Ricerca: espressioni contagiose, l'empatia si 'specchia' in un sorriso
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Milano, 11 feb. (AdnKronos Salute) - E' difficile non rispondere a un sorriso con un sorriso. Più o meno consapevolmente si entra in empatia con le persone anche imitando la mimica facciale altrui, 'specchiandosi' nelle espressioni degli altri. A confermarlo arriva una revisione americana pubblicata su 'Trends in Cognitive Sciences', che ha analizzato come le persone simulano le espressioni degli altri nei diversi contesti sociali, per creare risposte emotive in se stessi. E il 'contagio' vale sia per i sentimenti positivi sia per quelli negativi. Per esempio, se una persona è triste, anche chi lo circonda tenderà - magari senza accorgersene - ad assumere la stessa espressione per cercare di immedesimarsi nel suo stato d'animo. Per gli esperti bastano poche centinaia di millisecondi agli esseri umani per estrarre informazioni emotive dalle espressioni del viso. 'Questo 'riconoscimento' ci permette di intraprendere le azioni più appropriate, come avvicinarsi a una persona o evitarla', spiega Paula Niedenthal, psicologa sociale all'università del Wisconsin e coautrice del lavoro con Adrienne Legno. La capacità di una persona di riconoscere e condividere le emozioni degli altri può essere inibita nel caso di alcuni problemi come per esempio un ictus, la paralisi di Bell o per un danno ai nervi dopo un'intervento chirurgico. Niedenthal sottolinea che il discorso non è valido per le paralisi congenite, perché chi non ha mai avuto la possibilità di mimare le espressioni degli altri ha sviluppato metodi di compensazione per interpretare le emozioni. Devono affrontare sfide simili anche le persone con disturbi sociali connessi con la mimica o chi per esempio soffre di autismo. Il prossimo passo del team Usa è scoprire quale meccanismo nel cervello aiuta il riconoscimento dell'espressione facciale: 'Una migliore comprensione di ciò che sta dietro la simulazione sensomotoria servirà per capire come trattare i disturbi correlati', conclude.