Barbie esce dalla scatola e ci svela cosa vuol dire essere donna oggi: farà discutere
La crisi esistenziale della fashion doll che si immerge nel mondo reale e prova a chiedere rispetto per la sua e le altre identità
Nessuno può mettere Barbie in una scatola: per questo una valanga (di color) rosa sta per invadere il grande schermo.
Fashion doll
Parliamo dell’unica e inimitabile "fashion doll" che abbia mai attraversato le generazioni, e sia arrivata fino ad oggi, uniformandosi ai cambiamenti di genere, diversità, etnia, reclamando parallelamente rivoluzione, inclusione, svolte.
Commercializzata dall'azienda Mattel nel 1959, è diventata nel tempo uno status symbol, non solo per ciò che riguarda abiti, mode, accessori, o per i personaggi che intorno a lei si sono alternati, a partire dall’eterno fidanzato Ken, ma per ciò che continua ad incarnare nell’immaginario collettivo. Ora la regina delle bambole diventa un film dal titolo omonimo (in sala dal 20 luglio distribuito da Warner Bros) diretto da Greta Gerwig, la stessa autrice del recente adattamento cinematografico di Piccole Donne, e che qui firma oltremodo la sceneggiatura insieme al marito e regista Noah Baumbach. Cosa la attende? Una sfida (in carne e ossa) più grande di lei: uscire dai propri confini e comfort, sgranare gli occhi oltre l’orizzonte e provare a rivendicare rispetto per la sua (e di altre) identità.
Da Barbieland infatti, dove ogni cosa è (apparentemente) perfetta nelle tonalità cromatiche a lei congeniali, nella routine normale di celebrazioni, di giganteschi mega party, coreografie preparate, di tacchi vertiginosi e inappuntabili, arriva inaspettata una crisi esistenziale ("talloni piatti", "docce fredde", "cadute dal tetto"). Qualcosa sta succedendo.
Barbie si immerge nel mondo reale
Decidendo allora di avventurarsi, alla ricerca di altre verità, Barbie si immerge nel mondo reale fatto (anche) da versioni di sé (dalla Barbie ginnasta, presidente, fisica, medico, avvocato, alla diplomatica). Un'esperienza tutta da esplorare, in un posto nel quale all'inizio sembra non essere del tutto apprezzata, risultando fuori luogo e "stonata".
Eppure Barbie ridiventa comunque fenomeno, oggetto di culto, bellezza da ammirare (e idolatrare), che nella pellicola si evolve, prende in mano la propria vita, mostrando fragilità e carattere, e una personalità per nulla svampita e passiva. Barbie fa anche paura, a chi non la conosce davvero e "vorrebbe rimetterla nella scatola" (è la stessa Mattel, tramite il suo CEO, qui interpretato da Will Farrell), comprende le proprie fragilità e limiti, si confronta a viso aperto pure con i giovani che (forse) hanno smesso di giocare e divertirsi col suo mito.
A incarnarla, non poteva essere altrimenti, è l'attrice australiana Margot Robbie, ormai tra le attrici consolidate del panorama, merito dell'antieroina Harley Quinn in Suicide Squad, o in titoli come Bombshell e I, Tonya (per cui ricevette una doppia nomination all’Oscar), in ruoli magari meno celebrati, eppure prestigiosi, come nei panni di Sharon Tate in C’era una volta a Hollywood di Tarantino. È lei a riassumerne la fisicità e l'essenza, con un tocco esuberante e ironico, di cui la storia si impregna a fasi alterne. Barbie condivide sfumature femminili e femministe, mette al centro, in maniera brillante e antropologica, il tema importante della donna, e di come è esserlo oggi.
Barbie da un lato, Ken dall'altro
Lui ha il volto ammiccante e “piacione” di Ryan Gosling, che in questo viaggio introspettivo la accompagna, seguendola nella sua nuova (e probabilmente) scoperta su chi effettivamente sia, possa dare o dire ancora al mondo. Perché, come si sente ad un certo punto, "gli umani, prima o poi se ne vanno.Le idee restano per sempre". E Barbie, ora, sembra davvero più reale, forte e umana che mai.