Ferragni sotto attacco: aperta una nuova indagine ma la tuta grigia è già sold out
Nel silenzio assordante di Chiara e Fedez, parlano tutti gli altri. Tra procure che si muovono e aziende che si sfilano, Fratelli d'Italia chiede la restituzione dell'onorificenza milanese. Ma c'è chi festeggia
Il silenzio è assordante. Da giorni gli account social di Chiara Ferragni e di Fedez sono fermi. Nessun post, nessuna storia. Nessuna vicissitudine casalinga di Leo, della “vitto” e del cucciolo Paloma. Nessuna mise da mostrare, nessun podcast da promuovere, nessuna replica. A parlare in compenso sono (ops, siamo) tutti gli altri. Un mare di commenti e prese di posizione. Come rinunciare a dare una stoccata a quei due giovani milionari, belli, bravi e pure buoni? Ecco ci si accanisce sul “buono”.
Il conteggio dei follower
Loro sono “cattivi”, quelli che “speculano sui bimbi malati” e noi che giochiamo a freccette sui loro vecchi post social, ovviamente, siamo tutti buoni. Il “sentiment” come lo chiamano gli analisti del web, che monitorano minuto per minuto lo specchio deforme dei social, è negativo, senza dubbio. Anche se il conteggio dei follower per ora non dà corpo a questo crollo di immagine, si tratta comunque di un segnale preoccupante: meno 90 mila follower Chiara, meno 32 mila Fedez. Numeri che per i comuni mortali sono significativi ma che per due colossi di Instagram del loro calibro (29 milioni e 600 mila lei, 14 milioni e 800 mila lui) non arrivano nemmeno all’1 per cento.
L'impero Ferragni sotto attacco giudiziario ed economico
L’impero Ferragni, il cui fatturato delle due aziende Fenice e TBS Crew - The blonde salad sfiora i 40 milioni di euro, però dà segni di cedimento in altri due campi cruciali, quello economico e quello giudiziario. La macchina della giustizia si è messa in moto: la procura di Milano ha chiesto all’Antitrust la documentazione dell’affaire Balocco (il pandoro griffato Pink Christmas) per la quale Ferragni e Balocco hanno ricevuto una maxi multa: per ora l'inchiesta senza titolo di reato e senza indagati e potrebbe essere iscritta per frode in commercio, con l’obiettivo di appurare se i consumatori sia stato tratti in inganno oppure no. La vicenda del pandoro 'griffato’ sarebbe inoltre al vaglio anche della procura di Cuneo, come anticipato dal quotidiano Secolo XIX. Infine, gli accertamenti si sono estesi anche alla vicenda simile della pubblicità delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi: il procuratore aggiunto Fusco ha aperto un fascicolo, anche in questo caso senza indagati né titolo di reato.
La posizione del sindaco Sala sull'Ambrogino d'oro
Anche sul fronte economico arrivano le prime crepe e i primi dietrofront eccellenti, come quello degli occhiali Safilo che si è sfilata dal contratto con l’influencer accusandola di aver “violato il contratto”. E altre aziende alle quali la regina di Instagram è legata (come Pigna, Monnalisa, Nanan, L’Oreal, Swinger, Pantene, Mofra) potrebbero seguire a ruota, ansiose di rifarsi un’immagine che credevano garantita dal sorriso lucente e dagli occhi azzurri della Ferragni. Si tratta però di danni “collaterali” rispetto a quello che veramente potrebbe porre fine all’era Ferragni, il danno di immagine. Così mentre Fratelli d’Italia chiede a gran voce che le venga revocato “L’Ambrogino d’Oro”, massima onorificenza concessa dal Comune di Milano ai cittadini più benemeriti, ecco che il sindaco Sala si sfila subito dall’imbarazzo di difendere un “cavallo perdente” e comunica che non eserciterà il veto: “decide il Consiglio”.
La tuta delle scuse intanto va a ruba
Sul fronte opposto però arriva la notizia che la “tuta delle scuse”, quella grigia in lana indossata dalla Ferragni nel video in cui chiedeva scusa per “l’errore di comunicazione” e prometteva un milione di euro in dono all’ospedale Santa Margherita, è già andata sold out. Sia nella versione in grigio, sia in quella più chiara. Segno che il “potere mediatico” dell’imprenditrice non è ancora perduto.