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Sinéad O'Connor, talento di cristallo. Quando Sinatra disse: "merita di essere presa a calci nel sedere"

Sinéad OConnor talento di cristallo Quando Sinatra disse merita di essere presa a calci nel sedere
di   Daniela Amenta

Faccio parte di una generazione che ha avuto il privilegio di vivere nello stesso tempo dell'artista, della donna, della meravigliosa e disperata creatura. Che dunque l'ha ascoltata, seguita, amata, amata moltissimo in presa diretta. Noi abbiamo avuto la fortuna di incrociare la parabola stretta e drammatica di una predestinata. Perché questo era Sinéad Marie Bernadette O'Connor, nata a Dublino l'8 dicembre 1966.

Un talento infinito

Una predestinata, una magnifica, lacerata contraddizione dal talento infinito. Ne nascono una ogni mille anni come lei. Quel viso da Madonna punk con i capelli rasati a zero, quella grazia sgraziata, quegli occhi larghi e fondi come le scogliere di Moher, quel tumulto interiore indomabile, indomato. E quella voce che sale, scende, accarezza, spezza in due, urla, predica, indica la luce e l'inferno, l'alto e il basso nel giro di pochi accordi. Sinéad O' Connor ha cantato il grande pop, la canzone d'arte, il jazz, il reggae, la tradizione irlandese, la fede e la disperazione con una voce che non ha eguali. È la sua, è lei. Potente, duttile, di mercurio, plastica, inimitabile. Una voce come un abito da indossare. Il suo abito. Ma la sorte ha una doppia faccia: dà e toglie, e spesso non in egual misura. Nella autobiografia pubblicata nel 2021, Remerberings, Sinéad ha raccontato la sua infanzia durissima, devastante: il rapporto drammatico con la madre, le privazioni, i traumi e l'esperienza del manicomio appena adolescente.

Foto Ansa

Lo stigma della pazzia

Lo stigma, la pazzia e il dolore che l'hanno marchiata negli anni a venire. Eppure, nonostante tutto, Sinéad per un lungo periodo ha capovolto la storia. A 21 anni, 1987, da poco madre del suo primo figlio, con l'album The Lion and the Cobra vende 2 milioni e mezzo di copie. Tre anni dopo ripesca Nothing Compares 2 U, brano "minore" di Prince e lo trasforma in oro. Pezzo perfetto che entra nelle hit mondiali ma che lei non ama, liquida come un episodio accidentale, addirittura un infortunio.

Nessuna come lei

Eppure, nessuna davvero come lei, nessun'altra così furiosa e furibonda, improbabile e favolosa, sangue bollente d'Irlanda, testa calda, ribelle e determinata, anarchica e rivoluzionaria, fuori da ogni schema, ogni cliché. Quando la portano negli Stati Uniti per un tour promozionale nel 1992 lei chiarisce pubblicamente: non salgo sul palco se prima del mio show viene suonato l'Inno Americano. Le radio più conservatrici replicano con il boicottaggio - vietato mandare in onda canzoni di Sinéad - Frank Sinatra dichiara che quella piccola donna senza capelli "merita di essere presa a calci nel sedere". Lei non fa una piega, la nostra temeraria amatissima predestinata. Anzi, rincara la dose: l'8 ottobre dello stesso anno, ospite del programma tv della NBC Saturday Night Live canta War di Bob Marley ma modifica il testo facendo riferimento agli abusi pedofili della Chiesa Cattolica negli States, infine strappa una foto di Papa Giovanni Paolo II indicandolo come "vero nemico da combattere".

Il figlio si toglie la vita a 17 anni

Non aiuta, tutto questo non aiuta e non ha aiutato. La predestinata diventa la reietta. Colleziona matrimoni che durano un giorno, diventa madre più volte, ma non basta, non basta mai. Non ha pace e non si dà pace. Cancella tour, ci ripensa, strappa contratti, li rincolla, spiega di essere bipolare, nel 2015 su Facebook annuncia il suicidio, diventa monaca, poi si converte all'Islam. In questo immane caos dove non si intravedono stelle danzanti c'è un punto di non ritorno. Il 7 gennaio 2022 si toglie la vita il figlio Shane, 17 anni, avuto con il musicista Donal Lunny. Shane come l'amico Shane MacGowan dei Pogues. Ed è così si muore prima di ogni esame autoptico. Ogni tanto si muore di dolore. Si muore per non essere capiti, per essere matti in un mondo normale, per essere fragili come meringhe mentre tutto - fuori di te, attorno a te - funziona alla meraviglia, come una palestra, tutto perfetto. Calibrato. Uno, due. Per essere diversi si muore, per il male oscuro si muore, per essere sopravvissuti ai figli si muore, per quel buco nel cuore si muore ogni giorno un po'. Si muore anche se hai la voce più incredibile che neppure il jazz poteva immaginare a cavallo di due secoli, quell'estensione, quella potenza, quella poesia di cristallo.

Serviranno altri mille anni per trovare una come lei

Quella meraviglia in terra di contratti, business, gli affari, gli affari da rispettare. Nessuna a cantare il pop del leone e del cobra, il fuoco di Babilonia, nel nome del padre, della madre e di noi tutti, il dramma e l'amore con quell'estensione, quel coraggio, quel talento. Il talento degli esili, il talento dei fili d'erba cresciuti sulle rocce d'Irlanda. Il talento delle radici d'aria. Qualcuno ti avrebbe dovuto dire - ragazza mia, ragazza nostra - che ti avremmo amata comunque. Anche stanca, vinta e sconfitta. Che saresti rimasta una di noi. Anzi un po' di più, un passo oltre il dolore, l'imbrunire, la schiuma delle onde. Saresti rimasta la nostra voce. Saresti rimasta il suono del vento quando tutto si ferma. Il cuore di un paio di generazioni si è fermato il 26 luglio 2023 quando in tre righe un take di agenzia ha annunciato la fine della parabola.

Cause mai chiarite. "Trovata senza vita nel suo appartamento londinese di Herne Hill la cantante irlandese Sinéad O Connor, aveva 56 anni". A noi serviranno altri mille per ritrovare una come te.

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