Al via su Rai3 “Magistrati” condotto da Cesare Bocci

ROMA (ITALPRESS) – Mentre la politica dibatte sui magistrati, chi insultandoli chi cercando di delegittimarli e chi invece difendendoli, la Rai decide che è il caso innanzi tutto di farli conoscere (“Magistrati”, Rai3 dal 10 novembre in seconda serata), di mostrare, per usare le parole del direttore dell’Approfondimento Rai Paolo Corsini, “l’impegno e il sacrificio personale di uomini e donne che dedicano la vita alla tutela dei nostri diritti. Quella del magistrato, pilastro della vita democratica, è una professione autorevole, una delle più complesse del nostro tempo, ma delicata perchè il magistrato dispone della nostra vita”. Ecco, dunque, “Magistrati”, affidato alla conduzione di Cesare Bocci, ennesimo tassello di una televisione che, aggiunge Corsini, “ha saputo avvicinare la figura del magistrato al pubblico non solo attraverso le fiction. Se la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è ancora viva è anche merito della tv”. E, mentre Corsini assicura che “è un anno e mezzo che vogliamo mettere in piedi questo programma, non è riconducibile in alcun modo a polemiche che fanno parte del dibattito politico che spetta ad altri”, Bocci parte proprio da Borsellino, che ha interpretato nel docu-film di Francesco Miccichè “Paolo Borsellino – Adesso tocca a me”, per spiegare il senso del programma: “Interpretarlo mi ha permesso di conoscere l’uomo che c’era dietro al magistrato. La mia idea era quella di un uomo stanco dopo la morte di Falcone e, invece, i racconti dei figli mi hanno fatto scoprire un uomo divertente, il primo a tirare le molliche di pane quando erano a tavola”.
A questo, per l’attore-conduttore, deve servire “Magistrati”: “Noi spesso li idealizziamo ma non sono supereroi, sono uomini e donne fallibili che si sono assunti un ruolo e un dovere enorme, che hanno in mano la nostra vita. Noi li racconteremo attraverso i grandi casi giudiziari che hanno trattato”. Si parte, nella prima puntata, con il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido che, con il procuratore Maurizio De Lucia, ha coordinato le operazioni che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro: “La sua storia mi ha colpito molto, dopo la morte della moglie ha cresciuto da solo le sue due figlie gemelle, coniugando questo impegno con quello della sua professione”. Seguiranno, nelle puntate successive, il Procuratore Generale di Torino Lucia Musti, che racconta delle sue indagini sull’infiltrazione della mafia in Emilia-Romagna e di molti altri casi che ha seguito (come quello della Uno Bianca), l’ex PM di Perugia Giuliano Mignini, protagonista delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher e della riapertura del caso del “Mostro di Firenze” con la pista perugina sulla “strana” morte del Dottor Narducci; Maria Letizia Mannella, coordinatrice del V dipartimento della Procura di Milano che si occupa della tutela della famiglia, dei minori e di altri soggetti deboli; Tiziano Masini, attualmente Magistrato di Cassazione, che ha seguito diversi casi, tra i quali gli omicidi delle “Bestie di Satana”; e Federico Frezza, oggi Procuratore di Trieste, che segue tra gli altri il delicato tema dell’immigrazione clandestina della cosiddetta “Rotta Balcanica” e, da anni, svolge inchieste sui traffici internazionali di droga.
A proposito di migranti, Bocci precisa che la puntata con Frezza è stata registrata prima dello scoppio del “caso Albania” e che, comunque, “non ne avremmo parlato con lui perchè non è nell’obiettivo del programma. Quella dei migranti e dell’Albania è una situazione molto delicata sulla quale si stanno esprimendo la giustizia e la politica, bisogna aspettare il corso della giustizia e vedere se ci sono aggiustamenti da fare da parte della politica”. Inoltre, “ogni magistrato ha la sua idea politica ma non era quello che ci interessava, noi vogliamo solo sapere come portano avanti la loro vita, che rapporto hanno con collaboratori e con le persone su cui hanno indagato”. Bocci spende una parola anche sulla fallibilità dei magistrati: “Mio fratello, che è medico e lavora in un reparto di cardiologia d’urgenza, mi dice che fa turni assurdi, smonta dalla notte e ricomincia a lavorare due ore dopo perchè sono sotto organico con nove persone invece di quattordici. Gli errori succedono, in medicina come nella giustizia, ma questo non deve mettere in discussione la professionalità e la buona fede delle persone, altrimenti dovremmo affidarci alle macchine che, comunque, sono sempre gestite da persone”.

foto: ufficio stampa Rai

(ITALPRESS).

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