Fiorello scatenato: "Io, da lavapiatti a star". E punzecchia la Meloni: "La vera opposizione è Giambruno. Altro che Pd"
Travolgente e irresistibile. L'incontro al Festival della Comunicazione di Camogli si trasforma in uno show e spunta fuori anche un'esilarante imitazione di Alessandro Barbero
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Per capire come mai lo speciale Techetechetè di Flavio Insinna dedicato a Fiorello l’altra sera abbia fatto il record assoluto di ascolti con tanto di comunicato di complimenti dell’amministratore delegato Roberto Sergio, per capire perché ogni volta che appare al Tg1, cioè spesso e volentieri con la direzione di Gian Marco Chiocci, gli ascolti si impennano e perché c’è un’attesa quasi messianica del ritorno della striscia mattutina di Fiore, basterebbe essere qui a Camogli, al Festival della Comunicazione.
Fuoriclasse di umanità e disponibilità
Perché, per l’ennesima volta, Fiorello si dimostra fuoriclasse assoluto dello spettacolo italiano, ma fuoriclasse anche e soprattutto in umanità e disponibilità nei confronti di tutti, persino di me che scrivo che è lui a riconoscere ed abbracciare, un po’ come faceva Aldo quando incontrava Giovanni e Giacomo dicendo “Non ci posso credere”. E’ solare Fiore, anche perché con lui c’è la moglie Susanna Biondo, a cui dichiara in continuazione l’amore. Ne esce una mattinata straordinaria, con l’incontro che dice tutto già dal titolo: “Volevo essere la spalla di Fiorello”. E la spalla, di super lusso, che è il principe dei critici televisivi, Aldo Grasso, riesce solo a proferire poche parole, travolto dalla straordinaria forza e genialità di Fiorello. Di più, siamo sul palco del Festival di Camogli, con un programma straordinario che in quattro giorni schiera il mondo: da Enrico Mentana a Massimo Recalcati, da Claudio Bisio a Stefano Massini, da Neri Marcorè a Pietrangelo Buttafuoco, da Andrea Montanari a Mario Incudine e Antonio Vasta, da Giuseppe Sala a Carlo Cottarelli e a decine di altre grandi firme. Ma, e qui sta la notizia, per la prima volta in dieci anni manca Alessandro Barbero, non perché non sia in programma, ma perché è afono e la conferenza sulla storia la fa Aldo Cazzullo da solo.
L'esilarante imitazione di Alessandro Barbero
E così nasce il Barbero di Fiorello con un’imitazione straordinaria per testi e voce che dice: “Ve lo faccio io Barbero”. “Morirono in battaglia 2500 uomini” e se la ride soddisfatto e poi parla di spatole da cucina e attacca: “Già i Longobardi usavano le spatole da cucina…” esattamente come il prof, con il dubbio buttato lì da Fiore: “È straordinario, ma per me un po’ se le inventa…”. Ha voglia di parlare di tutto Fiorello, dal ritorno della striscia mattutina dal 6 novembre (“ci hanno messo “La grande vallata” per il traino, la Rai ci punta” scherza) ad Andrea Giambruno: “Il Pd? E’ lui l’unica opposizione alla Meloni”. Ma il vero appuntamento di Camogli è il racconto della vita di Fiorello: “Mi ero preparato un monologo sull’essere sessantenne. Ma a sessant’anni si perde la memoria e non me lo ricordo”. Ne esce un quadretto familiare: “Quando sono con mia mamma io non mi ricordo e lei non sente. Però quando bevo il caffè e il corpo reagisce come tutti noi quando beviamo il caffè lei si accorge. “Ma come fai?”, le chiedo. E lei: “Vedo i tuoi movimenti””. E via di Barbero: “I Longobardi facevano già le puzzette…”.
La nonnina che mi chiede: "Ti ricordi di me?"
E’ travolgente per tutto il pubblico Fiore. E racconta di tutti coloro che gli chiedono: “Ti ricordi di me? Una volta nell’85 ti ho dato una sigaretta all’Aquafan”. Il problema è quando mi si è avvicinata una nonnina. Voi dovete sapere che il mio trionfo fu fare il barista in un villaggio dove c’erano i primi topless, in un mondo dove noi andavamo dal parrucchiere tutte le settimane per vedere due tette sui giornalini da barbiere. Eravamo sempre rapati a zero…”. Insomma, “al barista capitava di avere storie con donne belle, ma più mature, Io avevo 18 anni e lei 35….Ora ho passato i sessanta e, insomma, quando ero a fare gli esami al centro analisi, come facciamo noi sessantenni, si è presentata una nonnina: “Ti ricordi di me?”. Ho temuto volesse il recap…”. Da qui parte il racconto degli inizi a Radio Marte Augusta: “Per guadagnare due lire facevo tutti i lavori e mi ingaggiarono anche per le pompe funebri, come fossi un antesignano di Taffo.
