“Così ho scoperto di avere il cancro”, le storie raccontate dalle donne e da un uomo curati ne centro di Veronesi
Ecco le storie raccontate a Milano durante la decima edizione di ‘Ieo per le donne’, l’appuntamento annuale voluto dall'oncologo
Per la prima volta in dieci anni sul palco dell’ Ieo (Istituto europeo di oncologia) per le donne non c’era il suo ideatore, Umberto Veronesi, mancato lo scorso novembre. E non si è trattato dell’unica novità visto che, per la prima volta, sullo spesso palco è salito un uomo in qualità di paziente per un tumore della mammella, neoplasia che nella maggior parte dei casi colpisce una donna. Le donne e quest’uomo si sono avvicendate sul palco per raccontare la propria malattia: dalla scoperta alla rinascita dopo la terapia.
Se il tumore della mammella viene a lui
Viene anche ai maschi, ha precisato Raffele Loenardi, pensionato di 60 anni, si ammala «uno su mille contro sette-otto-nove donne su mille. Non è poco. Ma è un fenomeno nascosto, anche per un discorso culturale. Per questo Raffele propone: «Mettete un pallino azzurro in un angolo del fiocco rosa». Si è operato due volte: 2010 seno destro, l’anno scorso ha tolto il sinistro. Mentre ne parla si commuove e sorride, proprio come le donne, pazienti ed ex dell’Istituto europeo di oncologia per le quali Umberto Veronesi ha inventato il raduno.
Commozione e orgoglio
Un’occasione per condividere le emozioni legate alla malattia e non tenersele dentro, nascoste. Così, sul palco del teatro Manzoni, presentate dall’attrice Lella Costa, le pazienti dello Ieo hanno raccontato la propria esperienza, fatta di paura, ansia, ma anche di liberazione. Sul palco anche alcune ‘testimonial’ di eccezione: Monica Guerritore ha ricordato Umberto Veronesi, che aveva conosciuto prima ancora di diventarne una paziente. Mara Maionchi, che allo Ieo è stata operata due anni fa, e ha raccontato con ironia il suo percorso di paziente dopo la diagnosi di un doppio carcinoma: “Una tranvata, ma dalla quale ci si riprende”. E poi Mara Venier, che fa ancora controlli costanti.
I racconti dal palco
A raccontarsi è salita pure Nicoletta, a cui il papà ha trasmesso il gene Brca2 e per questo, un anno fa, ha iniziato un percorso di cura, con mastectomia e asportazione delle ovaie. È stata poi la volta di Ivana, che si è operata nel 2009 e da quel giorno fa fisioterapia ogni giorno per non perdere la funzionalità del braccio destro e continuare a fare l’organista. Donne comuni e famose con un’esperienza in comune, con la voglia di vincere la malattia e riprendersi la propria vita.
In memoria di Umberto Veronesi
La giornata si era aperta con un video per ricordar Umberto Veronesi, seguito dalle parole del figlio: “Papà amava le sfide – ha ricordato Paolo Veronesi, che del padre ha raccolto il testimone e oggi dirige la Senologia chirurgica dello Ieo – Voleva vedere dove poteva arrivare con la sua volontà. Lo ha fatto, ed è arrivato lontano. Ha dimostrato che è possibile un approccio conservativo alla cura del tumore. E, soprattutto, ha insegnato a tutti noi l’importanza dell’aspetto umano”.