Anna e la Sardegna in pericolo: diventa film la storia vera di una donna ribelle che si batte per la sua terra

Il film del regista palermitano Marco Amenta, in sala dal 13 giugno, dopo essere passato fuori concorso alle Giornate degli autori della Mostra del cinema di Venezia

di Redazione

Quando le luci del cantiere si accendono, la vita di Anna subisce un duro colpo. La piccola fattoria del padre con cui si guadagna da vivere è minacciata. La terra aspra in cui Anna ha sempre trovato rifugio ora ha bisogno di lei per essere difesa dai mostri meccanici che vogliono violentarla. La bellezza di questa storia sta in una sorta di simbiosi tra la Sardegna e Anna, la protagonista che dà anche il titolo al nuovo film del regista palermitano Marco Amenta, in sala dal 13 giugno con Fandango dopo essere passato fuori concorso alle Giornate degli autori della Mostra del cinema di Venezia 2023 e premiato in numerosi festival.

Ispirato a una storia vera

"Ispirato a una storia vera accaduta in Sardegna qualche anno fa, Anna è una storia di resistenza contro il potere - spiega il regista -. Il potere spregiudicato di un capitalismo cieco pronto a distruggere tutto si rispecchia nel potere di una società maschilista e prevaricatrice e combattendo l'una la protagonista combatte anche l'altra". Perché solo una donna può ribellarsi e capire cosa sia la prepotenza che gli uomini esercitano anche sulla terra. Terra e Isola che è femmina, contro il potere machista e patriarcale della cementificazione e dunque della conquista. E' la solita storia di questa antica regione, una battaglia incessante per non essere colonizzata, per non soccombere all'ennesimo invasore.

La vicenda

La pellicola prodotta da Eurofilm, Videa Nex Station, Inthefilm, Mact production e Rai Cinema, è girata interamente nell'Isola con cast quasi tutto sardo. Tutto il film gira intorno alla vita di Anna, interpretata dall'attrice di San Sperate, Rose Aste, una giovane donna pronta a lottare per se stessa e per la sua terra. Magnetica come la natura incontaminata della sua Sardegna, Anna vive al ritmo del respiro della terra che un giorno però ha il suono delle trivelle. Anna, aggiunge Amenta, "è una donna che non vuole abbassare la testa e combatte per non essere schiacciata, non vuole essere una vittima ma non è nemmeno un'eroina; per me era importante tratteggiare il ritratto di una donna reale, piena di difetti e fragilità lontano da ogni stereotipo".

L'attrice

"Interpretare Anna alla prima esperienza come protagonista è stata per Rose "un'enorme sfida autoriale". "Io dal personaggio di Anna ho imparato tanto - ha detto l'attrice -, da lei ho imparato cosa vuol dire davvero avere coraggio, non arrendersi, la capacità di affrontare il dolore con una forza che a me spesso manca e anche la sua indipendenza. Abbiamo tanto in comune con il personaggio. Odiamo entrambe le ingiustizie e le prepotenze. Poi ci unisce un'indole non proprio pacata". Lei si dice entusiasta di aver recitato in un film in cui anche la Sardegna è protagonista.

I dialoghi in sardo

"Mi riempie di orgoglio avere la possibilità di mostrare anche scorci meno noti: abbiamo girato a Muravera, Arborea e Marceddi' - ricorda l'attrice - Ma non solo. In questo film c'é una componente importante di dialoghi in sardo, prevalentemente in Campidanese ed  è sempre un piacere quando viene data la giusta dignità alla nostra lingua. Lei è una donna che si porta dietro un dolore presentissimo, praticamente una ferita aperta e si protegge dietro una corazza di indipendenza, ma è una mina pronta a esplodere. Capitava spesso che a fine riprese fossi esausta sia fisicamente che emotivamente. Sul personaggio ho lavorato tanto e spero abbia dato i suoi frutti".

Una donna che resiste al capitalismo

Cinque settimane di riprese per raccontare la storia di una donna che resiste al capitalismo e a chi vuole distruggere la sua terra. "Il tema della cementificazione in realtà non coinvolge solo la Sardegna - precisa l'attrice -: ma tutto il territorio italiano. La vicenda di Anna è liberamente ispirata alla storia vera di chi si è opposto alla cementificazione.
Una storia simbolica di speculazioni edilizie, privatizzazione strisciante del territorio dalle quali la Sardegna così come altri luoghi sono attanagliate".