La rinascita shock di Demi Moore che si mostra nuda e si trasforma in un mostro deforme

Un viaggio allucinante, allucinogeno e grottesco. Un body horror difficile da digerire, in cui si racconta di bellezza, trasformazione e deformazioni, di lotta per essere perfetti, al punto da arrivare a farla finita, a immolarci da mostri, e non più umani

di Andrea Giordano

 La Molly innamorata di Ghost, il Soldato Jane impavida, meglio di suoi commilitoni maschi, l’avvocato difensore di Codice d’Onore, la donna amata (per un milione di dollari) da Robert Redford, la potente manipolatrice di Rivelazioni.Demi Moore è, è stata, questo e molto altro. Tante sfumature, nella sfera personale, quanto nel lavoro. Lo dicono questi ruoli, donne mai in difesa, e sempre all’attacco, per nulla rassegnate, nonostante ciò che gli capitava, sempre in prima linea nel mostrare quello che sono in grado di fare a discapito del sesso, sia nel bene che nel male, ribaltando così prospettive, stereotipi, pregiudizi.

L'amore folle per Bruce Willis

Ce lo racconta la sua esistenza fuori dal set, amando alla follia l’ex (secondo) marito Bruce Willis (3 figli) finché il matrimonio tra i più belli dello show business non è terminato, ma rimanendo punto di riferimento, oggi più che mail, con la malattia degenerativa che ha colpito recentemente. Non è una attrice o donna come le altre, o da inserire nella lista delle migliori di. È semplicemente Demi Moore. Il cinema, visto gli ultimi titoli affrontati, sembrava averla messa da parte, quasi essersi dimenticato di quale fortuna potesse avesse nel poterla coinvolgere, “sfruttando” quel talento mai sfiorito, ma che anzi si è ridimensionato ai tempi.

Demi è una star cinquantenne del fitness tv

Ora, ecco invece la rinascita, forse una terza fase della vita artistica. L’occasione in grande spolvero arriva dal Festival di Cannes, dove tra ieri e oggi ha illuminato la passerella (con stile e il carisma di sempre) presentando quello che ad oggi è l’altro film-shock della competizione, ovvero The Substance, diretto dalla regista estrema ed eccentrica Coralie Fargeat. Risultato: sconvolgente, in quella che è un viaggio allucinante, allucinogeno e grottesco. Un body horror visionario difficile da digerire, in cui si racconta di bellezza, trasformazione e deformazioni, di lotta per essere perfetti, amati, al punto da arrivare (per essere accettati) a farla finita, a immolarci da mostri, e non più umani. Demi Moore infatti una star cinquantenne (forse è più matura..) del fitness televisivo, Elizabeth Sparkle, una sorta di emulazione alla Jane Fonda, protagonista di un programma seguitissimo, “Pump It Up”, in cui grazie all’aerobica da riversare via cavo, ha decine di seguaci. È una celebrità, ormai consolidata pure dalla stella nella Walk of Fame. Tutto finisce quando allo show serve dare una svolta, lei è troppo vecchia, non adatta, non è più (vista l’età) ben vista e in linea con le aspettative del produttore, un bravissimo Dennis Quaid. Tutto crolla, sembra la fine. Anzi no.

Dal suo corpo esce una giovane donna grazie a un protocollo miracolo

Un anonimo salvatore le mette in tasca un numero di telefono, forse è l’ultimo disperato tentativo di non sprofondare. Accettare un programma protocollare, si chiama appunto The Substance, con le sue regole migliorando cos’ il proprio corpo tramite una serie di passaggi, punture, aghi, siringhe, liquidi fosforescenti da iniettarsi, prodotti alimentari da ingurgitare. Cosa succederà? Ritroverà un nuovo sé, senza però abbandonare il vecchio. Da qui rinasce letteralmente, e dal suo corpo  (Demi si mostra anche nuda stavolta) esce una giovane donna (Margaret Qualley), sarà ad alimentare, e alimentarsi, nella speranza che il successo non tramonti, sostituendola, per poi tornare a casa ogni giorno le istruzioni.

La creatura mostruosa ed orripilante che decide di autoeliminarsi

 Il successo riemerge, ma l’effetto è catastrofico, si innesca una competizione tra le due donne, fino all’epilogo finale, in cui entrambe si fondono in una sola creatura mostruosa ed orripilante, sgradevole agli occhi, che suo malgrado decide così poi di (auto)eliminarsi. Un film sulla dipendenza, nostra, di tutti, riguardo all’inseguire a tutti i costi la perfezione, il cambiamento, la nostra accettazione, innescata da una società (in questo caso) incapace di vedere oltre il corpo e l’estetica. “Vogliono quello e basta”, dice la Qualley nel film. E ciò a cui assistiamo come storia, diventerà presto di culto. “Nel mio lavoro non sono mai stata una vittima”, ha detto la Moore. “Questa era l’esperienza giusta,in cui potermi sentire anche vulnerabile”.