gli spettatori vanno presi a schiaffi": Pirandello e le “sue” donne, la moglie travolta dalla follia e la musa

Valeria Bruni Tedeschi, nei panni della moglie del grande letterato, e Federica Luna Vincenti in quelli della musa raccontano la grande sfida, vinta, di Michele Placido in "Eterno visionario"

di Andrea Giordano

“Gli spettatori vanno provocati e presi a schiaffi”, lo disse Luigi Pirandello. Ed ora Michele Placido lo racconta. Il titolo del suo ultimo film Eterno visionario (visto alla Festa del Cinema di Roma, in sala il 7 novembre distribuito da 01 distribution, ndr), parla proprio del grande scrittore, drammaturgo e poeta, interpretato qui da Fabrizio Bentivoglio, visto però in un momento preciso, a partire dal 1934, quando andò a ritirare il Premio Nobel per la Letteratura, e in alcuni momenti, incontri, chiave. Una grande opera narrativa, che oltre a raccontare una parte della sua esistenza, si intreccia inevitabilmente, in maniera diversa, con due donne. Da un lato, la moglie, Antonietta Portulano, che gli diede tre figli, Stefano, Fausto, Lietta, travolta dalla follia, rinchiusa in un ospedale, e dall’altro la grande musa, Marta Abba, incontrata quando lei aveva 25 anni e lui 58, con la quale visse una relazione di lavoro e d’amore, seppur platonico.

La moglie travolta dalla follia e la musa

Ad interpretarle, rispettivamente, sono Valeria Bruni Tedeschi, e Federica Luna Vincenti, moglie e compagna nella realtà del regista, co-produttrice della pellicola, bravissima qui a recitare e, da co-produttrice, a trovare i finanziamenti. Sono loro a fare la differenza, a marcare il terreno di una storia che, inevitabilmente, le mette in luce, contrapposte.

Federica Luna Vincenti: "Oggi più che mai serve prendere a schiaffi"

“Provocare è stimolante, e crea un cambiamento”, c’ha detto Federica Luna Vincenti. “È bello quando c’è gente in ascolto che invece ama essere provocata. Oggi, più che mai, serve prendere a schiaffi, in senso artistico. Ma poi, aggiunge, “immaginare storie e metterle in pratica è complicatissimo», dice proprio la Vincenti. Cercare 11-12 milioni di euro sul mercato italiano è molto difficile, perché per realizzare film di questo tipo c’è uno studio che dura quasi due anni. Era un progetto complesso dal punto di vista tecnico, non solo per gli effetti speciali, ma anche per i tantissime teatri, i costumi noleggiati in tutto il mondo, le scenografie. Avevo lasciato il teatro, non riuscivo con la produzione a conciliare con la recitazione. Poi, due settimane prima del film, l’attrice che doveva interpretare Marta Abba (Miriam Leone, ndr) era incinta, quindi sono entrata a sostituirla. Io entro sempre per sostituire qualcuno, nella vita è così. Questo personaggio, però, mi ha ricordato l’inizio della mia storia con Michele. Pirandello fu folgorato da questa donna, in un rapporto simbiotico, nel quale entrambi hanno attinto energie vitali, ma è grazie a lei se lui ha scritto delle bellissime opere. Nove-dieci anni importanti, fino all’epilogo famoso nella notte sul Lago di Como. Qui io mi sono ispirata a Mariangela Melato, lei era capace di poter rappresentare tutto". 

Valeria Bruni Tedeschi: "La sfida era non fare la pazza"

Dall’altra parte c’è appunto Valeria Bruni Tedeschi, magnifica nella parte della moglie di Pirandello. “La sfida era non fare la pazza”, racconta. “Io avevo delle verità da dire, delle emozioni da vivere. La mia sfida era quella di non strafare, ma di essere. Antonietta aveva una pazzia implosa, mentre grazie a questa sceneggiatura ho scoperto che la sua pazzia è esplosa, senza argini, la stessa, ma trasformata con gli anni. Riesce a dire tutto, disturba, dunque la mettono all’ospedale. Una cosa mi tocca: come la follia ci spaventi, è lo specchio di quello che siamo. La frase di Pirandello sul pubblico? “La sento contemporanea anche oggi, anche perché il politicamente corretto ha invaso la società, il mondo dell’arte, del cinema, bisogna essere scorretti, in questo senso, e dire delle verità, mettere ossigeno, disubbidire al pensiero unico che ormai è diventato come un terrorismo”.