Alimenti: caffè ai raggi X in 9.400 studi, promossi effetti su salute
Milano, 10 mar. (AdnKronos Salute) - Per gli italiani è un rito, per i ricercatori un chiodo fisso. La scienza lo ha praticamente passato ai raggi X: c'è chi ne ha mappato il Dna e chi ne ha studiato gli effetti in relazione a qualunque tipo di malattia. E' così che il caffè, dal 1990 a oggi, è diventato il protagonista di oltre 9.400 studi. Verdetto: promosso, per la gioia dei cultori della tazzina secondo cui una giornata non può cominciare bene e un pasto non può dirsi concluso senza un buon espresso. A fare il punto sulle evidenze favorevoli raccolte dagli scienziati sono gli esperti riuniti in un convegno su caffè e salute organizzato dall'Italian Coffee Association (Ica) nella sede della Confcommercio di Milano: la bevanda più amata dagli italiani, se bevuta in dosi moderate, 'non crea effetti negativi e anzi talvolta può prevenire l'insorgenza di alcune patologie e si associa persino a un aumento dell'attesa di vita'. Ormai, sottolinea Amleto D'Amicis, coordinatore scientifico dell'evento, già direttore di un'unità operativa dell'Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione (Inran), 'sono stati eliminati quei fattori confondenti di tipo ambientale e di stile di vita (come ad esempio il fumo) che hanno determinato la correlazione negativa su caffè e salute e, dopo decenni di ricerche, è stato eletto ad alimento importante all'interno di una sana ed equilibrata alimentazione'. Ma quando, davanti all'ennesima tazzina, è giusto fermarsi? 'E' stato dimostrato che il caffè, se bevuto nelle dosi consigliate di circa 300 mg (fino a 4-5 tazzine di espresso, 3-4 di tazzine preparate con la moka o 2,5 tazze di caffè americano), non produce alcun effetto negativo sull'individuo sano, anche per il suo importante potere antiossidante', rassicura D'Amicis. Anzi in alcuni casi, 'come ad esempio per la cirrosi epatica e il diabete, può persino svolgere un'azione preventiva', continua l'esperto. A caccia di prove sull'esistenza di effetti favorevoli o sfavorevoli, oltre le doti più note del caffè (amiche 'dell'attenzione e della concentrazione mentale'), è stato necessario 'valutare il consumo in persone clinicamente sane', spiega Gianpaolo Gensini, professore ordinario di Medicina interna e presidente del Cesmav (Centro studi di medicina avanzata). In particolare, 'negli anni recenti, un ampio studio dei National Institutes of Health, condotto in 229.119 uomini e 173.141 donne dai 50 ai 71 anni, ha permesso di rilevare una riduzione della mortalità totale e di quella da patologie cardiocerebrovascolari, diabete, infezioni, traumi e incidenti'. Ci sono poi alcuni lavori che promuovono 'l'oro nero in tazza' come scudo contro alcuni tipi di tumore: per esempio 'il tumore del colon-retto, del fegato e dell'endometrio - elenca Sabina Sieri, ricercatrice in Epidemiologia nutrizionale dell'Istituto nazionale dei tumori (Int) di Milano - I risultati dei recenti studi pubblicati sono sorprendentemente positivi rispetto alle convinzioni del passato, secondo cui bere caffè è un'abitudine poco sana. I dati mostrano come non vi sia un'associazione positiva tra il consumo di caffè e il rischio di tumore'. Ai livelli di consumo che si ritengono usuali, 'potrebbe invece essere associato a una riduzione del rischio per malattie cardiovascolari, ma restano da identificare con più certezza le componenti della bevanda responsabili di tale effetto', riferisce Luca Scalfi, professore ordinario di Fisiologia all'università degli Studi di Napoli Federico II. Sembra infine 'che consumare caffè possa proteggere dal rischio di incorrere in malattie croniche del tratto gastrointestinale e del fegato e qualche possibile meccanismo coinvolto in questa attività protettiva sta emergendo in maniera sempre più chiara', evidenza Daniele Del Rio, professore associato di Nutrizione umana all'università degli Studi di Parma. 'Dobbiamo ora compiere un ulteriore sforzo di ricerca per comprendere a fondo la complessità della relazione tra consumo di caffè e salute, disegnando ricerche di laboratorio e studi sull'uomo che confermino e rafforzino le evidenze ottenute fino ad oggi'.