“Bellissimo film ma non farà una lira”: Ozpetek e la “gufata” di Nanni Moretti

Il regista turno si racconta a trecentosessanta gradi e alla Festa del Cinema parla del suo nuovo film dedicato alle donne: “Il titolo me lo ha suggerito Mina”

di Emanuele Bigi

Ferzan Ozpetek, regista de Le fate ignoranti, in occasione della Festa del Cinema di Roma , ha ricevuto il Premio Via Condotti, riconoscimento che viene assegnato a chi non è romano, ma che ama la città. Chi meglio di Ozpetek poteva riceverlo? Ferzan è arrivato nella capitale nel 1974 e da allora non l’ha più lasciata. Qui è iniziata la sua avventura, prima come pittore, poi come giornalista e aiuto regista. L’incontro con Marco Risi è stato determinante per la sua carriera iniziata con Il bagno turco. “Nella vita il fattore c.. conta, eccome”, dice il regista di fronte a una platea di ragazzi accorsi all’Auditorium Parco della Musica per ascoltarlo.

Ozpetek: “Le donne sono resistenti come diamanti”

A omaggiarlo ci sono Vinicio Marchioni e due delle protagoniste del suo nuovo film Diamanti, al cinema dal 13 dicembre: Marilena Mancini e Paola Minaccioni, che leggono degli stralci tratti dai romanzi di Ozpetek. In realtà il film, ambientato tra gli anni’ 70 e oggi in una grande sartoria, ha un parterre di ben 18 attrici.  “L’ho intitolato Diamanti, con il suggerimento di Mina”, rivela il regista, “perché le donne sono resistenti come i diamanti”.  

Roma è bellissima e ci sono gli uomini più belli del mondo 

Il regista è un fiume in piena, racconta dei suoi inizi. Di quando per la prima volta è arrivò a Roma. “Mio padre voleva che andassi in America, invece mia zia, che spesso faceva le vacanze qui, mi diceva: ‘Roma è bellissima, e ci sono gli uomini più belli del mondo’”. Ferzan sceglie la città eterna, ovviamente. “Studiavo alla Silvio D’Amico, dipingevo per un corniciaio e mi ero iscritto all’Università, ma mio padre dopo tre anni mi disse di trovare un lavoro. Attraverso l’ambasciata mi trovò un impiego ben pagato come traduttore, ma non accettai perché temevo che fare il traduttore mi avrebbe distratto dal mio obiettivo”. Ferzan inizia a scrivere interviste per una rivista e a ogni intervistato pone una domanda: "Avete bisogno di un aiuto regista?". Massimo Troisi lo chiamò come volontario sul set: “Dovevo portargli il tè con i biscotti”, racconta Ozpetek. Poi l’incontro con Risi fu determinante. Il bagno turco (1997) venne selezionato alla Quinzaine de Réalisateurs di Cannes.

Il successo inaspettato de Le fate ignoranti

Il successo è arrivato con Le fate ignoranti (2001). “Quel film ha cambiato la vita a me e quella di tante persone”, racconta Ferzan, “pensate che il mio avvocato di allora trovò il coraggio di dire alla madre che era gay dopo averle fatto vedere il film. A qualcosa è servito Le fate ignoranti!”, ride il regista insieme al pubblico. "Con questo titolo e questa storia non andrai da nessuna parte", mi dissero. Il film viene selezionato alla Berlinale e fu un trionfo. "In Italia uscì prima L’ultimo bacio, sempre con Stefano Accorsi. Ero amareggiato e arrabbiato”, rivela Ozpetek, “Non volevano fare uscire il mio film perché avevano timore. Arriva nelle sale intorno a marzo con 50 copie. Due settimane dopo ne furono richieste 300: c’erano le file davanti ai cinema. Ho dovuto togliere l’etichetta del cognome dal mio citofono e il numero dall’elenco del telefono: ogni sera quando tornavo a casa trovavo dei messaggi meravigliosi in segreteria”.

Quella gufata di Nanni Moretti che portò fortuna a Ozpetek

Nel 2003 il trionfo prosegue con La finestra di fronte, “titolo che mi suggerì Bernardo Bertolucci”, dice Ozpetek. “Anche in questo caso mi dissero: ‘Chi vuole vedere la storia di un anziano omosessuale ebreo e di una disgraziata che lavora in una fabbrica di polli?’ Nanni Moretti commentò: ‘Bellissimo film, ma non farà una lira’. È stato un successo mondiale. Non mi hanno mandato agli Oscar perché il mio cognome per un titolo italiano non era adatto, è convinto Ferzan. Oggi sarebbe andata in un altro modo. Comunque i festival e gli Oscar non potranno mai sostituire il pubblico”. E dalla platea si leva uno scroscio di applausi più forte dei precedenti.