Cannavacciuolo: “Mia moglie? C'è un motivo se non l’ho conquistata col cibo. Costanzo mi ha onorato prima di morire"
Qual è il colmo per uno chef stellato, anzi tri-stellato? Avere una moglie (e pure un figlio) che mangia praticamente solo insalata. Capita ad Antonino Cannavacciuolo che ha avuto la (s)fortuna di incontrare il grande amore della sua vita da giovane e poche volte il piacere di cucinare per lei. Sua moglie, è noto, è l’imprenditrice Cinzia Primatesta. Insieme hanno costruito un impero culinario e alberghiero, tra cui il resort “Villa Crespi” sul Lago d’Orta, il cui ristorante a novembre si è guadagnato la terza stella Michelin.
Io cucino per conquistare tutti
“Comunque anche con le verdure si possono realizzare buoni piatti - precisa lo chef - anzi oggi bisogna soddisfare una grande parte di clientela vegetariana, e si può essere molto creativi, non solo con insalate e pomodori”. E poi “io cucino per conquistare tutti - aggiunge - che siano donne, bambini, adulti o nonni, non ci sono piatti specifici femminili”. E lo chef continua, anche, a cercare di insegnare ai ristoratori disperati come salvare i loro ristoranti in “Cucine da incubo”, lo show realizzato da Endemol che torna in onda da domenica (2 aprile) alle 21.15 su Sky Uno e in streaming su Now per sei puntate.
Mia moglie mangia verdure
Però, Antonino, lei non ha potuto usare molto della sua arte in cucina per conquistare sua moglie…
“Sto con Cinzia da quasi trent’anni. Lei mangia solo tofu, insalate, bietole e, ogni tanto, pesce e carne. Mio figlio Andrea, che è lo specchio della mamma, mangia pure solo insalate, verdure, pasta coi piselli, fagioli”.
E, dunque, come ha “irretito” sua moglie?
“Ci siamo conosciuti a vent’anni quando ho cominciato a lavorare nel ristorante della sua famiglia e lì è scoppiata la scintilla. Lavorando insieme, io come cuoco, lei come manager”.
Ma hai mai usato i suoi piatti per ammaliare le donne?
“Ho conosciuto Cinzia prestissimo, da ragazzo, non ho avuto tempo di conquistarne altre. E poi ero così concentrato sulla cucina da sacrificare completamente la vita privata”.
Un’unione solidissima…
“Perché è basata sul rispetto, di coppia e dei rispettivi ruoli. E’ grazie a lei che ho potuto coltivare la mia grande passione riuscendo anche a metter su famiglia. Lei, che è una grande donna, non ha fatto mancare nulla ai nostri figli, Andrea ed Elisa, riuscendo a sopperire alle mie mancanze e lontananze. Nei weekend, a pranzo e a cena un cuoco deve lavorare, ma riusciamo a ritagliarci qualche spazio al pomeriggio per una passeggiata o un gelato”.
La prima puntata della nuova edizione di “Cucine da incubo”, proprio per questo motivo, le sta particolarmente a cuore…
“Si, perché ho incontrato una famiglia (nel ristorante ‘L Civel di Casalbeltrame, vicino Novara) in particolare difficoltà, disgregata, con un padre devoto al lavoro che riesce a ritagliarsi poco spazio per gli affetti. E in qualche modo mi ci sono ritrovato, mi ha fatto riflettere e sono tornato a casa dopo quell’esperienza con un altro spirito”.
Situazione che si è vista in parecchie puntate del programma, dove oltre che dare consigli per la cucina, lei sembra fare anche da psicologo…
“In effetti sì, perché in una brigata - che è fondamentale per far funzionare un ristorante - quel che conta è la pulizia: prima di tutto bisogna fare pulizia interna, guardarci dentro, risolvere i problemi tra i componenti della famiglia o dei proprietari, per ottenere così pulizia esterna”.
In questi anni di pandemia i problemi sono decuplicati.
“Per tutti i locali, figuriamoci per quelli che erano già “da incubo”! Ho incontrato situazioni difficilissime, ma mi fanno arrabbiare soprattutto quelli che credono che se sanno cucinare due uova possono aprire un ristorante e magari cominciare a preparare a mezzogiorno: ci vuole passione, abnegazione e tanta dedizione”.
E lei cerca di farglielo capire.
“Mettere ordine in cucina è l’ultimo passaggio. Prima bisogna partire dai fondamentali: fare una buona spesa senza risparmiare sugli ingredienti perché tanto il cliente se ne accorge (e quindi è una perdita e non un risparmio), rendere confortevole e attraente l’atmosfera che è come un biglietto da visita, creare armonia nella squadra. Da ultimo la cucina: andare oltre prosciutto e melone è già qualcosa”.
Sono molti i ristoratori che partecipano al programma solo per farsi ristrutturare il locale o per puro desiderio di apparire in tv?
“No, perché questi vengono scartati dal principio. Accettiamo solo quelli che veramente vogliono provare a migliorarsi. Alcuni ci riescono, per altri è chiaro che sarà difficile”.
Cos’è che proprio non entra nella testa dei cuochi?
“Che soddisfare il cliente deve essere un divertimento. I complimenti del commensale sono la benzina del motore di un cuoco. Se sei arrabbiato o arrogante, questo si sente nel cibo. Il piatto ha un gusto diverso se cucini quando sei contento o appassionato del tuo lavoro”.
Questo programma, insieme a MasherChef, le ha dato grandi soddisfazioni, ormai è quasi più famoso come personaggio tv che come cuoco…
“Mi ha fatto particolare piacere la recensione di “Cucine da incubo” che ha fatto Maurizio Costanzo poco prima di morire. Per me è come la quarta stella Michelin”.