Giovanna Mezzogiorno diventa scrittrice e spiega le regole del gioco del cinema. “Figli? Io li educo così”

L'attrice si dà alla scrittura. L’occasione arriva da "Ti racconto il mio cinema" (edito da Mondadori): un viaggio personale di parole ed esperienze di un mondo che lei conosce bene

Giovanna Mezzogiorno

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Giovanna Mezzogiorno mescola esperienza e vissuto, e diventa scrittrice. L’occasione arriva da Ti racconto il mio cinema (edito da Mondadori): un viaggio personale di parole ed esperienze, ricordi, per raccontare il dietro le quinte di un mondo che lei conosce bene, il cinema, e che ha imparato ad affrontare da attrice fin da giovanissima.

Una donna senza maschere

La incontriamo alla 54esima edizione Giffoni Film Festival, il luogo speciale che il grande regista e padre della Nouvelle Vague francese François Truffaut in tempi non sospetti definì “il più indispensabile di tutti”, perché fatto da, e per i giovani. Una manifestazione, quest’anno il tema cardine era “L’illusione della distanza” che dall’inizio vive all’insegna di un’atmosfera magica, difficile da descrivere se non si è lì, in cui oltre ad alternarsi incontri-rivelatori, le grandi star, le anteprime, conversazioni illuminanti, si percepisce il cambiamento, la voglia di imparare e anche buttare via la maschera. E Giovanna Mezzogiorno è una donna che di maschere non ne hai mai messe, si è esposta, anche da regista, dirigendo un significativo cortometraggio, Unfitting, che parlava di body shaming, lo stesso da lei subito.

Foto Ansa

Ma è nei suoi ruoli così diversi che ha saputo tradurre emozionalmente chi impersonava, portando ogni volta qualcosa di più, la sua personalità, la sua forza, la sua preparazione risultando lei stessa all’avanguardia, d’esempio. Donne libere, anche nel cambiare idea riguardo al proprio destino, di sognare e combattere, da Il viaggio della sposa di Sergio Rubini (glielo ricordiamo durante l’intervista, era il 1997), fragili. Donne capaci, però, di non arrendersi alle circostanze, di denunciare e farsi sentire, come Ilaria Alpi, giornalista uccisa a Mogadiscio, Ida Dalser, compagna rinnegata da Mussolini in Vincere di Bellocchio, Silvia Tortora, Fermina Urbino, figura chiave ne L’amore ai tempi del colera tratto da Marquez, riuscendo a dar voce ad altre parole, quelle Natalia Ginzburg, Emily Dickinson e Alida Valli.

La dedica ai lettori

C’è una piccola dedica che faccio ai lettori, ovvero di non smettere di dare importanza alla carta stampata e a quello che può essere il suo inestimabile valore”, ci racconta l’attrice, parlando del suo ultimo libro.

“Credo che la curiosità dei ragazzi sia un po’ minata dai social, del cellulare, di Internet, e questo fa un po’ paura. Con questo libro, che non è assolutamente autobiografico, dove cito me, ma per spiegare delle cose più tecniche che altro. Quello che mi piacerebbe fare è far capire il valore del lavoro. Oggi, ripeto, tutto sembra facile e fruibile, immediato. Il vero lavoro continua a non essere così, richiede dedizione, ci sono squadre di persone dietro a delle scene, infatti i titoli di coda di un film sono così lunghi per questo. Se io sono qui a parlare con voi, è perché centinaia di altri hanno lavorato prima di me, per fare in modo che io potessi fare quello che ho fatto”

Tra regole e insegnamenti

“Ho imparato tantissimo e ogni volta da qualcuno di diverso, ogni regista mi ha insegnato qualcosa, ogni attore con cui ho lavorato, ogni troupe. Detto ciò io non seguo nessun metodo di preparazione, ci sono due regole, essere pronti, concentrati, e avere una memoria di ferro sulle battute, dopodiché bisogna essere aperti a quello che può succedere, qualcosa imprevedibile, non bisogna, almeno io non lo faccio, sapere come andrà la scena, lo so quando è finita”.

“Ai miei figli dico...”

“Penso di aver comunicato al pubblico che mi ha seguito, o ha visto i miei film, una certa lealtà di scelta, un’etica, e credo che questo si percepisca. I miei ragazzi hanno 12 anni, sono ancora piccoli, ma quello che cerco di insegnargli è appunto il valore dell’etica, il rispetto per il lavoro, che è sempre duro e faticoso, e che, almeno nel cinema, non si può mai discernere dagli altri. Il libro vuol dire anche questo”.

26/07/2024
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