Addio scacchi, la dea Anya Taylor-Joy ora sceglie letteralmente di sporcarsi e così diventa Furiosa
La diva silenziosa si è trasformata: da "La regina degli scacchi", ai ruoli estremi, thriller-horror ed epici che l'hanno "sporcata" di avventura e adrenalina
Dimenticatevi per un attimo La regina degli scacchi, la serie che l’ha definitivamente consacrata, e quell’aria impeccabile, da prima della classe, nonostante sia in perenne lotta però con droghe e psicofarmaci, per diventare la numero uno. Anya Taylor-Joy ama combattere nel cinema, anzi sembra ormai aver cambiato pagina negli ultimi anni, il livello si è ulteriormente alzato. Ruoli estremi, thriller-horror (Ultima notte a Soho o The Menu), epica in costume nel X secolo (The Northman), avventura e adrenalina (Dune – Parte Due), dove sporcarsi (letteralmente) d’azione, è diventata la parola chiave.
La dea Furiosa
Sul red carpet rimane una dea di stile, tra le più belle da ammirare, lo ha dimostrato anche ieri al Festival di Cannes, mentre sul grande schermo si tuffa invece ora nei deserti postapocalittici (il rimando all’ambiente sempre più alla deriva), trasformandosi in Furiosa, nel nuovo capitolo della saga di Furiosa: A Mad Max Saga, presentato qui fuori concorso, in sala il 23 maggio, distribuita da Warner Bros. Polvere e gloria, per una protagonista on the road e senza paura, molto silenziosa (pochissime battute), ma concreta, strategica, pronta a buttarsi nella mischia. Una sorta di O-Ren Ishill alla Kill Bill, costretta pure lei a crescere in fretta, circondata da un mondo di uomini e in rovina, nel quale essere poi leader.
La trama
Alla regia c’è sempre George Miller, il fondatore di questo movimento narrativo, dalla trilogia con Mel Gibson, passando per Tom Hardy, fino alla virata femminista e femminile. Donne dunque al centro dell’azione, lei in particolare. Qui infatti si scava alle origini del personaggio interpretato nel 2015 anni da Charlize Theron in Mad Max: Fury Road che da bambina, cresciuta in fretta, e testimone dell’uccisione della madre, viene rapita, strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, per cadere nella mani poi di un’Orda di Motociclisti, guidata dal Signore della Guerra, Dementus (interpretato da un inedito e barbuto Chris Hemswoth). Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe, il tiranno per cui diventerà poi serva, e da cui infine scapperà insieme alle sue concubine.
Più di un prequel
Ma in questo nuovo viaggio, più che un prequel temporale del precedente, semmai un ritorno perfetto alle radici, dovrà comunque sopravvivere a molte prove, per cercare allora di ritrovare la strada di casa, e pace. Un’eroina divenuta adulta, capelli rasati e un braccio meccanico, che si avvicina così ad altre grandi guerriere del cinema d’un tempo e contemporaneo, come Sarah Connor (Terminator) o la Ellen Ripley di una Sigourney Weaver mitologica in Alien. Donne in grado di lottare, mettendo da parte se stesse, al servizio di una missione più grande: la salvezza del mondo e di un futuro vivibile e accettabile. “Ogni scena del film è un’estensione del carattere di Furiosa”, ha detto l’attrice, “e della sua anima, anche romantica. Il film è davvero un’opera rock, intellettuale e filosofica”. Un film glorioso e d’impatto, come lei, ma che a livello di spunti ha perso per strada la magia di una volta.