Ezio Greggio confessa i segreti dei fuorionda di 'Striscia'. E svela: "Quel ricordo particolare di Moana Pozzi "
Nel suo libro “Numero uno” ci sono mille aneddoti, scherzi e divertissement di quarant’anni di carriera. Ma anche il ricordo di amici che non ci sono più come Paolo Villaggio, Gianfranco D’Angelo, Giorgio Faletti, Vittorio Gassman e Moana Pozzi
Per rendersi conto della popolarità di Ezio Greggio non c’è modo migliore di quello di passare una giornata con lui alla presentazione del suo libro “Numero 1”. È come se si fossero date appuntamento varie generazioni: da quella del chi ha iniziato a seguirlo negli anni Ottanta a quelle dei giovanissimi di oggi, da chi conosce i quadri di Teomondo Scrofalo a chi sa tutto su Capitan Ventosa e Brumotti. E, in mezzo, variabile indipendente, c’è lui, Ezio Greggio.
Compleanni importanti
Solferino, la casa editrice, ha deciso di festeggiare in qualche modo con il libro i quarant’anni dall’iniziò di Drive In e i trentacinque di Striscia la Notizia. E fra Genova, Rapallo e Chiavari c’è modo di parlare di tutto, a partire dai fuori onda sul caso Giambruno.
La vera opposizione al governo Meloni?
Si può dire che siete voi la più forte, forse l’unica, opposizione al governo Meloni? “No, guardi, chi conosce Antonio Ricci sa che lui non guarda in faccia a nessuno e certo non si chiede a chi giova trasmettere un fuori onda. Si sono sentite le più svariate interpretazioni politiche su questa storia, ma basta vedere la storia di Striscia per capire che nelle scelte di cosa trasmettere non ci sono retropensieri, né mandanti. Ricordate quando il fuori onda fra Antonio Tajani e Rocco Buttiglione contribuì alla caduta del governo Berlusconi? La proprietà della Fininvest, allora Mediaset si chiamava così, era del Cavaliere, ma non ci fu alcun occhio di riguardo di fronte a quella che era una notizia”.
I fuori onda sui fuori onda
L’occasione è propizia anche per raccontare il fuori onda sui fuori onda. “Antonio e il suo staff stando tutto il giorno a Cologno Monzese si vedono passare davanti tutte le immagini che escono dai vari studi sugli schermi interni a bassa frequenza. Quindi archiviano ciò che può essere interessante o divertente. Ma assolutamente non con scopi diversi da quelli del risultato televisivo. Se Antonio avesse un fuori onda su sua mamma che gli fa gioco, non esiterebbe a trasmetterlo”.
Il parafulmine di tutto questo è Fedele Confalonieri, terminale di tutte le telefonate di lamentela, alcune anche dall’interno dell’azienda, nei confronti dei fuori onda di Striscia.
Ricci fa quello che vuole
Ma per tutti la risposta è sempre la stessa: “Ricci ha la libertà assoluta di fare quel che vuole”. E Greggio ricostruisce anche i tempi in cui c’era il Cavaliere: “Lui non ci provava nemmeno a chiamare Antonio, tanto sapeva che non ci sarebbe stato niente da fare”.
La contropartita di tutto questo è un primato d’ascolti che dura da 35 anni e che a volte porta Striscia a vincere la serata assoluta. Anche con trovate come il tapiro d’oro che hanno dato origine anche a neologismi come “attapirato”.
Chi si merita il tapiro d’oro
Ma lei Greggio a chi lo darebbe il suo tapiro d’oro? “In verità più che darlo a qualcuno posso dirle a chi sognerei di darlo. A Simone Inzaghi dopo la partita fra la sua Inter e la mia Juventus che può decidere il campionato. Ecco, ovviamente, se glielo dessi, significherebbe che abbiamo vinto noi bianconeri e non sa quanto mi piacerebbe consegnarglielo personalmente”.
La beneficenza secondo Greggio
L’altro passaggio obbligato è quello di parlare di beneficenza, perché Greggio è attivissimo in questo, finanziando, in silenzio, senza sbandierarlo, decine e decine di ospedali, soprattutto pediatrici, in accordo con i neonatologi: “Mi hanno detto recentemente che con le incubatrici ed altri macchinari sanitari che abbiamo comprato abbiamo salvato 18mila bambini ed è un numero talmente grande e importante che mi riempie il cuore. Non mi occupo di pandori, di uova di cioccolato o di bambole e non giudico in alcun modo chi lo fa, ma certamente credo sia opportuna la legge del governo per regolamentare anche questo settore”.
Dove vanno le donazioni?
E c’è anche una notazione personale. In prima fila alla presentazione del libro “Numero 1” a Genova c’è Tonino Infante, che è stato per tanti anni cuore e anima del Gaslini, quasi un sinonimo di ospedale pediatrico in Italia e nel mondo. E gli occhi del professore quasi si inumidiscono pensando ai ragazzi salvati dai suoi medici anche grazie a donazioni e a macchinari come quelli di cui parla Ezio, che ha un imperativo categorico: non rinunciare mai a seguire l’andamento delle donazioni affinché vadano effettivamente a buon fine, non si disperdano, e macchinari, magari effettivamente modernissimi e perfetti, non finiscano in qualche scantinato.
Quella volta con Eros Ramazzotti
“Lavoriamo sempre affinché questo non accada e a volte lavoriamo fin troppo bene”, ride Greggio. “Ricordo un giorno che Eros Ramazzotti ed io andammo a Monza per consegnare una macchina al San Gerardo acquistata con i proventi di partite benefiche e, mentre stavamo facendo la conferenza di presentazione, arrivarono dal reparto spiegandoci che erano dispiaciuti di rovinarci la cerimonia, ma che avevano immediatamente bisogno del macchinario. Non sono mai stato così felice a una presentazione”.
I ricordi: da Gassman e Villaggio a Moana Pozzi
La giornata è anche l’occasione per ricordare amici e conduttori di Striscia che non ci sono più o personaggi che sono stati nella squadra di Drive In, da Paolo Villaggio a Gianfranco D’Angelo, da Giorgio Faletti a Vittorio Gassman, anche lui conduttore per una sera. E un pensiero particolare va a Moana Pozzi, “una persona di una dolcezza, di una serenità, di un’intelligenza, di un’ironia davvero rara, splendida. E questo al di là delle sue personali scelte di vita, Moana era speciale”.
Quarant'anni di scherzi
Nel libro “Numero uno” ci sono mille aneddoti, scherzi e divertissement che hanno accompagnato Greggio in tutti questi quarant’anni di carriera, con una costante: piacere sempre molto al pubblico e meno a un certo tipo di mondo della cultura: “Pensate a Yuppies, un film che ha fotografato una generazione, quella degli anni Ottanta. Oppure, sempre per restare alla famiglia Vanzina, a “Lockdown all’italiana”, l’ultimo film che ho fatto. Sui giornali se ne parlò a sproposito, come se non rispettassimo le vittime, poi andammo nelle sale e la partenza fu ottima, ma arrivò il ministro Franceschini a richiudere tutto e quindi la vita in sala di quel film finì così, senza potersi dispiegare appieno. Poi è arrivato sulle piattaforme, è andato in televisione ed è andato sulle piattaforme, ha vinto la serata ed è diventato un long seller…Alla faccia di quelli che ci attaccavano….”.
Veline e polemiche
“Oppure le veline, molte delle quali negli anni hanno fatto cose professionalmente importanti”. Sorride, Ezio, prima di lasciarsi andare a un altro bagno di folla, di selfie e di firme sui libri. Funziona così, allo stesso modo, da quarant’anni.