Chi è Yaxi Liu, la ragazza che non doveva nascere, scatenata come Bruce Lee: "I miei dovettero pagare"

Ha 32 anni ed è una stunt woman cinese trasformata in attrice da Gabriele Mainetti per il suo kung fu movie ambientato all'Esquilino, "La città proibita": "I miei hanno pagato una multa quando sono nata". Il film è imperdibile

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di Cinzia Marongiu

Preparatevi a farvi stendere da questa ragazza cinese. Letteralmente e a suon di calci, pugni, colpi di ginocchio, prese e leve articolari. Yaxi Liu, viso d’angelo ma movenze da Bruce Lee, è la sorprendente protagonista di “La città proibita”, terzo film di Gabriele Mainetti (dopo “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Freaks Out”) che stavolta ha fatto centro con un kung fu movie all’amatriciana, condito da spruzzi di Tarantino che mescola sapientemente la cultura cinese e quella romana, ambientato nel quartiere Esquilino, il più multietnico della capitale, e zeppo di citazioni, compresa la passeggiata in vespa nell’incanto della Roma notturna dei Fori Imperiali. Un action che non lascia respiro ma sorretto da una sceneggiatura senza slabbrature nella quale sono ben raccontati i drammi che si nascondono dietro le criminalità delle due culture ma anche i toni da commedia, sorretta da Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Enrico Borrello e Luca Zingaretti e cullata dalle canzoni di Mina. Imperdibile.

Stunt woman trasformata in attrice

Così come è imperdibile lei, Yaxi Liu, 32 anni, bravissima stunt woman trasformata per l’occasione in attrice.  Nel film è Mei, una ragazza che non sarebbe dovuta nascere nella Cina della politica del figlio unico, in vigore in Cina dal 1979 al 2015, quella crudeltà per cui le famiglie cinesi potevano avere soltanto un figlio. Mei invece nasce ma i suoi genitori sono costretti a nasconderla perché ha una sorella che è la “figlia unica ufficiale”. Ed è proprio per cercare la sorella scomparsa che Mei arriva a Roma come una vendicatrice solitaria e spietata.

Il provino non entusiasmante, poi le lacrime e la ferita

Un personaggio con il quale Yaxi Liu ha diversi punti di contatto a cominciare dal fatto che lei stessa è terzogenita e che la sua famiglia ha dovuto pagare una multa al governo cinese dopo la sua nascita. Una ferita che probabilmente Yaxi Liu tiene sepolta dentro di sé ma che Gabriele Mainetti ha intravisto e sulla quale ha poi puntato nel sceglierla come sua protagonista. Ecco cosa ha raccontato: “Il primo provino a Roma non è stato entusiasmante. La timidezza, il peso dell’occasione –Io sono una stunt! – sembravano frenarla. Eppure, in quella presenza silenziosa sentivo qualcosa di potente, un’anima piena da esplorare. Yaxi non era solo una combattente formidabile: aveva un’ironia sottile, una dolcezza trattenuta, un’energia capace di sorprendere. Ma tra lei e Mei sembrava esserci ancora una distanza. Serviva la ferita. Cercando di scovarla, le ho parlato della politica del figlio unico in Cina, chiedendole se avesse vissuto quel periodo con difficoltà. Mi ha guardato e ha risposto: Sono una terzogenita. "Sai cosa significa recitare? Prendere quello che si ha dentro e lasciarlo fluire in un personaggio capace di accoglierlo”. Non so se abbia davvero ascoltato le mie parole, ma il suo volto si è rigato di lacrime. Le ho chiesto di dire nuovamente le battute. Lo ha fatto, e stavolta sono stato io a piangere. Credo che in quell’istante Yaxi abbia capito che Mei era sempre stata lì, dentro di lei”.

"La mia famiglia è stata multata quando sono nata"

E la stessa Yaxi Liu ha raccontato in un’intervista a Vanity Fair: “Sono nata quando la politica del figlio unico era ancora in vigore ma, per fortuna, non sono stata costretta a nascondermi come accade a Mei. La mia famiglia si e potuta permettere di pagare una multa. Ho avuto una vita abbastanza tranquilla, anche se abbiamo comunque subito qualche ripercussione. Mio padre, per esempio, e stato demansionato nel suo lavoro e non ha piu potuto ricoprire il ruolo che aveva prima di pagare la multa”. In quanto all’amore per le arti marziali, Yaxi Liu che vive tutt’ora in Cina, ha raccontato di aver cominciato a praticarle a cinque anni per volere del padre anche se all’inizio non ne era affatto entusiasta. “Poi ho iniziato ad apprezzare quest’arte e ne ho fatto un lavoro”. E il cinema? A quello non ci aveva mai pensato anche se quando vedeva i film di Bruce Lee si esaltava: “Sembrava che volasse”. Proprio come ora fa lei.