Era in fin di vita, ora va a scuola: il “bambino farfalla” salvato da un team italiano

L'intervento, pubblicato su Nature, è avvenuto in Germania con pelle rigenerata in Italia dal gruppo di Michele De Luca, del dipartimento di Medicina rigenerativa dell'università di Modena

di Redazione

Adesso ha nove anni, va a scuola e gioca a pallone il bambino siriano al quale nel 2015 in Germania è stata trapiantata l'80% della pelle, dopo che questa era stata modificata geneticamente e rigenerata in Italia. Fino ad allora era stato un “bambino farfalla”. Si chiamano così i bambini la cui pelle diventa fragile come le ali di una farfalla a causa della malattia genetica chiamata epidermolisi bollosa.

Il trapianto

L'intervento, pubblicato sulla rivista Nature, è avvenuto in Germania, nell'Università della Ruhr a Bochum, con la pelle rigenerata in Italia dal gruppo di Michele De Luca, del dipartimento di Medicina rigenerativa Stefano Ferrari dell'università di Modena e Reggio Emilia. La richiesta del trapianto era arrivata dalla Germania perché, ha detto De Luca, 'il bambino, di origine siriana, aveva una grave forma di epidermolisi bollosa, quella giunzionale, aveva perso l'80% della pelle, era in fin di vita e in coma farmacologico'.

Intervento avveniristico

Nel settembre 2015 è arrivata dalle autorità tedesche la luce verde all'intervento per uso compassionevole: significa che lo davano per spacciato. Invece adesso il bambino 'vive con i suoi genitori, le sorelle e i fratelli. La sua pelle - ha aggiunto De Luca - è stabile e ha già avuto più cicli di rinnovamento'. Le cellule modificate geneticamente sono state prelevate da un'area del corpo del bambino nella quale non comparivano le vesciche tipiche della malattia. All'interno delle cellule, racchiuso in un virus reso inoffensivo e utilizzato come navetta, è stata trasferita la forma sana del gene Lamb3, la cui alterazione scatena l'epidermolisi bollosa giunzionale. Le cellule così modificate sono state coltivate in modo da ottenere lembi di pelle delle dimensioni comprese fra 50 e 150 centimetri quadrati, trapiantati nel bambino in due interventi successivi, in ottobre e novembre 2015.

Le coltivazioni di cellule staminali

Pioniere delle ricerche in questo campo, da più di 30 anni De Luca coltiva in laboratorio cellule staminali della pelle e adesso sa che le sue ricerche potranno avere un futuro anche nella sperimentazione clinica. L'intervento eseguito in Germania ha segnato un traguardo cruciale, permettendo di individuare la 'fonte' delle cellule staminali che permettono alla pelle di rinnovarsi continuamente. La scoperta, alla quale si deve la pubblicazione su Nature, ha fornito la prima prova diretta che la pelle umana è sostenuta da una base di cellule molto longeve, da cui derivano cellule progenitrici dalla vita relativamente breve e che vengono continuamente rinnovate. Prima di questa conferma si riteneva che la pelle avesse un solo tipo di staminali. Per questo adesso i tempi sono maturi per passare dai test in laboratorio alla sperimentazione clinica. I primi test sono cominciati in Austria, a Salisburgo, su gruppi di persone di diverse età, colpite da forme di epidermolisi bollosa diverse da quella per cui ha avuto il trapianto il bambino farfalla.