Benedetta Porcaroli: “Il gruppo Facebook contro di me e il bullismo. Il mio obiettivo oggi"
"A scuola mi chiamavano ‘piatta’ e mi bullizzavano": la giovane attrice romana sempre più lanciata ha aperto lo scrigno delle sofferenze. "Il mio mestiere? Un atto politico”
È considerata una delle più brave della nuova leva di attrici italiane e si gode il suo momento senza dimenticare le difficoltà che ha affrontato fino dalla scuola. Tra poco vedremo Benedetta Porcaroli fra i protagonisti del nuovo Gattopardo ma, nonostante i red carpet e i successi lavorativi, il passato di adolescente presa di mira a scuola non lascia la memoria pur senza alimentare sentimenti di rivalsa. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, la 25enne romana racconta di quando al liceo su Facebook crearono un gruppo in cui la chiamavano «piatta”. "Mi fa tenerezza, non ricordo com’era la mia vita prima di diventare attrice, anche se non mi sento così cresciuta. Ma ricordo che ci rimasi male, ero ferita. Bullismo, c’è poco da fare, anche se all’epoca non si usava questa parola. I social spesso sono usati per affondare la lama. Si deve infierire. È’ tutto estremizzato. Io cerco di proteggere chi è in difficoltà".
Un mestiere con risvolti politici
Oggi quelle angherie sono un ricordo lontano e il presente è impegnativo: "Questo mestiere può avere un senso politico: è un amplificatore, fa sì che le persone vedano quella storia, quei temi. Per me però è anche una specie di missione privata, che non ha a che vedere con quanto pubblico avrai, coi giudizi. Ti libera, produce in te delle cose", dice Benedetta in un’altra intervista stavolta dello scrittore Jonathan Bazzi per Vogue Italia di gennaio. E' il primo nell'anno della celebrazione del 60°anniversario del magazine, e Porcaroli, attrice per caso poi per convinzione, parla dei suoi rituali, dei suoi sogni ricorrenti, della recitazione e di spiritualità.
Corpo a corpo con l’inconscio
Fotografata da Elizaveta Porodina appare come una giovane donna con un viso che rimanda ad epoche passate e che non ha paura di rischiare. Ha un rapporto intenso coi sogni: "Credo che le nostre responsabilità comincino proprio dai sogni. Mi piace questo corpo a corpo che, al risveglio, faccio col mio inconscio. Nei sogni mettiamo in scena noi stessi: le varie parti di noi vengono interpretate da personaggi diversi. Ci si può rivelare qualcosa che non avevamo gli strumenti per portare alla luce: è un motore che produce le nostre azioni quotidiane. Senza il sogno ormai mi sento incompleta, come se mi mancasse un pezzo"
La facile illusione social
Oggi manca la capacità di rischiare? le ha chiesto il romanziere premio Strega. "Posso pubblicare una storia, farti vedere che supporto una determinata causa, senza fare nel concreto nessuno sforzo. I social ci danno l'illusione di avere un potere che non abbiamo. Dare un megafono a tutti è come non averlo dato a nessuno. Siamo sedati. Cosa avrebbe fatto oggi un personaggio come Pasolini? Prima le persone si esponevano, mettevano a rischio persino la vita. Mi immagino questi grandi personaggi del passato che ci guardano sconsolati: credo si aspettassero qualcosa in più".