Il primo lavoro alle pompe funebri
Il primo incarico era andare davanti all’ospedale di Augusta come un avvoltoio ore ad aspettare l’infermiere Pino che mi avvisava che dopo due ore quello del letto 25 sarebbe stato pronto per noi…”. Poi si passò alle pubblicità: “Dicevo, con accento inglese: “Sono Jack lo Squartatore e voglio una cassa da morto di Antonio Cacciaguerra per un paradisiaco domani”. Lo spot ebbe un successo incredibile, c’era anche chi lo chiedeva nel programma di dediche e richieste”. Da lì, il passaggio ai villaggi: “Prendevo 850mila lire al mese, un grande stipendio per l’epoca al primo villaggio Valtur di Augusta. Io venni ingaggiato, in modo del tutto casuale, come avveniva con gli uffici di collocamento senza chiedere cosa sapessi fare, come facchino di cucina, un ruolo a cui il lavapiatti dice cosa deve fare…”. Poi, il passaggio al ruolo agognato, il barista: “Nel cocktail della casa mettevamo qualsiasi cosa, ma quando trovavamo clienti stronzi, con la parola d’ordine “caffè nero bollente” mettevamo il Guttalax nelle tazzine. Il giorno dopo prendevano la limonata…”. Poi, la chiamata dalla mamma, “è arrivata una cartolina dallo Stato”, il Car a Bari: “Il passaggio da Sodoma e Gomorra al convento…”. E poi il militare a Pordenone: “Venni messo anche nel picchetto d’onore a Spadolini, ma in quegli anni – era il 1982 – le caserme venivano assaltate dalle BR per rubare le armi. E io dovevo contrastare le BR…”.
Quando tornai indietro e fu la mia fortuna
L’ironia con spirito di dissacrazione di Fiorello è splendida e travolge tutto e tutti: “Poi tornai al villaggio e il salario minimo, che allora aumentava, era salito a 900mila lire, ma Enzo Ulivieri, responsabile del villaggio, non mi prese più al bar. Mi disse o all’animazione, dove lo stipendio era 120mila lire, o nulla. Io rifiutai, ma prima di arrivare alla sbarra di uscita dal villaggio tornai indietro e fu la mia fortuna”. Il villaggio successivo fu in Costa D’Avorio: “Si parlava francese e io mi presentavo: “Bonjour, je suis Petit Fleur…Poi tornai a casa e la mamma mi disse: “Non compriamo niente”. Come si vede, io faccio fatica ad abbronzarmi e lei mi aveva scambiato per Carlo Conti…”. Poi il passaggio a Pila, “ma io non sapevo sciare e arrivavo come se avessi appena finito, commentando anche la qualità della neve, senza esserci mai stato. Oppure, visto che c’erano molti francesi, dicevo: “Je suis Petit Fleur. Allons a scier…”. Il problema è che si dice “skier” e quello vuol dire segare…”.
Battiato che lo presenta a Sgalambro: "Lui è Fiorello e fa del pop"
Il resto è ricordo di Battiato: “Eravamo all’hotel Baglioni…” e nasce in diretta l’imitazione del portiere del Baglioni, che assegna le camere con la voce di Claudio: “Eravamo all’hotel Baglioni e lui, che non si prendeva sul serio, mi disse: “Ho aperto i cassetti e ci ho trovato mie canzoni di trent’anni fa. Sono improponibili ancora oggi….”. Poi mi presentò a Sgalambro: “Manlio, lui è Rosario e fa del pop…”. L’emozione di vedersi in Techetechetè l’altra sera: “Quando muoio, così è già pronto. Mi sono commosso anche vedendo Raffaella, o il duetto con Pino Daniele che mi ha fatto anche l’onore di cantare “Napule è” con me. Poi, Fanny Ardant, ma lì è stato facile perché il francese lo sapevo, je suis Petit Fleur…”. Il resto è Mike e il ricordo degli spot con Gabriele Muccino: “Diceva: “Ma io non capisco come faccia a fare il regista, non lo capisco. Come un film in America? Ma se non lo capiscono in Italia, come fanno a capirlo in America?””. Sipario, pranzo, trionfo. Unico, Fiore.