Angela Baraldi: "Così Francesco De Gregori mi ha salvata". Il sogno con Lucio Dalla

"Smetti di farmi sentire questa roba come fosse merda, perché sono belle canzoni. Tu devi finire questo disco”: così Francesco De Gregori mi ha convinta a tornare dopo 8 anni di silenzio. Senza di lui sarebbe stato molto più difficile"

di Cinzia Marongiu

Scapigliata, gotica, crepuscolare, rock dal cuore tenero, selvatica, zelig. Angela Baraldi è tutte queste cose insieme e molto di più. Di certo è diversa da tutto e da tutti. Si presenta senza trucco nella sua normalità fatta della consapevolezza di essere di quella nicchia che non tenta nemmeno di andare a Sanremo perché è altro da sé. Cantautrice e attrice (ricordate “Quo vadis, baby?”) torna dopo otto anni di silenzio con un nuovo album “3021”, un lavoro coscientemente diverso nei suoni e nei testi da tutto quello che c’è in giro e che si sente per radio. Un “altrove” in cui Angela ha immaginato “il suono delle sfere, dei pianeti e dello spazio profondo” popolato però di storie e personaggi molto reali. E perfino sognati. Come il suo caro amico Lucio Dalla, con il quale ha lavorato e condiviso serate a Bologna e vacanze per anni. A lui è dedicata “Cosmonauti”, che “è il racconto di un sogno che ho fatto dopo che Lucio è morto improvvisamente lasciando tutti noi amici con il dolore aggiuntivo di non essere riusciti nemmeno a salutarlo. Ecco, io grazie a quel sogno così allegro, colorato, in cui io e lui viaggiavamo nello spazio e ci divertivamo come matti, ho fatto pace con quel dolore. E ho voluto trasferirlo in musica”.

 

Ma “3021” ha anche un altro “nume tutelare” ed è Francesco De Gregori, un altro compagno di viaggio per Angela. È proprio De Gregori infatti che con la sua etichetta Caravan produce questo album: “Ci eravamo conosciuti nel 1993, quando lui dopo avermi visto a Sanremo mi fece chiamare dal suo manager e mi propose di fare un tour con lui. Io ero felicissima di farla e poi abbiamo cantato insieme “anidride solforosa”. Poi negli anni ci siamo visti pochissimo, ci siamo incrociati un paio di volte non di più. E poi sai com’è la vita ci si ritrova, la casualità, il fatto che ora sto a Roma, eventi personali. Così lui ha sentito quello che stavo registrando in questi anni post-pandemici un po’ disperati con un umore sfiduciato e mi ha detto: “Senti, smetti di farmi sentire questa roba come fosse merda, perché sono belle canzoni. Tu devi finire questo disco”. E insomma il suo pragmatismo, che è una sua caratteristica meno nota rispetto al suo essere poeta ma altrettanto autentica, è stato determinante a farmi finire questo lavoro e a permettermi di farlo sentire in giro.  Perché poi la vera grande motivazione che mi ha mosso e che mi muove è quella di andare nei miei amati club a suonare dal vivo. Senza di lui sarebbe stato tutto molto più difficile”.

Che stronz..a la divisione tra boomer e millennial

In questa lunga chiacchierata Angela parla dei giovani che racconta nel brano “Corvi” ma anche di una sé più giovane: “L’inadeguatezza ha fatto parte della mia adolescenza, perché mi osservavo tra persone che si riconoscevano tra di loro, che facevano parte di un gruppo e che mi sembravano sempre migliori di me. E questa posizione di vulnerabilità, di fragilità ti fa sentire un senso di colpa. Tutti noi abbiamo delle voragini dentro, dei traumi infantili che possono essere piccole vicende che ci sono successe e che magari abbiamo rimosso. Non per forza cose scioccanti, capaci però di mandarti in crisi. L’importante è parlare e parlarne. Io avevo una famiglia abbastanza numerosa e incasinata, non c’era questa attenzione all’ascolto, ma è stato tramite le letture e il dialogo con gli amici più grandi, con più esperienza, che queste voragini sono state lenite, che mi sono arricchita e tolta le paure. È molto importante avere fiducia in quelli più grandi di noi, proprio come a me è successo con Lucio Dalla o altri amici che avevano il doppio dei miei anni. Non credo assolutamente a questa stronzata dei boomer, della generazione x, dei millennial. Non ha senso questa divisione tra le generazioni, non c’è mai stata. E poi invecchiare non è una colpa, invecchiare è una fortuna e la saggezza di chi è più grande di te può salvarti. A me è successo”.

Foto da ufficio stampa

Resto una rocker dal cuore tenero. Ma mai senza giubbotto

Ma anche ora che Angela Baraldi ha fatto pace con quegli antichi demoni continua a sentire il bisogno di proteggersi: “Alla fine resto una romantica. E sento che devo mettere un giubbotto nero di pelle per proteggere il mio tenero cuore che non darò mai pasto a un mondo che ti mette troppo alla prova, natura compresa. Continuo ad amare gli esseri umani, continuo a crederci, e per questo sono convinta che nel 3021 ci saremo ancora e avremo ancora i patemi d’animo che aveva Otello. Nell’arte mi permetto di mostrare il mio cuore tenero, nella vita meno. Quindi meglio indossare il giubbotto”.