Francesca Fialdini come Lilli Gruber e Bianca Berlinguer? La politica in tv e l'appello alla Rai: "Mi piacerebbe tantissimo"

"Lo ammetto, a volte per strada, davanti a chi mi riconosce, nego di essere me stessa. Quello che mi interessa è il cuore delle persone. Ecco perché non chiedo mai alle donne se sono sposate e vogliono figli"

di Cinzia Marongiu

“Lo ammetto, sono colpevole. Mi è successo più di una volta di essere fermata per strada da qualcuno che, anche in maniera affettuosa, mi chiedeva se fossi davvero io e io invece ho negato di essere me stessa. E l’ho fatto non perché volessi essere scortese ma perché la popolarità è solo un aspetto del mio lavoro. Non va bene mettersi sul piedistallo, è una cosa che mi fa davvero paura. Il messaggio è altro”. Francesca Fialdini è un caso unico nella tv italiana, antidiva pur essendo molto bella, di certo preferisce osservare piuttosto che essere osservata. E davanti ai grandi risultati delle sue tre creature televisive, a cominciare da “Da noi … a ruota libera”, programma nel quale credevano in pochi quando è stato battezzato tre anni fa e che invece ogni domenica su Rai1 raggiunge punte del 18% di share, Fialdini non solo non gonfia l’ego ma immerge ancora più testardamente la testa nella preparazione chirurgica delle sue interviste e degli approfondimenti. Una secchiona? Sì, ma solo perché crede davvero in ciò che fa e non lascia nulla al caso. D’altra parte i tre programmi che porta avanti da qualche anno (oltre a “Da noi a ruota libera” ci sono “Le ragazze” e “Fame d’amore”) la rispecchiano nella determinazione a essere testimone, a sviscerare problematiche sociali come anoressia e bulimia e a scovare ciò che ognuno dei suoi interlocutori, famoso o sconosciuto che sia, porta dentro il cuore: “Alle donne non chiedo mai perché non si sono sposate o perché non hanno figli, così come agli uomini non chiedo della loro vita sentimentale. Il fatto è che non me ne importa niente. Io cerco altrove, è l’anima che mi interessa”, rivendica mentre le viene consegnato l’Italian Tv Awards, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma, come eccellenza televisiva.

Foto Ansa e Instagram

Un talk politico? Mi piacerebbe tantissimo

 Insomma, Francesca Fialdini non ha nessuna intenzione di fermarsi e punta decisamente in alto. Magari a diventare la nuova Lilli Gruber o Bianca Berlinguer. Così quando nella videointervista che ci ha concesso le chiediamo, quasi provocatoriamente, se le piacerebbe condurre un programma di attualità politica, esplode in un sorriso: “Non ti lascio neanche terminare la domanda. La risposta è sì, mi piacerebbe tantissimo. Ci sono talk show e colleghi che hanno un’esperienza molto più grande della mia e lo fanno con un piglio e una preparazione che magari io non ho. Però la tv”, rilancia, “è anche velocità di pensiero, capacità di raccogliere la provocazione e di farla rimbalzare. E la politica, il modo di farla e il linguaggio che si usa sono lo specchio del nostro paese. Quando incontro dei ragazzi nelle scuole chiedo sempre: “Avete fatto caso che cosa è mancato nelle ultime campagne elettorali?”. La risposta è i giovani, sono spariti dall’agenda politica. Ecco, già partire da qui significa cominciare a mettere in ordine le cose perché quelli che dovrebbero essere i primi della lista, spesso non compaiono nemmeno”. Chissà se in Rai qualcuno ascolterà questo appello e vorrà mettere alla prova il suo garbo e la sua determinazione nell’infuocato agone politico.

Sto imparando a essere un po' più libera e a mettermi meno paletti

 Intanto Fialdini continua a curare i suoi programmi tv come tre figli: “Anche se diversi, sono tutti imparentati. Sono progetti dove mi posso riconoscere, dove posso portare un pezzo di me e le cose in cui credo. Il mio modo di vedere le persone, la loro umanità. Perché alla fine a me l’interesse giornalistico nasce dalla passione per le persone. Siamo tutti mondi diversi e quindi per fortuna non si finisce mai di raccontare questi mondi che possono essere piccolissimi eppure speciali”.

Quando non rispondo al telefono

E lei, super riservata, si lascia andare a una confessione personale: “Sto imparando a essere un po’ più libera. Siamo sempre pieni di paletti, di paure. La paura di non farcela, di non essere all’altezza, siamo pieni di pregiudizi, di stereotipi. Non ci avviciniamo agli altri perché abbiamo paura del giudizio o perché non sappiamo più nemmeno parlare. Abbiamo perso l’abitudine al contatto umano. Sai quante volte, lo ammetto, non rispondo al telefono? Ecco questo mestiere mi tiene con i piedi per terra, a contatto con tante persone e mi aiuta a crescere”.