Fecondazione: studio, da sostanze soia effetto negativo su liquido seminale
Roma, 2 nov. (AdnKronos Salute) - Non esagerare con la soia se si sta cercando di diventare papà. Sostanze come la daidzeina e la genisteina (fitoestrogeni), presenti in prodotti a base di questo legume come latte, yogurt, tofu o miso, influiscono negativamente sulla qualità del liquido seminale e, di conseguenza, sulla capacità riproduttiva. Lo stesso effetto ha il metil-parabene, 'ingrediente' di molti prodotti cosmetici. Lo rivela uno studio presentato dal ricercatore della Fondazione Ivi, Francisco Dominguez, e dal suo team al meeting dell’American Society for Reproductive Medicine (Asrm). Questo studio pilota, che ha coinvolto 25 volontari, ha cercato di analizzare l'influenza di inquinanti ambientali - i cosiddetti 'interferenti endocrini' - e altre sostanze che come i fitoestrogeni che incidono con la variazione nel numero dei cromosomi (aneuploidia) o con aberrazioni cromosomiche nel liquido seminale, modificandone la qualità. 'Gli interferenti endocrini sono agenti esterni con cui si entra in contatto ogni giorno, e che influenzano il nostro equilibrio ormonale. Questo tipo di ricerca - afferma Dominguez - ci aiuta a chiarire ciò che influisce sulla capacità riproduttiva degli uomini e quindi permette loro di adottare misure per contribuire ad aumentare le possibilità di successo quando sottoposti a trattamenti di riproduzione assistita'. L'indagine ha innanzitutto determinato, attraverso un questionario, a quali contaminanti sono stati regolarmente esposti i donatori di seme. Sono stati poi effettuati test per stabilire se queste sostanze erano presenti nel sangue, nell’urina e nel liquido seminale e se sì, a che livello. Il gruppo di ricerca ha riscontrato alte concentrazioni di questi interferenti endocrini nel seme dei donatori, che possono dare origine a spermatozoi con un numero inadeguato di cromosomi. Per esempio, queste anomalie sono le causa di una scarsa motilità degli spermatozoi che, tra gli altri difetti, influenza negativamente la capacità riproduttiva dei donatori in questione. L'equipe ha intenzione di replicare, in futuro, lo studio con le donne e valutare se questi agenti influenzano anche il numero di ovociti e la loro capacità di riproduzione.