Segni particolari: bellissima, baciata dal successo, un fisico da modella, e una voce pazzesca da soprano lirico, con una estensione da tre ottave. Cantava con la naturalezza con cui noialtri respiriamo. C'erano tutti gli ingredienti perché Whitney Houston avesse una vita da star, di quelle da film: la bellezza, il talento, i soldi, l'amore del pubblico, milioni e milioni di dischi venduti. E invece no, dietro l'apparenza luminosa c'era una stella buia a bruciarle l'anima, il cuore. La chiamavano The Voice, faceva incetta di Grammy Awards, sbancava le classifiche, era figlia di Cissy Houston, corista di Elvis Presley e Aretha Franklin, e cugina di Dionne Warwick. Chi meglio di lei?
Cresciuta a pane e gospel
Nata a Newark, New Jersey, il 9 agosto del 1963, cresciuta a pane e gospel, già adolescente diventa la voce solista nel coro della Chiesa. A 22 anni, nel 1985, il primo album intitolato semplicemente con il suo nome e cognome che rimane tra le hits americane per 14 settimane: un record, uno dei tanti collezionati da The Voice. Un disco prodotto da Clive Davis che le fu amico e mentore. E poi via così nel 1987 con un altro lavoro di pop-soul romantico - Whitney - che la consacra definitivamente.
Foto Ansa
Il cinema e il rapporto tossico col marito
È così bella, brava, sensuale ma al tempo stesso rassicurante che pure Hollywood, che non ama le attrici con la pelle scura, le cuce addosso la parte della protagonista in The Bodyguard, film di cassetta in cui recita accanto a Kevin Costner. È il 1992, The Voice è all'apice del successo quando decide di sposare Bobby Brown, musicista anche lui. Un rapporto tossico e violento nonostante la nascita nel 1993 della loro prima e unica figlia, Bobby Kristina.
L’ abuso di alcol e droga
Liti, botte, abuso di alcol e droga, un crescendo disperante e disperato celato dietro la patina di una vita da rotocalco: il villone in Georgia, gli abiti griffati, le auto, le interviste, le feste. Nella sua autobiografia Brown, poi accusato e condannato per maltrattamenti ai danni di Whitney, scrive: "Penso che ci siamo sposati per tutte le ragioni sbagliate. L'obiettivo di Houston era quello di ripulire la sua immagine, mentre il mio era essere amato e avere figli. I media la accusavano di avere una relazione bisessuale con la sua assistente. E lei doveva uccidere ogni speculazione".
La relazione con la sua assistente
Ecco, appunto: una relazione d'amore con Robyn Crawford, amica e assistente personale, lungamente smentita dalla cantante e poi confermata da Crawford stessa nel suo libro del 2019 A Song for You: My Life with Whitney Houston. Whitney incapace forse di fare outing, soprattutto per l'impossibilità di sostenere il giudizio della famiglia e del pubblico, schiacciata dalla pressione sociale.
I lividi sul viso e le bugie
Whitney che sopporta le violenze di Bobby: i lividi sul viso durante una vacanza a Capri che lei giustifica dicendo di essere scivolata sugli scogli, le chiamate alla Polizia ma l'impossibilità di denunciarlo perché - diceva - "era lui la mia droga, il mio demone. Non ho fatto nulla senza di lui, neppure sballarmi". Due rehab nel 2004 e nel 2005 non la salvano, la discesa agli inferi è segnata dal calo di popolarità, canta sempre peggio, annulla concerti, apparizioni televisive, è diventata inaffidabile mentre dimagrisce sempre di più.
La separazione da Bobby
Finalmente chiede la separazione da Bobby. Ma non basta, perfino il padre John Houston le fa causa sostenendo che la figlia non gli avesse pagato quanto dovuto per averla aiutata nella sua carriera. Solo Clive Davis non la abbandona, cerca di trovarle date di prestigio come all'Arena di Verona dove Whitney arriva sul palco con due ore di ritardo. Più bassi che alti nonostante nel 2006, il Guinness dei Primati la dichiari "artista più famosa di ogni tempo”.
La morte nella vasca da bagno
Lei, sempre più debole e sbandata, ce la mette tutta per rimettersi in gioco fino ad incidere un altro album, nel 2009 - I Look to You - ultimo capitolo della sua carriera discografica. Ma il talento di ieri è oramai un vago ricordo. Il 9 febbraio 2012 arriva al Beverly Hilton Hotel di Hollywood: deve prendere parte a una serata organizzata dall'amico Clive Davis a margine dei premi Grammy. Due giorni dopo, è l'11 febbraio, le sue assistenti la trovano senza vita nella vasca da bagno della suite numero 434 del favoloso albergo sulle colline di Los Angeles. Sul tavolo una bottiglia di champagne e tracce di cocaina.
Le cause del decesso
L'autopsia chiarisce che Houston è deceduta per un «annegamento accidentale» in seguito a una overdose di droga, farmaci e alcol. Aveva solo 48 anni. Senza pace neppure dopo, dopo la morte. Perché tre anni dopo, il 31 gennaio del 2015, per un gioco terribile del destino accade lo stesso a Bobby Kristina, la figlia di 22 anni. Stesso copione. Anche lei distrutta da un mix di droga, alcol e pasticche, anche lei segnata dalle dipendenze, anche lei vittima di un rapporto malsano. Il fidanzato "fratellastro" e carnefice è Nick Gordon, un ragazzo che Whitney aveva adottato quando aveva solo 12 anni. È lui a trovare la ragazza priva di sensi nella vasca da bagno della loro villa ad Atlanta. Bobby rimane in coma per sei mesi: il 6 luglio - senza essersi mai ripresa - muore. Gordon, che è un tossicodipendente dichiarato, viene accusato dalla famiglia di aver fornito le sostanze alla sua compagna. Gli Houston e Bobby Brown lo citano in giudizio per 36 milioni di dollari, e vincono la causa ma Nick non pagherà mai: il 1°gennaio del 2020 viene stroncato da un’overdose di eroina. Fine della parabola tragica di Whitney e dei suoi eredi. Fine del sogno. Titoli di coda senza più musica per The Voice.