Emmanuelle Béart e il dolore per l'incesto: "Perché ho rotto il silenzio". Con Ettore Scola? "Un'esperienza infernale"

"L’incesto non è solo delle donne, ma anche dei bambini, e gli aggressori sono quasi sempre uomini”: l'attrice francese con "Un silence si bruyant" rivela il passato doloroso. Poi il racconto del set di Scola dal quale è scappata: "Dovettero rincorrermi in autostrada"

di Andrea Giordano

Un documentario doloroso, ma necessario, che parla di un incesto subito tanto tempo fa, e portato dentro per anni, diventa lo spunto, e così anche una forma di liberazione, in cui dire finalmente “è finita”. Emmanuelle Béart, la grande attrice francese, ospite all’ultimo Torino Film Festival, parte da qui per raccontare la sua esperienza e quella di altre vittime, puntando il dito contro le leggi e i tabù in Francia dove ogni tre minuti un bambino-a subisce una violenza.

Emmanuelle Béart: "Ho rotto un silenzio doloroso"

 Lo fa attraverso un progetto dal titolo Un Silence Si Bruyant, co-diretto insieme a Anastasia Mikova, rompendo un silenzio personale, e portando la testimonianza oltre il muro dell’indifferenza, raccogliendo anche altre confessioni. “Da anni”, dice, “desideravo prendere questo vissuto doloroso e farne qualcosa, cambiare, magari trasmettere, dovevo non dimenticare e dire agli altri di osare. Il linguaggio è la prima cosa di cui liberare la parola, per essere creduti, in Francia ci stiamo battendo col Ministero per la prevenzione salute, riunendo forze intorno a noi e al documentario. Intanto continuiamo a viaggiare e a mostrarlo, visto che è una problematica ovunque. L’incesto non è però solo delle donne, ma anche dei bambini, e gli aggressori sono quasi sempre uomini”.

Recitare mi ha fatto tirare fuori rabbia e lacrime 

“Ogni carriera ha le sue tappe, ma per le donne è più difficile, anche in altri ambiti di lavoro”, prosegue.. “Io non ho mai aspettato il desiderio degli altri, mi sono sempre mossa seguendo il mio di desiderio, e cercando di fare le cose che più interessano, ad esempio il teatro, che non ha età o limiti, ed è magnifico calcare il palcoscenico. Oggi il desiderio principale è passare dietro la macchina da presa, trattando tematiche che mi stanno a cuore. Quarant’anni di mestiere alle spalle coinvolgono il corpo e la parola, ti permettono di fare un viaggio diverso e appassionante, ogni nuovo progetto significa scrutare l’animo umano, i luoghi, trovarsi in terra straniera, mai uguale a se stessa. Recitare mi ha salvato la vita, perché in me c’era qualcosa che doveva essere liberato ed è successo quando ho iniziato plasmare quello che io avevo dentro in termini di rabbia, dolore, lacrime e di forza vitale”.

Con Ettore Scola un'esperienza infernale

Il set de Il viaggio di Capitan Fracassa fu un’esperienza infernale, ma umanamente bellissima. Ettore Scola trascorreva tutto il suo tempo a fare riunioni del partito comunista, si rinchiudeva in qualche stanza di Cinecittà, e noi stavamo lì con costumi pesanti a non fare nulla. Lui aveva i suoi amici, andava a bere un caffè, da due mesi siamo passati a sei di riprese, e io non ne potevo più. Ero troppo giovane e insofferente a questa modalità di lavorazione, ci costringeva chiusi con Massimo Troisi e Ornella Muti. Non vedevo l’ora di muovermi, arrivai ad un livello di esasperazione, con ancora i costumi di scena, che scappai verso l’autostrada, dovettero rincorrermi in automobile".

Come è andata con Tom Cruise

Mission Impossibile nel 1996? “Sono cresciuta con il cinema d’autore, è stato un diversivo, mi ha divertito far saltare le auto o uccidere qualcuno, ma ero poco abituato a quel genere di lusso, ma di Tom Cruise ricordo la potenza del suo sguardo, la professionalità e l’enorme preparazione”.

La violenza contro le donne? Cosa c'è da fare

Nel giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza sulle Donne, la Béart aggiunge. “Provengo da un movimento femminista, mia madre e mia nonna lo erano, mi hanno insegnato a fumare, a tenere i capelli corti. Ritengo fondamentale si celebri la giornata contro la violenza delle donne, ma è anche il tempo di riflettere, avanzare, visto che non godiamo degli stessi diritti degli uomini. Le donne subiscono troppe violenze, non hanno accesso a ruoli di potere, per questo bisogna fare in modo che questa uguaglianza diventi realtà, e ragionare ulteriormente sul concetto di mascolinità. La situazione si è evoluta, le persone sono in grado di parlarne, c’è una catena di solidarietà nella società civile, dove molti per fortuna prendono finalmente posizione su questo tema”.