L'attrice che ha vinto il David di Donatello e la fissazione per Monica Vitti: "Quel suo monologo che ho nel cuore"

Fotinì Peluso, nata nel 1999, è oggi al cinema con il film "La treccia". In questa video intervista rivela sogni e fissazioni

Fotinì Peluso

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Con Fotinì Peluso le interviste cominciano prima che la telecamera si possa accendere: è un modo per conoscersi un attimo di più, parlando anche di quotidianità, segni zodiacali, animali domestici, scelta dei colori nell’abbigliamento. Si ride, lei è sempre radiosa, piena di energia, ha uno sguardo pieno di vita, e lo trasmette a chi le è accanto. La incontriamo all’ultimo Bardolino Film Festival, diretto da Franco Dassisti, dove le è stato assegnato il Premio Scintilla, in quella che è a tutti gli effetti si presenta come una location suggestiva (lungo il Lago di Garda), e nella quale ritrovare registi e addetti ai lavori, o attrici-simbolo di una generazione Z, contese anche dalla moda e le riviste. Proprio come lei.

Il suo nome vuol dire "Luminosa"

Il suo nome, che in greco vuol dire “luminosa” (lei lo è per via della madre) la riflette però nella sua normalità di ragazza, e di attrice appunto in ascesa, che così vorrebbe comunque rimanere, senza colpi di testa o smania di protagonismo. Forse è questo il suo talento migliore: affrontare i ruoli con assoluta naturalezza e onestà. E a scorrere i titoli finora affrontati c’è comunque di cui impressionarsi: dal debutto grazie a Francesca Archibugi in Romanzo famigliare, e che l’hai diretta anche nel corale Il colibrì, al recente 10 minuti di Maria Sole Tognazzi, passando per le serie, La Compagnia del Cigno, Greek Salad, e chiaramente il successo di Tutto chiede salvezza diretto da Francesco Bruni, che tornerà dal 26 settembre su Netflix, presentato in anteprima al prossimo Giffoni Film Festival.

Il rapporto con i premi

“Enorme fierezza, mi inorgogliscono”, ci racconta. “Questo, il David di Donatello tra le rivelazioni, il Nastro d’Argento. Spero profondamente di non deludervi, ma forse vi siete solo illusi”, scherza. “È una spinta a fare sempre di più, ma se potessi essere sempre una rivelazione mi piacerebbe tantissimo, quindi spero di restare così, in generale. Non devono essere l’unico obiettivo del nostro lavoro, è un po’ difficile rimanere centrati e non ambire ad averli. Al di fuori della mia professione sono Fotinì, una persona. Quindi se ci sono ben vengano, se no la mattina preparò il caffè lo stesso”.

Foto Instagram e Ansa

"La treccia", bellissima scommessa

Da pochi giorni è in sala con La Treccia, la pellicola di Laetitia Colombani, tratto dal suo omonimo romanzo. Una storia divisa in tre luoghi diversi, con altrettante donne, dall’India al Canada, a Monopoli in Puglia, dove appunto la Peluso è Giulia, e ognuna accomunate dallo stesso desiderio e destino, trovare un proprio posto, narrando di riscatto. “Cito una cosa che ha detto la regista, ovvero che vorrei tanto che non ci fosse bisogno di raccontare queste storie. Vorrei che questi temi fossero démodé e invece non lo sono: il fatto che la donna debba fare per dieci per affermarsi nella società, o debba necessariamente crearsi uno spazio con molta più fatica oggettivamente di una persona di sesso maschile. Credo sia importante parlarne, perché la viviamo tutti i giorni. Oltre a ciò credo che il personaggio di Giulia sia stato una grande fortuna: è una ragazza della mia età, che cerca di trovarsi, e trovare il suo un posto nel mondo. Sono madri, sorelle, figlie, intente a ridefinirsi, è un concetto di rinascita. Il mio personaggio non annulla le proprie origini, e questo lo trovo molto commovente, si evolve, esce da un ambiente ristretto, ma senza rinnegarlo.”

L'ispirazione è Monica Vitti 

L’ispirazione rimane Monica Vitti, a cui non smette di pensare e rifarsi, anche sui social. “C’è un suo monologo (postato tempo fa su Instagram, ndr), a cui mi sento particolarmente vicina, esprime la crescita che uno ha interpretando i vari personaggi. Credo che sia ancora tanta strada da fare per potermi dare questo titolo, ora non riuscirei a mettermi in bocca questa parola. Se mi chiedono cosa faccio, sono sempre sprovveduta nella risposta, recito, o lavoro nel cinema, qualcuno pensa stia nella produzione. La recitazione mi ha fatto capire che posso trovare una famiglia stretta, al di fuori della mia, trovo che il lavoro mi dia delle basi molto solide, mi ha insegnato la generosità, senza quella non si va lontano tra i vari settori, si diventa meno individualisti, io spero di esserlo anche nella vita. Ma sei una che si giudica? Riguardo me stessa sì, e anche verso gli altri, molto duramente”, sottolinea.

Parigi, nuova città del cuore

“Da quando mi sono trasferita lì mi è cambiata la vita”, ci dice. Al di fuori della città, del mio lavoro, è come un’ esperienza, inserirsi in un nuovo ambiente, integrarsi. Vivo nel Marais, diciamo che mi tratto bene”.

"Tutto chiede salvezza", e Nina, il personaggio a cui affezionarsi

“È un po’ un mistero, ma quando affrontiamo dei ruoli non ci rendiamo conto di che impatto possono avere sulla gente. Nina e la sua storia, in questo senso, sono piaciuti molto invece alla gente, questa cosa mi ha sconvolto. Periodo di vita emotivo, stagioni vissute in momenti completamente diversi. La seconda stagione non aveva la base del libro di Mencarelli, ma trovo che questa sia più bella della prima, me ne sono resa conto tornando in un ambiente noto. A volte i produttori si chiedono se lavoriamo, perché ridiamo sempre. Questa volta si indagherà la personalità dei personaggi, e come si esce dall’ospedale, come si va avanti, le relazioni. Io però, giuro, non ho ancora visto nulla!”.

02/07/2024
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