Bianca Nappi, dopo Ozpetek e Lolita, il disagio mentale: 'Perché oggi è un problema sociale”
In questi giorni è al centro di una serie tv di Netflix, “Tutto chiede salvezza”, che ruota attorno a un ragazzo sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Sette le puntate. Nasce dall’omonimo romanzo, premio Strega giovani nel 2020
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Che si tratti di cinema, teatro, serie tv, video Bianca Nappi è sinonimo di qualità. Uno di quei nomi che, appena riesci ad abbinarlo con il viso, ti rimane impresso senza mai più uscire dal radar delle attrici doc italiane. Ad esempio, è una delle attrici feticcio di Ferzan Ozpetek che, nelle sue storie corali, l’ha voluta per Un giorno perfetto, Mine vaganti e Magnifica presenza. Per capirci, ad esempio, è la magistrata che è la migliore amica di Lolita Lobosco, la poliziotta di Luisa Ranieri, quasi un suo alter ego, personaggio molto divertente che tornerà anche nella seconda serie della fiction di Raiuno. Che è quasi un riassunto della storia anagrafica di Bianca Nappi: la sua famiglia è di Napoli, come Luisa Ranieri, ma è cresciuta a Trani, in Puglia, nelle terre dove sono ambientate le storie di Lolita.
La nuova serie
Ma in questi giorni è al centro di una serie tv di Netflix, “Tutto chiede salvezza”, che ruota attorno a un ragazzo sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio e le sette puntate (la prima è in programmazione in questi giorni) raccontano i sette giorni del ragazzo in reparto. “Io – racconta Bianca – interpreto l’infermiera del turno di notte” e, come si vede fin da subito, il suo personaggio porta sul viso la fatica, il dolore, la necessità di forza psicologica di questo che è quasi una definizione di “lavoro usurante” e che, anche declinato al maschile, mette insieme la necessità di forza fisica, ma anche e soprattutto di forza psicologica'.
Ma Bianca Nappi per riuscire così bene a portare nella sua recitazione e nelle sue espressioni tutto questo, ha deciso di non confrontarsi preventivamente con qualche vera infermiera: “Ho deciso di non farlo per non essere troppo influenzata dai loro racconti, ma essere totalmente libera da condizionamenti esterni per interpretare il mio ruolo”.
E questa scelta dipende moltissimo “dalla straordinaria qualità delle parole, della scrittura, che ho amato moltissimo, e nasce dall’omonimo romanzo “Tutto chiede salvezza”, premio Strega giovani nel 2020, scritto da Daniele Mencarelli, il cui ruolo è stato decisivo nella sceneggiatura, insieme a quello di tutto il resto della squadra, a partire da Francesco Bruni, che è anche il regista della serie. Ribadisco: davvero i dialoghi sono davvero scritti benissimo”.
Le notti lunghissime
Ma se la scrittura è perfetta per tutte le sfaccettature del personaggio dell’infermiera del turno di notte, il più delicato, a dare ulteriore forza all’identificazione di Bianca Nappi nel suo personaggio è il fatto che “la serie è stata girata prevalentemente di notte e quindi ho vissuto doppiamente queste notti lunghissime, quando in giro c’eravamo quasi solo noi della troupe”. La location delle riprese era Anzio, fra i padiglioni e le corsie dell’ospedale militare dismesso, e anche questo – la scelta di un luogo di cura che è stato reale e non ricostruito – dà ulteriore credibilità alla storia.
Bianca attrice multitasking
E qui, proprio a partire dalla scelta del set, parte la domanda obbligata a Bianca Nappi, che è una delle attrici italiane più multitasking: che differenza c’è fra recitare per il teatro, per il cinema, per la televisione, per i video? “Praticamente nessuna, fondamentalmente il mestiere è sempre lo stesso. Il nostro lavoro è quello e la vera caratteristica che deve avere un buon attore è quella di essere credibile agli occhi del pubblico”.
Ecco, “credibile” per Bianca Nappi è un aggettivo da dizionario dei sinonimi: “Cambiano i veicoli, forse il pubblico, ma il lavoro dell’attore è uno. Certo, probabilmente la fruizione su Netflix sarà diversa, forse ci saranno più giovani fra il pubblico, ma non cambia il nostro mestiere”.
E allora andiamo in corsia, perché “Tutto chiede salvezza”, nonostante il tema serissimo, ha anche elementi di leggerezza per il grande pubblico “ed è la vera bellezza di questa serie tv e di questa sceneggiatura, il riuscire ad alternare sentimenti ed emozioni fortissime, anche drammatiche, con elementi di ironia e risate, di questa che, tecnicamente, è una banda di matti”.
La solitudine della malattia mentale
Bianca Nappi, ovviamente, oltre che attrice e infermiera del turno di notte di questa storia è anche cittadina, immersa nel mondo, che di fronte alla malattia mentale tiene conto di tutte le necessità, anche di quella delle famiglie: “Le famiglie – spiega – non vanno lasciate sole, non vanno abbandonate, ma le istituzioni e la sanità devono stare loro vicine, perché è solo così che ci aiutano davvero coloro che soffrono di malattia mentale, non facendo finta di nulla, non lavandosene le mani. Tutto parte proprio dal nucleo familiare, dalla capacità di comprendere la malattia, di chiedere aiuto, di non aver paura di essere giudicati”.
La vicenda di Marco Bellavia
Nelle ultime settimane, al Grande Fratello Vip, con la vicenda di Marco Bellavia si è visto come ci siano pregiudizi e ignoranza anche parlando semplicemente di depressione e qui Bianca, pur non essendo una spettatrice del programma, ha una posizione assolutamente civile, sana, buona, giusta:
“Ho letto qualcosa e non ho seguito direttamente la vicenda, ma mi pare che gli autori televisivi in questa occasione siano stati in grado di accendere una luce sul problema. E quindi, da questo punto di vista, persino la polemica può essere buona, è bene che se ne parli”.
I problemi mentali una piaga sociale
Anche perché per “l’infermiera del turno di notte”, il più duro dei reparti psichiatrici, i problemi mentali sono “un problema sociale più che individuale”, spesso anche al centro di casi di cronaca: “Un malato non curato è pericoloso, per sé e per gli altri”.
Di più, in particolare questi casi sempre più spesso riguardano giovani e giovanissimi e psicologi e anche psichiatri ci hanno spiegato che in molti casi recenti questi atteggiamenti violenti sono frutto dei due terribili anni di pandemia che abbiamo passato e che lasciano il segno in particolare sugli adolescenti. Bianca Nappi però va oltre: “Io penso che molti di questi comportamenti siano frutto dell’uso sempre più massiccio di sostanze stupefacenti, sempre più sintetiche e chimiche, che fanno cadere i freni inibitori e causano questi problemi grossissimi, anche a livello sociale. La pericolosità, ripeto, è sia per sé che per gli altri”.
Ottobre è il mese della salute mentale
E se una serie tivù di Netflix come “Tutto chiede salvezza” ci dà l’occasione di parlare di questo, ha già vinto, non è stata inutile. Prima ancora di contare gli spettatori e gli stream.
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