Mai visto un Alessandro Gassmann così cattivo: “Ma nella violenza di 'Mani nude' c’è forse un germe di speranza”
L'attore è protagonista, insieme al nastro nascente Francesco Gheghi, del film "Mani nude", presentato alla Festa del Cinema. "Viviamo in un mondo dove si alzano solo muri"
Irrompe alla Festa del Cinema di Roma la violenza e la crudeltà di Mani nude, il nuovo film di Mauro Mancini, che aveva già fatto parlare di sé con l'opera prima Non odiare. Ancora una volta il regista chiama al suo fianco Alessandro Gassmann, nei panni di un carceriere che allena ragazzi a lottare in combattimenti clandestini. C’è chi sopravvive e chi muore.
La violenza estrema di Mani nude
Un giorno l’organizzazione criminale a cui fa capo Amato (Renato Carpentieri) rapisce Davide (Francesco Gheghi), un ragazzo di buona famiglia che dalla sera alla mattina si ritrova, prima a combattere nel cassone di un camion, poi ad allenarsi con un certo Minuto (Gassmann) in una prigione galleggiante. La sua vita è finita, non rivedrà mai più i genitori e gli amici. Ora il suo obiettivo è riuscire a sopravvivere. Davide è costretto a spogliarsi della sua umanità, combattimento dopo combattimento. Un legame segreto però lega Davide a Minuto. Lo si scoprirà col passare dei tempo e quando Davide è in bilico tra la vita e la morte. Che Minuto abbia nel cuore ancora uno spiraglio di umanità? In realtà nasconde un segreto, doloroso, anzi dolorosissimo.
“La violenza circonda i ragazzi di oggi”
Mani nude è un cazzotto allo stomaco. È un viaggio in bilico, a tratti eccessivo ed estremo, che si interroga, come nel precedente film di Mauro Mancini, sul senso di colpa e il perdono. Qui è la violenza a mettere sotto torchio lo spettatore e Davide. “Mi ha appassionato questa storia”, afferma Gassmann, “mi piace il cinema di Mauro perché affronta certe tematiche con un punto di vista anomalo e diverso. Viviamo in un mondo violento, ed è un crescendo, basti pensare alle guerre. È un continuo fronteggiarsi muro contro muro, si urla e non si ascolta”, prosegue l’attore figlio d’arte, "c’è voglia di zittire. La violenza ci permea e circonda i ragazzi come mio figlio e Francesco. Il film è costruito intorno a una realtà irrealistica all’interno di una violenza che viviamo tutti i giorni. Tra le sue maglie strette si scova però un germoglio di speranza, che può condurre forse alla pacificazione”.
Mani nude riflette sull’origine del male
Nel film il pertugio di cui parla Gassmann coincide con il rapporto sordo che lentamente si instaura tra Davide e Minuto. In un contesto d'odio e violento può nascere un sentimento, un sodalizio, un’emozione. Come quando nei territori di guerra spunta un fiore. “Quando due entità vuote e sofferenti si incontrano, l’una può aiutare l’altra a riempirsi”, afferma Paola Barbato, autrice dell’omonimo libro da cui è tratto il film.
Gheghi: “Io e Gassmann siamo i Christian Bale italiani”
“Dopo Non odiare ho voluto approfondire il tema del perdono e del senso di colpa”, afferma il regista, “quanto siamo vittime del perdono? Mani nude continua a riflettere sull’origine del male e sulla violenza. Quanto è oscuro il cuore dell’essere umano?”.
Francesco Gheghi, dopo il premio a Venezia per Familia, regala un’altra interpretazione tosta e da incorniciare. Il giovane attore, lanciatissimo, si è sottoposto a un allenamento incessante per due mesi e mezzo che gli ha fatto mettere su 10 kg di massa muscolare. “Da 57 kg sono arrivato a 67”. Anche Gassmann ha toccato i 105 kg. “Siamo i Christian Bale italiani”, commenta Gheghi.