Technology Hub: dalla robotica per la riabilitazione agli assistenti avatar, le nuove frontiere della medicina
Robot in grado di assistere i disabili e aiutare nell’attività motoria i pazienti affetti da patologie neurologiche; occhiali “intelligenti” per chi soffre di disturbi uditivi, capaci di filtrare i suoni d’interesse in modo complementare alle protesi acustiche e di distinguerne la provenienza negli ambienti affollati; realtà virtuali per l’allenamento delle capacità cognitive; oggetti di tutti i giorni stampati in 3D non più solo per i disabili, ma coprogettati con i disabili stessi.
A che punto le tecnologie innovative stanno riscrivendo il futuro della medicina? E quali sono le nuove frontiere in grado di migliorare la performance delle aziende e cambiare sensibilmente la qualità di vita dei pazienti?
Saranno questi alcuni dei temi maggiormente affrontati nel corso di Technology Hub – l’evento professionale delle tecnologie innovative per il tuo futuro, promosso da Senaf e in programma a fieramilanocity, dal 7 al 9 giugno 2016, che tra gli ambiti di applicazione protagonisti avrà proprio il medicale. L’appuntamento, nato per mostrare al mondo imprenditoriale le nuove tecnologie, raccoglierà in un unico hub tutti i comparti dell’innovazione: dalla stampa 3D all’additive manufacturing, passando per l’elettronica e l’internet delle cose, i materiali innovativi, i droni e la robotica collaborativa e di servizio.
In particolare, nella Piazza Robotica Medicale realizzata in collaborazione con ITIA-CNR (Istituto di Tecnologie Industriali e Automazione, Consiglio Nazionale delle Ricerche) specializzato in progetti di robotica per il mondo produttivo ma anche per la salute, l’assistenza ai malati e la riabilitazione, andranno in scena le espressioni della più alta tecnologia di robotica per la riabilitazione. Tra i progetti discussi, il robot Mitsubishi Pa-10, impiegato su pazienti affetti da patologie neurologiche quali lo stroke e le mielolesioni, in grado di far riprodurre all’utilizzatore, limitato nei movimenti dell’arto superiore, attività comuni della vita quotidiana, con velocità paragonabili a quelle fisiologiche. Ma non solo. In un altro progetto di ricerca applicata, l’applicazione software REAPP, collegata ad un dispositivo robotico multisensioriale quale il LINarm++ e a un display, serve a supportare il malato, ad incoraggiarlo e gratificarlo durante la sua attività riabilitativa in casa, intervenendo anche tramite un avatar e un assistente virtuale per controllare in tempo reale la postura e la correttezza dei suoi movimenti. Presentate anche le ultime frontiere della realtà virtuale, sviluppate con lo scopo di ritardare, per quanto possibile, la comparsa dei sintomi della malattia. Negli ultimi anni, diverse ricerche hanno dimostrato che sia l’attività fisica, sia l’esercizio cognitivo possono considerarsi fattori di protezione nei confronti della demenza. In questo contesto si colloca Goji, un ambiente virtuale per contrastare l’Alzheimer, che si propone, da una parte, di far allenare anziani con lievi forme di demenza pedalando su una cyclette all’interno di un “parco virtuale” e, dall’altra, di rafforzare le loro capacità visuo-spaziali tramite la ricerca di oggetti sugli scaffali di un supermercato.
Ritornando nel reale, una risposta efficace alla disabilità arriva dai dispositivi tech facili da indossare e integrare tra gli accessori della vita quotidiana. Ne è un esempio il progetto Glassense, dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), progettato per comportarsi come una “lente acustica” complementare alle esistenti protesi, le quali ad oggi non consentono alle persone che soffrono di disturbi uditivi di distinguere al meglio la provenienza delle sorgenti sonore di interesse.
Il device, in mostra nella Piazza Innovazione e dalla forma di un paio di occhiali, consente di far percepire meglio i suoni che provengono di fronte a chi li indossa, aumentando sensibilmente la comprensione del parlato in ambienti rumorosi. “Lo scopo è aiutare le persone affette da ipoacusia in situazioni dove il rumore circostante altera la capacità del cervello di concentrarsi sulle sorgenti acustiche di interesse. Con questo approccio l’utente, nel nostro caso già portatore di disabilità, non deve adattarsi al nuovo device, ma è il device stesso che si integra nelle abitudini delle persone senza creare alcuna ulteriore complicazione” – racconta il ricercatore IIT, Luca Brayda.
La rivoluzione tecnologica nell’ambito medicale passa anche dalla stampa 3D, tramite le nuove tecnologie che rendono possibile la progettazione di prodotti realizzati con e per utenti colpiti da differenti disabilità: spartiti musicali stampati in 3D secondo le necessità e le indicazioni dei non vedenti, cover personalizzate di microinfusori per diabetici, dispositivi e bracci robotici con scocche personalizzate, che consentono a persone con difficoltà agli arti superiori di mangiare da sole, fino a “spalma-nutella” per rivestire pane e fette biscottate senza sporcarsi.
“Grazie alla stampa 3D consumer e al coinvolgimento di una nuova generazione di designer e di maker, i pazienti possono lavorare dal concept del prodotto fino alla sua realizzazione, personalizzandolo nella sua estetica, nelle funzionalità e nelle prestazioni terapeutiche, a costi contenuti e con la necessaria precisione” – afferma Marinella Levi, Docente del Politecnico di Milano, presente con il progetto di ricerca +ABILITY, che intende studiare le relazioni tra la stampa 3D, i processi di coprogettazione e la condivisione di questi con differenti abilità – Un recupero dell’accesso al fare e all’autoproduzione, a supporto e miglioramento della qualità della vita di ciascuno di tutti. Ma proprio di tutti.”
I tre giorni di Technology Hub, sviluppati tra spazi espositivi, aree dimostrative, workshop e convegni, case history e presentazioni tecniche, saranno un’occasione per conoscere e vedere dal vivo tutte le ultime soluzioni innovative, in un vero e proprio “contagio” tecnologico da cui derivare soluzioni più efficaci per il business.